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le indagini

La casa affittata in nero e le cene al centro commerciale, la vita “normale” del boss Bonavota a Genova

Appartamento pagato 200 euro in più per evitare il contratto. Gli scontrini per ricostruire gli spostamenti. E la frequentazione delle chiese

Pubblicato il: 30/04/2023 – 15:39
La casa affittata in nero e le cene al centro commerciale, la vita “normale” del boss Bonavota a Genova

CATANZARO L’appartamento affittato in nero accettando di spendere qualche centinaio di euro in più al mese. Shopping, pranzi e cene al centro commerciale di Sampierdarena dove, nelle scorse ore, diversi testimoni hanno detto di averlo incontrato. Pasquale Bonavota era un latitante nascosto in piena vista. Non nel territorio “di pertinenza” – il Vibonese e in particolare Sant’Onofrio – ma a Genova, dove il suo clan ha da anni appoggi e radici profonde. È (anche) su questo fronte che gli esiti delle perquisizioni effettuate all’interno di alcune abitazioni del centro e del ponente di Genova sono chiamate a fare chiarezza. In quell’area vivono persone vicine a Bonavota. La Dda di Genova è pronta ad aprire un filone parallelo d’indagine sui legami coltivati dal boss in Liguria, dove vengono evidenziati i rapporti strettissimi che il clan di Sant’Onofrio aveva con la famiglia Garcea, il cui vertice, Onofrio, a lungo figura di spicco della ‘ndrangheta in Liguria, si trova in carcere. Per alimentare una latitanza di tre anni nel capoluogo ligure si suppone che la cosca del Vibonese abbia dato fondo a tutte le proprie risorse. Lo chiariranno le indagini. 

L’appartamento affittato in nero a 700 euro al mese

Che muovono proprio dalla vita “normale” del boss a Genova. Dai suoi movimenti, da attività ordinarie come la ricerca di un appartamento in affitto. Bonavota lo avrebbe trovato con una banale ricerca online. In via Bologna 76, nel quartiere popolare di San Teodoro, gli inquilini incrociavano in ascensore – il volto spesso nascosto dietro una mascherina «per paura del Covid» – uno dei latitanti più pericolosi d’Italia. Viveva in quel condominio da quasi un anno. Prezzo per l’appartamento: circa 700 euro. Duecento in più del valore di mercato, un benefit offerto ai proprietari proprio per non avere il disturbo di dover registrare il contratto. Quel permesso, accordato per pochi euro in più, metterà nei guai i proprietari. Si tratta di una coppia di 70enni genovesi. I carabinieri li hanno già interrogati a lungo. 

Il cambio di look del boss Bonavota per sfuggire al Ros. E l'errore fatale prima dell'arresto

I proprietari nei guai. «Sembrava perbene, pagava puntualmente»

Si sono difesi, secondo quando riporta il Secolo XIX, e hanno raccontato come quell’inquilino sia arrivato nel loro appartamento. Li avrebbe contattati dopo aver visto l’inserzione su internet «dicendo che era interessato. Ci è sembrato una persona perbene, affidabile. Però il nominativo che ci ha dato era probabilmente falso. È stato lui a chiederci di non procedere alla registrazione del contratto, ma non ci abbiamo visto nulla di male. Pagava regolarmente e sempre puntuale». I coniugi sperano che i guai in vista per loro si limitino ai soli reati fiscali. Ovviamente, gli inquirenti effettueranno ulteriori accertamenti riguardo ai rapporti con il boss: il rischio è quello di un’accusa per favoreggiamento. 

Pranzi e cene nel centro commerciale di Sampierdarena

Altro step investigativo riguarda la ricostruzione delle giornate di Bonavota a partire dall’appartamento di San Teodoro. I primi tasselli arrivano dalle approfondite perquisizioni effettuate dagli uomini del Ros e del nucleo investigativo di Genova. Il boss si sarebbe spostato quasi esclusivamente con i mezzi pubblici: lo dicono le tessere annuali di abbonamento a Amt (l’azienda di trasporto pubblico locale) trovati in un cassetto della cucina. In altri cassetti, i militari hanno trovato scontrini e ricevute di acquisto di capi d’abbigliamento, oggetti hi-tech, pranzi e cene al centro commerciale di Sampierdarena. Uno dei posti più frequentati dal latitante assieme a un’altra zona di shopping dove sarebbe stato visto da più di un testimone. Nota a margine: questi spostamenti si sono svolti in aree vicine a quella in cui vive G. G., moglie del boss che ha negato di avere rapporti di frequentazione con il marito. 

Bonavota nella parrocchia di San Marcellino e nella cattedrale di Genova

Nella parrocchia di San Marcellino 

Nelle sue giornate da latitante in piena vista, Bonavota dedicava del tempo alla frequentazione delle chiese. Il boss – al quale sono state sequestrate decine di santini assieme a rosari e crocifissi – sarebbe stato visto spesso a messa nella parrocchia di San Marcellino in via Bologna. Frequentava anche la Cattedrale di San Lorenzo, dove è stato arrestato dopo aver acceso uno dei suoi telefonini segreti forse per mandare un messaggio whatsapp. Ultimo atto della sua vita normale a Genova. (redazione@corrierecal.it)

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