COSENZA E’ considerato il padre del microchip, il fisico Federico Faggin è ospite, questa mattina, all’Università della Calabria in occasione dell’Olivetti Day, evento tra i più rilevanti in Italia nell’ambito delle tecnologie e dell’innovazione. Faggin, inventore e imprenditore italiano naturalizzato statunitense, dopo essersi laureato in ingegneria elettronica all’Università di Padova si trasferì negli Stati Uniti dove, alla fine degli anni Sessanta, lavorando alla Sgs Fairchild sui semiconduttori inventò un nuovo processore MOS (Metal On Silicon, metallo su silicio) destinato a diventare la base per la produzione di tutti i moderni circuiti integrati. Si trattò dell’inizio di una carriera brillante che lo portò all’Intel dove, nel 1971, fu messo a capo del progetto che concepì e realizzò la struttura della prima CPU a 4 bit, nota con la sigla 4004. In seguito il gruppo di Faggin realizzò l’8080, il primo microprocessore a 8 bit, che nella successiva versione 8088 avrebbe incontrato il primo grande successo commerciale come CPU di personal computer. Il 27 novembre 2019, su iniziativa del Presidente Sergio Mattarella, Faggin ha ricevuto la massima onorificenza della Repubblica Italiana con la nomina a Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
«L’idea che l’intelligenza artificiale ci danneggi o meno è sbagliata. Siamo noi che ci facciamo danneggiare o meno dall’Ai», dice Faggin al Corriere della Calabria. L’argomento è spinoso e riguarda il rapporto simbiotico e per qualcuno pericoloso tra l’uomo e le macchine. «L’intelligenza artificiale non ha un’anima, non ha una opinione, non ha una coscienza. L’uomo è dotato di coscienza», confessa il fisico. Che aggiunge: «E’ proprio la creatività della coscienza che ha permesso di costruire queste macchine». Come è possibile formare gli opportuni anticorpi? «Bisogna tenere gli occhi aperti e controllare questo fenomeno. Ci devono essere delle regole che impongano l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in maniera etica. E chi ne abusa deve essere perseguito legalmente. Perché ci sono le leggi e dobbiamo rispettarle per proteggere noi e gli altri».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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