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Cosenza, il racconto di due donne filippine vittime di un usuraio

L’arrivo in Calabria e l’incontro col presunto strozzino. «Mio marito non lavorava e io guadagnavo 600 euro al mese»

Pubblicato il: 06/05/2023 – 9:00
Cosenza, il racconto di due donne filippine vittime di un usuraio

COSENZA La ricerca di denaro, la necessità di provvedere alla famiglia, residente da qualche anno a Cosenza e dei parenti lontani nelle Filippine. Il racconto, in aula, è di una testimone presunta vittima di un prestito con tassi usurari che dinanzi al collegio giudicante, alla pm ed agli avvocati di difesa racconta di denaro ricevuto e poi restituito con gli interessi. «I soldi prestati mi venivano ceduti in contanti, poi restituivo sempre in contanti», racconta la donna. Nel corso dell’udienza emergerà come alcune somme siano state inviate tramite posta pay. La donna ha richiesto più prestiti in un arco di tempo che va dal 2014 al 2019, quando – sostiene la teste – «ho saldato l’ultima rata».

I conti non tornano

Il giudice chiede il motivo che l’ha spinta a rivolgersi al presunto strozzino. «Mio marito non lavorava quando siamo arrivati a Cosenza, io guadagnavo 600 euro al mese». Troppo poco per campare, ma la donna ci tiene a sottolineare la bontà delle sue azioni e la bravura nel fare quadrare i conti, riuscendo a pagare «tutte le rate». «L’interesse ammontava a circa 70 euro al mese da aggiungere alla restante rata», confessa ancora. In tutto saranno circa 200 gli euro versarti mensilmente a fronte dei 600 guadagnati e con un coniuge disoccupato sulle spalle. «Ho chiesto altri mille euro nel mese di giugno del 2014 – continua il racconto – ho pagato questi soldi da luglio ad aprile 2015 versando mensilmente 70 euro fino a 700 euro che rappresenta l’interesse totale». Poi arriva la richiesta di un altro prestito pari a «1.500 euro nel mese di marzo del 2015». «A quanto ammonta la somma richiesta attraverso il ricorso ai vari prestiti?» Chiede il giudice. «1.835 euro in tutto fino al 2019», risponde la donna.
In aula, sempre nelle vesti di testimone, si presenta una seconda donna di origini filippine. Residente dal 2005 a Cosenza, anche lei è una presunta vittima di usura. «Ho richiesto due volte un prestito, ma non ricordo quanto mi denaro mi è stato prestato». La donna aggiunge un particolare. «Dopo che prendevamo i soldi in contanti firmavamo una sorta di ricevuta». L’avvocato di difesa chiede alla teste come avesse conosciuto la sua assistita, la donna che le avrebbe concesso il prestito con interessi. La teste risponde di essere arrivata a lei grazie ad una connazionale e poi precisa: «Io non ho mai fatto da tramite per favorire altri prestiti a mie connazionali». (f.b.)

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