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La riflessione

Anche per il ciclismo “Cristo si è fermato a Eboli”

Dopo Cristo anche gli organizzatori del Giro d’Italia si sono “fermati a Eboli”. A sud di questa città un tempo si diceva che finivano le strade e la ferrovia; tutto ciò che c’era, erano terre ari…

Pubblicato il: 08/05/2023 – 9:14
di Franco Scrima*
Anche per il ciclismo “Cristo si è fermato a Eboli”

Dopo Cristo anche gli organizzatori del Giro d’Italia si sono “fermati a Eboli”. A sud di questa città un tempo si diceva che finivano le strade e la ferrovia; tutto ciò che c’era, erano terre aride, desolate e dimenticate.
Ma questa è “licenza letteraria”. La verità è che Carlo Levi nei due anni di confino trascorsi ad Aliano, in provincia di Potenza, ebbe modo di conoscere la miseria in cui le persone vivevano e, nel ricordare quella triste esperienza, affermò nel suo famoso libro: “Noi non siamo cristiani. Cristo si è fermato ad Eboli”. Sottolineò in tal modo, come lo Stato fosse lontano da quei luoghi che definisce: “un mondo diverso, povero, dove si vive nella miseria e fuori dalla civiltà, un suolo arido, nella presenza della morte”.
Una riflessione che continua a pesare sul perché il “Giro d’Italia” di ciclismo non toccherà quest’anno le regioni del Sud.
Si moltiplicano, in tal modo, le differenze tra Nord e Sud nonostante l’unità d’Italia continui ad essere sbandierata a seconda delle circostanze. La verità è che la disparità tra Nord e Sud non cessa di essere presente nonostante l’Unità d’Italia che si dà per fatta.
A evidenziare i “distinguo” un tempo erano le condizioni sociali, economiche e culturali. Il Nord poteva vantare la presenza di attività industriali e una maggiore alfabetizzazione della popolazione; il Sud, invece, era visto come una grande area nella quale si praticava l’agricoltura che non “consigliava” di sottrarre “braccia” per impegnarle a sfogliare libri. E ciò accadeva nonostante la Scuola elementare fosse obbligatoria. Ma due braccia in più per i lavori dei campi erano considerate “incedibili”. Senza tener in conto che, in quel tempo, il Sud era infestato di “briganti”. L’emigrazione, poi, indebolì sensibilmente le regioni del Mezzogiorno evidenziandone il divario con il Nord. Senza contare che anche l’Europa ha fatto di tutto per far sentire la sua influenza al Nord.
A tentare di far emergere il Sud sono stati i Borboni, cercano di far alzare la soglia del benessere in queste terre; ma, avendo lasciato fuori dallo sviluppo la classe contadina, non riuscirono a far riscattare del tutto quella condizione di sottosviluppo rispetto al resto del Paese. Fu, quella, una scelta che concorse a rendere ancora più distante la borghesia dalla classe contadina.
Sembrerebbe un racconto improprio, ma non lo è stante che una parte del Paese continua, probabilmente, a considerare il Sud come la residenza di una popolazione incapace di riscattarsi: braccia da utilizzare per i lavori più umili.
Una realtà che, se da una parte può umiliare, dall’altra giustifica l’arretratezza culturale e storica di buona parte di quella popolazione. Sarebbe sufficiente ricordarsi quale popolazione si unì a Garibaldi per rendere questo Paese unito. Eppure la realtà insegna che l’Italia è tutt’ora quella spezzettata dei territori, delle regioni. A ricordare che “Cristo si è fermato ad Eboli” è la prossima edizione del Giro d’Italia di Ciclismo che, nei prossimi giorni, partirà da Ortona per concludersi il 28 maggio ai Fori Imperiali a Roma.
Anche questa volta “Cristo si è fermato a Eboli” nonostante la manifestazione venga definita impropriamente “Giro d’Italia”.
*giornalista

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