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l’intervista

Il Premio Nobel all’Unical: «L’unica soluzione al conflitto è la liberazione dei territori occupati dalla Russia»

Boris Belenkin rivendica il lavoro svolto da “Memorial”. Oggi vive a Praga, ma «avverto un senso di sconforto lontano dalla mia terra»

Pubblicato il: 04/05/2023 – 7:15
Il Premio Nobel all’Unical: «L’unica soluzione al conflitto è la liberazione dei territori occupati dalla Russia»

COSENZA «Sono tantissimi anni che ci occupiamo della difesa, delle violazioni dei diritti della persona e soprattutto dei prigionieri per motivi politici». A parlare è Boris Belenkin, Premio Nobel per la Pace 2022 con Memorial, protagonista di due seminari all’Università della Calabria. Al Corriere della Calabria, Belenkin rivendica l’impegno e le battaglie condotte a difesa della biblioteca Memorial sin dalla sua fondazione nel 1990. «Abbiamo delle liste di persone che diventano vittime di violazioni e ci premuriamo di sostenerle durante tutto il periodo del processo e poi nel corso della detenzione».

Il conflitto in Ucraina e il ritorno in Russia

Inevitabile un passaggio legato al sanguinoso conflitto in Ucraina. La Russia di Putin non è intenzionata a trattare la pace e all’orizzonte non si scorge nessuna soluzione. Belenkin vive esule a Praga, in Repubblica Ceca, mentre l’organizzazione non governativa Memorial è stata chiusa dalla magistratura russa subito dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace nel 2022. «E‘ il momento chiave in una guerra che dura da tanto tempo e per cui non possiamo predire la fine. L’unica via d’uscita può essere soltanto la liberazione dei territori occupati dalla Russia ma purtroppo – sottolinea – quello che può accadere in Russia non è prevedibile, in questo momento. Non vedo altre soluzioni». Autore di più di 30 opere su destalinizzazione, storia dell’opposizione di sinistra, storia recente della Russia, scrittore di circa 20 sceneggiature di documentari su personaggi della rivoluzione e della guerra civile, oggi Boris Belenkin è impegnato a divulgare all’estero l’attività di Memorial. Ma sogna, un giorno, di tornare in Russia. «Per adesso certamente non sogno di tornare in Russia. Non mi sento un emigrante nel senso classico del termine o almeno ancora non lo sento ancora. Però è chiaro che il mio ritorno in Russia dipende da quello che succede nel Paese», continua il Premio Nobel. Che aggiunge: «Come uomo che si trova ormai da molti mesi lontano dalla propria patria non mi sento bene, anzi avverto un certo sconforto dentro di me, come tutte le altre persone che si trovano nella mia condizione». (f. b.)

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