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inchiesta “eureka”

La frontiera belga della ‘ndrangheta. «Qui appoggi familiari e lo snodo per il narcotraffico»

Nell’inchiesta della Procura del Limburgo il ruolo di Luca Aquino. «Muoveva la cocaina dal carcere». La centralità del porto di Anversa

Pubblicato il: 04/05/2023 – 7:39
La frontiera belga della ‘ndrangheta. «Qui appoggi familiari e lo snodo per il narcotraffico»

BRUXELLES Parte da un’indagine iniziata in Belgio nel 2018 l’intera operazione contro la ‘ndrangheta che ieri ha fatto scattare oltre 150 blitz delle forze dell’ordine in una decina di Paesi e il fermo di 132 persone. A rivendicare un ruolo chiave nella lotta al narcotraffico sono le stesse autorità di Bruxelles che hanno dato conto dei risultati del filone belga dell’operazione “Eureka”, in contemporanea con la conferenza stampa dei colleghi italiani.
Al centro dell’indagine c’è il traffico di droga proveniente dal Sud America e smerciata in Europa attraverso il porto di Anversa. Nelle perquisizioni condotte questa mattina in Belgio sono state sequestrate auto di lusso, decine di migliaia di euro in contanti e armi. «Si tratta senza dubbio della più grande operazione mai realizzata contro la mafia calabrese in Europa», ha spiegato il portavoce della Procura federale, Eric Van Duyse. Secondo l’Europol, oltre 2.770 agenti sono stati coinvolti in tutta Europa durante l’operazione che nel solo Belgio ha portato a 25 perquisizioni e 13 provvedimenti di fermo (che potrebbero diventare arresti entro i prossimi giorni).
Per sette delle persone accusate di avere legami con le cosche calabresi nelle attività di narcotraffico e riciclaggio del denaro “sporco” sono arrivate anche le richieste di consegna alle autorità italiane. Una di queste, riporta il giornale Het Laatste Nieuws, riguarderebbe Lucio Aquino, raggiunto questa mattina nella sua casa a Maasmechelen, nel Limburgo belga, dove l’uomo si trovava già agli arresti domiciliari col braccialetto elettronico. La decisione dei giudici belgi sulla domanda di consegna all’Italia è attesa per il 16 maggio e fino ad allora l’accusato rimarrà nella prigione di Hasselt.

«Luca Aquino organizzava il narcotraffico dal carcere»

Secondo la testata Het Belang van Limburg, Aquino era già finito nel mirino per un altro caso legato al traffico di droga. «Nella nuova inchiesta italobelga – riporta il giornale locale – si ipotizza che Lucio Aquino abbia organizzato dal carcere il contrabbando di droga dal Sud America» grazie a un telefono criptato Sky Ecc «con il quale poteva tenersi in contatto con il mondo esterno». Proprio il sistema telefonico che consentiva alle bande criminali di comunicare in codice e al riparo delle intercettazioni è al centro dell’inchiesta partita dalla provincia del Limburgo, nel Belgio nord-orientale, dove nel 2018 sono emersi i primi elementi che hanno convinto le autorità locali ad aprire un’inchiesta per narcotraffico. «Un paio d’anni dopo, nel 2021, è stato messo in piedi un team d’investigazione congiunta con le autorità italiane», ha spiegato il magistrato belga Antoon Schotsaert.

«Luca Aquino organizzava il narcotraffico dal carcere»

Il sistema Sky Ecc “crackato” prima del sequestro di 2,7 tonnellate di cocaina ad Anversa

Il primo grande passo in avanti nelle indagini è infatti arrivato nel marzo del 2021, quando le autorità belghe sono riuscite a “crackare” il sistema Sky Ecc e dunque a sequestrare nell’immediato 27 tonnellate di cocaina al porto di Anversa per un valore totale stimato in circa 1,4 miliardi di euro. «Lo smantellamento di Sky Ecc ci ha consentito di intercettare molte conversazioni sul traffico di droga, ma anche su casi di omicidio», ha aggiunto Schotsaert. Le autorità del Limburgo hanno invece spiegato i fattori che avrebbero portato la ‘Ndrangheta a installarsi proprio nella loro provincia. «Il Limburgo si trova vicino al triangolo di confine» con i Paesi Bassi e la Germania «ed è quindi molto strategico», oltre ad essere «vicino al porto di Anversa».

Una rete di parenti assiste gli ‘ndranghetisti in Belgio

Secondo le autorità belghe, l’indagine potrebbe dimostrare che le organizzazioni criminali erano attive «nell’importazione ed esportazione di cocaina dal Sud America verso l’Europa, l’Australia e l’Africa» ma anche «di cannabis e hashish» e nel riciclaggio di denaro. «Per rimanere sotto i radar delle forze dell’ordine e della magistratura», si legge nel comunicato della Procura del Limburgo, i sospettati «erano assistiti da una rete di parenti e altre persone di origine italiana residenti in Belgio che forniscono loro indirizzi, lavoro, veicoli, telefoni, luoghi di ritrovo, luoghi di deposito, falsi documenti e via dicendo». «Nel luglio 2019, ad esempio, l’indagine sul Limburgo ha mostrato che c’erano anche collegamenti diretti con sospetti che si trovavano nel villaggio italiano di San Luca», ha aggiunto la Procura locale. Di qui la collaborazione con le autorità italiane e poi l’allargamento dell’indagine in Germania, Francia, Portogallo e altri Paesi.

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