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Rubli alla Lega, caso archiviato. Il ruolo dell’avvocato (ex massone) cosentino del Metropol

Il lobbista Meranda al centro dell’affaire. «Probabilmente ha registrato l’incontro e ceduto l’audio dopo il fallimento della trattativa»

Pubblicato il: 02/05/2023 – 7:02
Rubli alla Lega, caso archiviato. Il ruolo dell’avvocato (ex massone) cosentino del Metropol

COSENZA L’affaire dei (presunti) rubli alla Lega – nato da uno scoop dell’Espresso – si è sgonfiato dopo l’archiviazione disposta dal gip di Milano Stefani Donadeo. Impossibile provare, nella prospettiva di un processo, le responsabilità dei tre indagati italiani nella vicenda del presunto finanziamento con soldi russi del movimento politico. D’altra parte la richiesta di archiviazione dei pm della Procura di Milano Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena indicava da tempo questa conclusione. 

La registrazione dell’incontro all’Hotel Metropol

METROPOL | Gianluca Savoini

Per gli attori della celeberrima trattativa all’hotel Metropol di Mosca, però, le parole dei magistrati non sono carezze. Specie per uno degli indagati per i quali è stata disposta l’archiviazione (gli altri prosciolti sono l’ex portavoce di Salvini, Gianluca Savoini, e l’ex sindacalista della Cisl Francesco Vannucci), il cosentino (di nascita) avvocato ex massone Gianluca Meranda. Già i pubblici ministeri spiegano che «risulta evidente (…) il peso degli elementi indiziari provenienti da Meranda: le sue prese di posizione nel corso del meeting del 18 ottobre 2018 al Metropol, così come i contenuti dei suoi scambi via mail o WhatsApp sia con gli attuali coindagati che con i referenti russi, ed ancora i dati emergenti dall’analisi della sua agenda cartacea recante puntuali ricostruzioni degli incontri via via svoltisi, rivestono un ruolo cruciale nell’economia della presente indagine». È lui, insomma, il fulcro del presunto affare, tanto più perché «il suo profilo professionale è inoltre risultato certamente più solido e strutturato di quello di Vannucci, così come la sua ampia rete di relazioni, estesa anche ad ambienti istituzionali e massonici». Meranda, riferisce la richiesta di archiviazione, «è anche l’autore della registrazione dell’incontro all’Hotel Metropol, stranamente non rinvenuta all’interno del suo apparecchio cellulare in sede in analisi informatica, a differenza di diverse altre registrazioni di analoghi incontri». La sua figura «presenta dunque significative ambiguità, apparendo evidente il ruolo assolutamente rilevante da questi rivestito nelle dinamiche illecite condotte dal sodalizio criminoso, al fallimento dei cui obiettivi Meranda avrebbe deciso, per motivi non chiariti, di far seguire la consegna della registrazione (fondamentale fonte di prova da cui di fatto è scaturita l’indagine) a più giornalisti, così favorendo la divulgazione pubblica della traccia audio». 

Il ruolo dell’avvocato Meranda nell’affaire

AVVOCATO | Gianluca Meranda

Conviene fare un passo indietro e raccontare l’inizio della storia. Che parte il 24 febbraio 2019 con un titolo del settimanale: “Quei 3 milioni russi per Matteo Salvini: ecco l’inchiesta che fa tremare la Lega”. Segue, il 3 marzo 2019, “La lunga trattativa di mister Lega”. E iniziano gli approfondimenti degli inquirenti per capire se, in effetti, referenti del partito abbiano tramato con presunti emissari del governo russo per cercare di trasferire illecitamente fondi al movimento politico in vista della campagna elettorale per le elezioni europee del 2019. La ricostruzione attinge (anche) da una registrazione audio che contiene le conversazioni avvenute nel corso di un incontro tenutosi all’hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018. La traccia audio appare il 10 luglio 2019 su buzzfeed e le indagini permettono di identificare «con certezza» due dei tre partecipanti russi oltre ai tre indagati. Gli investigatori, nella premessa che porta alla richiesta di archiviazione, considerano «ragionevole affermare che l’autore della registrazione in parola debba essere identificato in Gianluca Meranda, sia perché è emerso che costui fosse solito registrare i propri incontri di persona con i diversi interlocutori con i quali affrontava temi di affari, sia soprattutto perché l’attenta analisi della lunga riunione – che ha visto anche intervallarsi diversi momenti, come quelli di pausa in cui solo alcuni partecipanti si sono momentaneamente allontanati per fumare, o altri in cui sono state appuntate delle note scritte – ha rivelato che l’unica persona costantemente presente lungo tutta la registrazione era appunto Meranda, presso cui è stata in seguito sequestrata l’agenda cartacea sulla quale si sono rinvenuti appunti scritti, perfettamente coerenti con le ipotesi di accordo discusse al tavolo». Insomma, il ruolo dell’avvocato calabrese pare centrale nella storia. Tanto che il quotidiano La Verità riassume: La Procura e il giudice sembrano concordare anche sulla concretezza della trattativa tra italiani e russi per finanziare la Lega. Anche perché lo studio di Meranda avrebbe ospitato un comitato elettorale di Salvini premier. Un’altra prova granitica?». 

“La Verità”: un negoziato autonomo per comprare e vendere petrolio

«In un audio – continua il servizio del cronista Giacomo Amadori – il lobbista asserisce di non essere interessato al proprio ritorno economico. La domanda sorge, però, spontanea: si tratta di un’affermazione genuina o è inquinata dalla consapevolezza della registrazione in corso? Fatto sta che a un certo punto Meranda, separatamente da Savoini, sembra intavolare un negoziato autonomo per comprare e vendere petrolio. La prova sarebbe una lettera datata 9 agosto 2018 firmata dall’avvocato e indirizzata a Igor Sechin, amministratore delegato dell’azienda petrolifera Rosneft». Così scrive il giudice, secondo quanto riportato da La Verità: «Questa lettera si inserirebbe in una diversa trattativa in corso coi russi; un filone diverso rispetto a quello che coinvolge gli altri due indagati (Savoini e Vannucci) e che culmina con l’incontro del 18 ottobre 2018 all’hotel Metropol di Mosca».   

Perché salta la corruzione internazionale

Un intrigo internazionale con tanto di fuga di notizie a far saltare l’accordo. In punta di diritto, l’archiviazione arriva per gli effetti della riforma Cartabia. Spiega il giudice: «Occorre chiedersi se delle trattative possano integrare un fatto penalmente rilevante». E questa è la risposta: «Reputa il gip che i risultati delle indagini svolte non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna né allo stato si prospetta l’utilità concreta di ulteriori indagini. Tale valutazione particolarmente restrittiva si impone ancor più oggi alla luce delle modifiche introdotte dalla riforma Cartabia che […] ha previsto che il pubblico ministero debba chiedere l’archiviazione “quando gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”». Il nodo è la mancata individuazione del funzionario russo in vendita, che rende impossibile la contestazione del reato di corruzione internazionale.
«Quanto alla possibilità di poter contestare l’ipotesi di finanziamento illecito, sia pure in forma tentata, occorre evidenziare che è risultato dalle indagini che gli atti posti in essere erano inequivocabilmente diretti verso l’obiettivo finale di finanziare illecitamente la Lega», grazie ai rapporti che Savoini aveva saputo tessere con la Russia. «Tuttavia detti atti» conclude il giudice, «non possono qualificarsi idonei a raggiungere, almeno potenzialmente, lo scopo, non essendosi conclusa non solo la fase finale di destinazione di una certa percentuale alla Lega, ma neanche l’operazione principale di compravendita di prodotti petroliferi. In definitiva non essendosi perfezionate neppure le prime fasi della trattativa […] l’intera operazione rientra in un proposito criminoso non costituente reato».

Il legale: «Vicenda dai tratti squisitamente giornalistici»

L’archiviazione è stata ovviamente accolta con favore dagli imputati. In particolare, Meranda e Vannucci, si sono affidati nei giorni scorsi a una nota firmata dal loro legale Ersi Bozheku: «Abbiamo appreso – si legge – con viva soddisfazione che il gip di Milano ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dai pm con riferimento al caso cosiddetto Metropol, che tanto clamore e dietrologie aveva creato nell’estate del 2019. La difesa di Gianluca Meranda e di Francesco Vannucci non ha mai coltivato dubbi in merito all’estraneità dei propri assistiti in ordine al reato contestato, così come, nel silenzio che la serietà che il sistema penale richiede nel rispetto del lavoro della magistratura, ha sempre confidato nella giustizia. Si mette la parola fine dunque ad una vicenda dai tratti squisitamente giornalistici e certamente priva di rilevanza giuridica». (ppp)

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