ROMA Fabio Catapano, 48 anni, noleggiatore, è stato ucciso a Roma il 17 luglio 2020 con 5 colpi di pistola. Il killer si costituisce subito. Si chiama Giovanni Nesci, 26 anni, e racconta di avere sparato al vicino di casa per motivi passionali: «Pensava avessi una storia con la compagna». Nonostante il racconto del giovane non convincesse gli inquirenti, la Corte d’Assise esclude la premeditazione e condanna Nesci a 18 anni di reclusione.
L’inchiesta “Eureka” della Dda di Reggio Calabria, però – racconta Repubblica –, svela retroscena ben più inquietanti. Nessun movente passionale ma un piano dietro al quale si cela la sparizione di 110 chili di cocaina che Nesci doveva custodire per conto della cosca Mammoliti. Secondo gli inquirenti, infatti, il compito del 26enne era quello di custodire, per conto della famiglia Mammoliti, il deposito della cocaina a Roma. Il 13 luglio Nesci aveva fatto scaricare 110 chili di cocaina nella sua abitazione. Ad assistere alla scena c’era il vicino, Fabio Catapano. Così, quando la droga sparisce, Nesci sospetta subito di Catapano il quale lo avrebbe allontanato da casa invitandolo a mangiare pesce e nel frattempo avrebbe inviato un complice a rubare la droga.
«Mi ha invitato e abbiamo fatto i gamberoni. E sto porco ha inviato la foto dei gamberoni all’altro napoletano. Secondo me quello è stato il via», racconta Nesci ai Mammoliti in una chat.
Il maltolto vale 3,5 milioni di euro. «A noi ci hai rovinato», accusano i Mammoliti. Giuseppe Mammoliti è ancora più duro: «Compà tu come fai a lasciare tutta quella roba incustodita». Secondo gli inquirenti Nesci teme di essere considerato un traditore. Il piano ordinato dalla cosca era quello di sequestrare Catapano per farsi riconsegnare la droga ma Giovanni Nesci «per dimostrare ai Mammoliti di non essere stato l’autore del furto, piuttosto che eseguire il sequestro, decideva di propria iniziativa di uccidere Catapano».
Prima di eseguire il piano manda due messaggi. Uno ai Mammoliti: «Vediamo se ora mi credete compà», e uno alla madre: «Ti voglio bene».
Poi si presenta sotto casa di Catapano, lo chiama e gli esplode contro cinque colpi e va a costituirsi raccontando il movente passionale.
Il commento di uno dei referenti della cosca di San Luca riassume tutto: «Il fatto che sospettavate di lui l’ha mandato al tappeto… avete mandato messaggi che l’avreste ammazzato. Lui l’ha fatto per dimostrare che è dalla nostra parte. Ha voluto salvare l’onore».
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