COSENZA «A seguito del sopralluogo al consultorio e delle ulteriori pressioni della scorsa settimana, l’Asp di Cosenza ha finalmente provveduto a deliberare l’acquisto diretto di un nuovo ecografo di secondo livello per il consultorio in università. Tutto ciò dimostra che la lotta paga, ma nonostante tutto riteniamo che sia vergognoso come in Calabria si debba combattere per i diritti più basilari, la situazione denota quella che è l’inerzia assoluta e il disinteresse dell’Asp di Cosenza e della Regione Calabria verso i bisogni di cittadine e cittadini, non è solo un problema economico ma è anche incapacità e mancanza di volontà da parte di chi ricopre cariche dirigenziale ai vari livelli». Lo si legge in una nota del collettivo “Femin cosentine in lotta”.
«Siamo felici di annunciare – continua la nota – che presto l’utenza su Rende e quella in mobilità per il diritto allo studio potrà usufruire di una visita completa con ecografia transvaginale presso il presidio consultoriale di Arcavacata, non dimenticando che per arrivare a ciò ci sono voluti diversi anni e tanti momenti vertenziali. Questo traguardo è solo il punto di partenza per una rivendicazione decisa e a 360 gradi rispetto tutti i consultori della provincia, per i quali il dato è disastroso: negli ultimi mesi circa 18 unità sono andate in pensione e/o sono in maternità, parliamo del 10% del personale complessivo preposto ai servizi territoriali consultoriali. Il personale non è stato sostituito e ciò significa che sempre più consultori non offrono i servizi che dovrebbero assolutamente garantire e che per i pochi consultori funzionanti le liste di attesa vanno dai 2 ai 5 mesi, come abbiamo appurato su Cosenza».
«Sono ancora tantissimi i consultori senza ecografo, ginecologo/a, e alcuni come Celico e S. Lorenzo del Vallo sono di fatto chiusi – sottolineano le Femin –. Ancora di più come per Amantea e S. Giovanni in Fiore, le donne sono costrette ad usare l’ecografo del poliambulatorio e dell’ospedale, spesso dovendo prenotare una seconda visita dopo aver fatto ingresso nel consultorio e addirittura dovendo pagare il ticket per l’ecografia, il che rappresenta una doppia frode a danno di donne e persone già schiacciate da una fortissima pressione economica, oltre al sommarsi dei tempi di attesa. E’ il momento di unirci e cambiare radicalmente il sistema della prevenzione e della cura di genere nella nostra provincia e nella nostra regione».
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