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il processo

«Bergamini non si è suicidato? Perizie attendibili, ma io credo nell’innocenza di Isabella Internò»

Ascoltate oggi in udienza Carmela e Barbara Dodaro. La prima il 18 novembre 1989 accompagnò l’imputata all’appuntamento con il calciatore del Cosenza

Pubblicato il: 28/04/2023 – 19:16
di Francesco Veltri
«Bergamini non si è suicidato? Perizie attendibili, ma io credo nell’innocenza di Isabella Internò»

COSENZA Carmela e Barbara Dodaro nel 1989 avevano circa 20 e 18 anni e abitavano con i genitori in un condominio di via Adige numero 1 a Rende, lo stesso stabile in cui viveva Isabella Internò insieme alla sua famiglia. Entrambe, il pomeriggio in cui morì Denis Bergamini a Roseto Capo Spulico, videro Isabella Internò. Carmela, la più grande delle due, addirittura fece compagnia a Isabella in attesa che il calciatore del Cosenza arrivasse a prenderla con la sua Maserati prima del drammatico viaggio verso la 106 jonica. Sono state proprio le due sorelle le protagoniste di giornata dell’udienza in Corte d’Assise a Cosenza del processo che vede Isabella Internò (oggi presente in aula) come unica imputata per la morte di Denis Bergamini. Presente in aula anche la sorella dell’ex centrocampista rossoblù, Donata. «L’amicizia con Isabella – ha dichiarato Carmela Dodaro – si è consolidata nell’estate del 1988, frequentavamo lo stesso cortile. Non uscivamo insieme, avevamo amicizie diverse, ci vedevamo prevalentemente o a casa mia o a casa sua. Col tempo il nostro rapporto si è diradato, soprattutto dopo il mio trasferimento a Santo Stefano di Rogliano».

«Pensavo che lui le volesse ancora bene ma al tempo stesso che la usasse»

Carmela Dodaro ha risposto per quasi quattro ore alle domande del pm Luca Primicerio e degli avvocati di parte, che si sono soffermati in particolar modo su quella tragica giornata del 18 novembre 1989. «Bergamini – ha detto la teste – l’ho conosciuto dopo aver stretto l’amicizia con Isabella. Mi capitava di vedere la sua Mercedes 190 nera fuori dal nostro condominio, me lo disse Isabella che era la sua macchina. Lui era un bel ragazzo. Mia sorella conosceva Catia, la sorella di Isabella. Nel condominio si sapeva che Isabella stava con Bergamini. Due o tre volte li ho visti insieme davanti al cancello d’ingresso del condominio, ma mai dentro. Pochi mesi dopo l’inizio dell’amicizia tra me e Isabella, si lasciarono, credo fosse ottobre o novembre del 1988. Era una sera in cui il Cosenza aveva giocato in casa, Isabella venne a casa mia a mi disse che lui aveva deciso di interrompere la loro relazione senza una ragione. Io le risposi che forse si era innamorato di un’altra, ma lei non riusciva a spiegarsi il motivo. Anche successivamente, quando tornavamo a parlare dell’argomento, lei insisteva sulla serietà di Denis. Diceva che se avesse avuto un’altra come io sostenevo, glielo avrebbe detto. Io però non ero convinta, perché anche la persona più sincera non rivela un tradimento». Carmela Dodaro ha parlato anche delle continue telefonate di Bergamini a Isabella Internò dopo la rottura della relazione. «Lei – ha affermato – mi diceva che lui ogni tanto la chiamava per vedersi. Dal 1988 fino alla morte del calciatore, continuavano a vedersi almeno una volta al mese come se fossero fidanzati, almeno questo è ciò che mi raccontava lei». Un ricordo, questo, contestato dal pm che ha fatto notare alla donna che in una sua precedente dichiarazione del 2017, aveva parlato di incontri non frequenti. «Io – ha proseguito la testimone – all’epoca pensavo che lui le volesse ancora bene, che ci tenesse ma al tempo stesso che la usasse».

«Mi chiese di farle compagnia in attesa che arrivasse Denis»

L’ultima volta che Carmela Dodaro ha visto Denis Bergamini è stato proprio il giorno della sua morte. «Quel pomeriggio – ha affermato la donna – vidi Isabella in due momenti diversi. Interno alle 14.30-15, non so se a casa mia o a casa sua, mi chiese che programmi avessi per la serata visto che era sabato. Le risposi che sarei uscita con il mio ragazzo e i nostri amici. Quando mi chiese se poteva unirsi a noi, le risposi di sì anche se le dissi che si sarebbe annoiata visto che non conosceva nessuno della mia comitiva. Mi rispose che ci avrebbe pensato. Ci rivedemmo una seconda volta ancora nel pomeriggio. In quella circostanza lei mi rivelò che Denis l’aveva contattata e voleva vederla. Io le consigliai di non andare perché sarebbe stato come le altre volte, ma lei si mostrò convinta nel dirmi che doveva trattarsi di qualcosa di importante visto che lui era in ritiro con la squadra. A quel punto mi chiese di scendere insieme a lei per aspettarlo fuori dal cortile. Facemmo pochi passi sulla salita oltre il nostro condominio, quando lui arrivò. Mi fece un sorriso, lo salutai e poi andarono via». Il pm Luca Primicerio ha chiesto a Carmela Dodaro se le era stato chiesto altre volte da Isabella Internò, prima di quel pomeriggio, di farle compagnia in attesa che Denis arrivasse a prenderla. La donna ha riposto di non ricordarlo, mentre nel 2017 aveva detto che non era mai accaduto altre volte.

«Isabella mi disse che Denis era stanco e voleva lasciare il Cosenza calcio»

Carmela Dodaro apprese della morte di Bergamini soltanto alle 11 di sera, rientrando a casa. «Mi chiamò una mia cugina – ha detto oggi – per dirmi di accendere la tv perché su una rete privata veniva data la notizia della morte di Bergamini. In televisione non si parlava di Isabella, allora telefonai a casa sua ma non mi rispose nessuno. Dopo non molto tempo bussò alla nostra porta Catia, la sorella di Isabella, e piangendo mi rivelò che Denis si era suicidato e che non era stato un incidente. Insieme a mia sorella e a mia madre andammo subito a casa loro. Trovai Isabella distrutta, raccontava che Denis si era buttato sotto un camion. Disse che Bergamini era stanco e voleva lasciare il calcio o il Cosenza calcio, ora non ricordo bene. Che voleva andare via da Cosenza. Lei avrebbe dovuto accompagnarlo a Taranto da dove sarebbe partito non so dove. Isabella gli disse che voleva andare insieme a lui, ma Denis rispose che avrebbe potuto raggiungerlo quando si sarebbe sistemato. Il suo compito era solo quello di portare indietro l’automobile. Isabella mi svelò di aver provato a convincerlo a tornare a Cosenza e di aver pensato per un momento di esserci riuscita. Si fermarono in una piazzola e lui uscì fuori dalla macchina dicendole che avrebbe fatto l’autostop per andare a Taranto e se dopo il passaggio di tre automobili non si fosse fermato nessuno, lui sarebbe tornato a Cosenza insieme a lei. Piovigginava, Isabella gli consigliò di mettersi il giubbino ma lui le rispose che stava per andare in un posto in cui il giubbino non sarebbe servito. Dopodiché, dopo il fallito autostop, arrivò un camion e lui prima di buttarcisi sotto come se fosse in piscina, disse a Isabella la famosa frase “ti lascio il mio cuore ma non il mio corpo”».

La fotografia di gioco di Bergamini che somiglia al tuffo sotto al camion

Carmela Dodaro ha rivelato anche chi era presente a casa Internò dopo la tragedia. «C’era tanta gente – ha svelato – oltre a Isabella, la madre e i vicini. So che c’era il padre anche se non ho memoria della sua immagine davanti a me. È una mia deduzione la sua presenza. A un certo punto arrivarono i dirigenti del Cosenza e ci dissero di uscire dalla stanza per parlare da soli con Isabella. Andammo via».  Durante la deposizione di Carmela Dodaro, è emerso un altro particolare per certi versi nuovo. «Una volta – ha raccontato la testimone – guardando alcune fotografie di gioco di Bergamini, Isabella me ne indicò una in cui lui cade a terra, e mi disse: “è così che si è tuffato sotto il camion (mimando il tuffo, ndr). Mi disse ancora che lei subito dopo scese dalla macchina per vedere se era ancora vivo, ma il camionista la trattenne. Lei riuscì a vedere il viso».

«Isabella non aveva mai avuto la sensazione che lui potesse togliersi la vita»

Alla donna è stato chiesto anche di Luciano Conte, l’attuale marito di Isabella Internò («Isabella mi disse che l’aveva conosciuto prima della morte di Bergamini, faceva il poliziotto a Palermo. Io lo conobbi poco prima del loro matrimonio, in cui andai con la mia famiglia») e di Dino Pippo Internò, cugino di Isabella, che oggi lavora per la stessa ditta di vigilanza in cui opera Carmela Dodaro. Il pm più volte ha rivolto delle contestazioni alla teste, a partire proprio dal racconto dei fatti di Isabella Internò relativi a quella sera a Roseto Capo Spulico. Carmela Dodaro oggi ha dichiarato di aver appreso le notizie della tragedia la sera stessa, direttamente dalla voce di Isabella Internò, mentre nel 2017 la donna aveva parlato di un momento successivo. La teste ha confermato la frequentazione costante di Bergamini dell’abitazione di famiglia di Isabella Internò durante il loro fidanzamento e riguardo una sua dichiarazione del 2017 in cui affermava che la mamma (Concetta Tenuta) di Isabella Internò non riusciva a darsi una spiegazione sulla fine della storia tra i due, ha detto non ricordare se quelle parole furono dette a lei o alla figlia. Inoltre, ha evidenziato Carmela Dodaro, «Isabella mi disse che mai aveva avuto la sensazione che lui potesse togliersi la vita».

Il rapporto tra Carmela Dodaro e Dino Pippo Internò e le domande della presidente della Corte

L’avvocato di parte civile Fabio Anselmo ha puntato l’attenzione sul rapporto tra Carmela Dodaro e Dino Pippo Internò, colleghi nella stessa azienda, facendo ascoltare una intercettazione telefonica del 2017 di una conversazione tra i due in cui lui criticava duramente il procuratore Facciolla per la possibile riapertura del caso. Nell’audio, Carmela Dodaro chiede al cugino di Isabella Internò «come mai tutti questi testimoni escono dopo vent’anni», a cui l’uomo risponde «loro lo sanno che si è suicidato, compresa la sorella». Anselmo ha chiesto alla donna come mai contestasse al telefono con Dino Pippo Internò l’ingresso nell’inchiesta di nuovi testimoni vent’anni dopo la morte di Bergamini e invece lei, per quasi trent’anni, non ha mai detto di aver visto Bergamini prendere Isabella Internò con la sua auto quel pomeriggio. «Io pensavo che lo avesse già detto Isabella», ha replicato la teste. La presidente della corte Paola Lucente ha insistito sul particolare, chiedendo a Carmela Dodaro come mai in trent’anni non avesse mai pensato di informare gli inquirenti su quel dettaglio così importante. «Perché pensavo avessero creduto ad Isabella – ha ribadito la testimone –. D’altronde la stessa Isabella non mi ha mai chiesto di raccontare questa cosa». Immediata la nuova domanda della presidente: «Lei non si è mai chiesta perché proprio quel giorno la Internò le avesse chiesto di farle compagnia nell’attesa che arrivasse Bergamini?». Risposta secca: «No, non me lo sono chiesto». «Dino Pippo – ha detto poi Carmela Dodaro – prima della morte di Bergamini lo vedevo occasionalmente nel cortile del condominio in compagnia del padre di Isabella, sapevo che lavoravano insieme. Isabella mi parlava spesso dei cugini, erano molto legati. Ho saputo dai giornali del coinvolgimento di Dino Pippo nel caso Bergamini, può darsi anche che ne abbia parlato con lui, non ricordo».

«Ho sempre creduto all’innocenza di Isabella»

«Io – ha continuato Carmela Dodaro – ho sempre creduto all’innocenza di Isabella, per due ragioni: non la ritengo capace di un gesto del genere e poi perché penso non ne avesse il motivo. Queste erano considerazioni che facevo quando è accaduta la tragedia, anche perché vedevo che dopo un anno dalla fine della storia, lei si era ripresa». Naturale la nuova domanda della presidente della corte: «Ma se lei ha detto che si frequentavano anche dopo la rottura, dove la vede la fine della storia?». Questa la risposta di Carmela Dodaro: «Lei era coinvolta, ma deduco avesse superato la cosa, si era rassegnata». Anche se, la stessa Dodaro, proprio nel racconto della tragedia, aveva affermato che Isabella Internò le aveva confessato che era pronta a seguire Denis nel suo ipotetico viaggio da Taranto.

Le perizie che escludono il suicidio e «qualcosa che sfugge»

Carmela Dodaro ha sottolineato di essere venuta a conoscenza anche delle perizie scientifiche che escludono la teoria del suicidio. «Ho pensato che fossero attendibili – ha ammesso – ma che evidentemente dietro quel gesto c’è una spiegazione che sfugge».

Barbara Dodaro e la cattiva influenza di Padovano

Dopo Carmela Internò è toccato alla sorella Barbara sottoporsi alle domande di pm e avvocati di parte. La donna ha rivelato di aver visto e Denis Bergamini e Isabella Internò (con cui aveva un rapporto meno stretto rispetto alla sorella maggiore) insieme una sola volta, a casa della stessa Internò. «Ero lì con Catia – ha ricordato –, forse era un anno prima della morte di Bergamini. Loro due erano sul divano. Penso fosse estate perché Isabella indossava gli zoccoli. Successivamente vidi la sua macchina fuori dal vialetto del nostro condominio, qualche volta Isabella poggiata al finestrino che parlava con lui. Dopo la rottura del fidanzamento (autunno 1988, ndr) – ha proseguito – lui tornava spesso e lei lo assecondava. Isabella era convinta che lui le volesse bene anche se l’aveva lasciata. Inoltre, per giustificare la rottura, aggiungeva che lui era diverso da quando aveva cambiato casa e compagno di casa (da Gigi Simoni a Michele Padovano)». Una affermazione questa subito contestata dal pm e dalla stessa presidente Paola Lucente che hanno fatto notare alla testimone che Bergamini andò ad abitare con Padovano soltanto nel settembre del 1989, quando i due ragazzi avevano già interrotto da quasi un anno il fidanzamento. Un tema, quello relativo alla vicinanza tra Bergamini e Padovano, ricorrente anche in una dichiarazione del 2019, quando Barbara Dodaro dichiarò che Isabella, dopo la rottura, era convinta che persino l’acquisto di una macchina vistosa come la Maserati bianca fosse stata influenzata dalla frequentazione con Padovano. Anche la mamma di Internò, qualche tempo dopo la morte di Bergamini, svelò a Barbara Dodaro che avevano pensato che Bergamini si era suicidato perché si era messo in qualche affare sporco per colpa di Padovano e per la vergogna nei confronti della sua famiglia aveva deciso di togliersi la vita. «Isabella amava Denis – ha detto – era speranzosa che lui potesse tornare da lei, credeva in un ripensamento. Spesso mi diceva “è tornato”, ma io le consigliavo di non credergli».

«Non ho mai parlato con mia sorella del caso»

«Isabella ci aveva sempre raccontato degli incontri avuti con Denis a posteriori, tranne quella volta che ce ne parlò prima raccontandoci della telefonata dal cinema Garden per organizzare un incontro. Io non so perché Isabella decise di citofonare mia sorella per aspettare insieme Denis quel pomeriggio. Non ho mai parlato con Carmela di questa cosa». Barbara Dodaro, incalzata dall’avvocato Anselmo, ha anche ammesso di non aver saputo della convocazione del 2017 della sorella Carmela dall’autorità giudiziaria. Inoltre, ha evidenziato tra lo stupore dell’avvocato di parte civile, «dal 1989 al 2017, quando Carmela è stata sentita dagli inquirenti, non abbiamo mai parlato di questa vicenda, anche perché pensavamo di non essere implicate. Abbiamo solo detto “povera Isabella”». Alla fine delle due testimonianze, la Corte ha disposto l’acquisizione dei verbali precedenti (2017 e 2019) delle due donne, senza però escludere dagli atti le escussioni di oggi.

Il vicebrigadiere Sciarappa

Oltre alle sorelle Dodaro oggi è stato ascoltato anche il colonnello Marcello Sciarappa, all’epoca dei fatti vicebrigadiere alla stazione dei carabinieri di Roseto Capo Spulico. Sciarappa la sera della morte di Bergamini non era in servizio. Il giorno dopo firmò il verbale di consegna degli effetti personali alla famiglia Bergamini. «Ricordo soprattutto la sorella e il papà del povero calciatore – ha detto l’uomo – mi colpirono per la compostezza con cui affrontarono quel momento di dolore. Io quel giorno ho coadiuvato il brigadiere Barbuscio nel verbale. Ricordo che Barbuscio era molto presente nell’attività di quel caso, lasciava poco spazio ai collaboratori».

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