COSENZA Un’udienza lunga, a tratti surreale, iniziata con quattro ore di ritardo per l’assenza di tre testimoni (sui sei previsti) che hanno presentato i rispettivi certificati medici. Alla fine due di questi certificati sono stati ritenuti non idonei dalla Corte e per i diretti interessati è stato disposto l’accompagnamento coattivo. È stato questo, e tanto, tantissimo altro, l’udienza di ieri, terminata alle 23.55 (per un totale di quasi 15 ore) del processo Bergamini che si sta svolgendo in Corte d’Assise al tribunale di Cosenza. Una giornata importante per la rilevanza dei testimoni (i familiari dell’unica imputata Isabella Internò, assente in aula) e al tempo stesso sfiancante per la sua durata. Su richiesta pressante del pm Luca Primicerio, la prima ad essere ascoltata, dopo oltre quattro ore di attesa, è stata Concetta Tenuta, madre di Isabella Internò. La donna aveva presentato un certificato medico per una lombosciatalgia che sabato scorso l’aveva costretta a recarsi al pronto soccorso di Cosenza. La Corte, presieduta da Paola Lucente, non ha ritenuto fondato (da giustificare l’assenza) il documento e ha atteso che la madre di Isabella Internò si presentasse in aula. La donna, giunta in tribunale in ambulanza, ha risposto per tre ore alle domande che le sono state rivolte.
«Donato Bergamini è venuto solo due volte a casa mia – ha rivelato Concetta Tenuta –. Io non sapevo molto di quella storia, non ho mai chiesto a mia figlia di parlarmi di cose personali, anche perché non sono mai stata una mamma apprensiva, all’antica. Bergamini non è mai venuto nelle nostre abitazioni del mare di Cavinia e Torremezzo». Secondo la donna, quando Bergamini è morto il 18 novembre 1989, la storia con sua figlia si era già conclusa da 7-8 mesi, «ma non ho mai chiesto a Isabella il motivo della rottura. Dopo la fine della storia ho notato piccoli cambiamenti in mia figlia nelle abitudini quotidiane». La madre dell’imputata ha ripercorso poi la giornata della tragedia, facendo emergere un particolare contrastante rispetto alle testimonianze successive dei suoi familiari. «Quel pomeriggio Isabella era a casa di una amica, Carmela Dodaro. Denis chiamò a casa o citofonò, ora non ricordo bene, chiedendomi di parlare con mia figlia, non ricordo se risposi io o mio marito Franco. Ricordo che rimasi stupita perché si erano lasciati da tanto tempo. In realtà ero un po’ agitata. Avvisai Isabella e uscii di casa per fare delle commissioni. Dopo qualche ora io ero a casa e chiamò mia figlia dalla caserma di Roseto dicendoci, piangendo, che Denis era morto. Con me c’era anche mio marito e forse nostra figlia Catia. I carabinieri ci dissero poi dove si trovava nostra figlia. A quel punto chiamammo a casa di mio cognato Alfredo per farci accompagnare a Roseto Capo Spulico perché non conoscevamo la strada. Ci venne a prendere nostro nipote Roberto guidando la Renault 11 di mio marito. Per strada trovammo delle macchine ferme, c’era confusione, ricordo di aver messo mia figlia in macchina. Franco scese dall’auto, io fui costretta a non muovermi da un carabiniere. Siamo tornati a casa, Isabella piangeva disperata, diceva che si erano fermati in una piazzola e che Denis si era buttato sotto un camion a pesce». Dopo quella serata drammatica, Concetta Tenuta ha diciarato di non aver voluto più sapere nulla della vicenda «per la sofferenza che stava passando mia figlia, una ragazzina. Nessuno si è preoccupato di noi».
«Se fosse andata avanti nella gravidanza – ha detto ancora Concetta Tenuta – lo avremmo accettato. Non eravamo una famiglia all’antica. Se Isabella ce lo avesse detto, magari lei e Denis si sarebbero potuti sposare oppure lei avrebbe potuto tenere il figlio e andava bene comunque. Di certo non avremmo mai accettato l’aborto. Io sono credente, anche se non praticante». La madre di Isabella Internò ha dichiarato di aver saputo dell’aborto praticato nel 1987 dalla figlia, soltanto nel 2013 quando è stata ascoltata dalla Procura di Castrovillari. «Sono caduta dalle nuvole – ha evidenziato – non ne sapevo nulla. Io non avevo mai portato mia figlia dal ginecologo». La donna ha evidenziato di aver avuto conferma di quella notizia dalla sorellastra Assunta Trezzi soltanto cinque anni fa, dopo la morte della loro madre. «Non vi dico il mio cuore come stava – ha proseguito la teste – ma non ho mai voluto sapere altro. Non so perché Isabella non ci abbia voluto dire niente. Una volta le ho chiesto di parlarmene, eravamo al cimitero, ma lei ha evitato il discorso, mi ha detto solo: “mamma, non ne parliamo”. Io ci sono rimasta male perché non eravamo assolutamente all’antica come famiglia». Incalzata ancora dall’avvocato di parte civile Fabio Anselmo sull’aborto praticato dalla figlia a Londra nel 1987 e sulle notti passate insieme a Denis Bergamini nella casa di Torino di Assunta Trezzi, Concetta Tenuta ha detto che Isabella non ha mai dormito fuori di casa e non è mai andata all’estero. A quel punto Anselmo ha ribattuto: «Sua figlia si è assentata per cinque giorni, prima è andata a casa di Donata Bergamini, poi a Torino da sua sorella e infine a Londra. Possibile che lei non si sia accorta di niente?». «Mi sembra una cosa assurda – ha replicato Tenuta – io non ne sapevo niente». Alla donna sono state fatte ascoltare anche alcune intercettazioni ambientali di una conversazione tra lei e sua figlia in cui emergeva la preoccupazione di Luciano Conte, marito di Isabella, riguardo alla testimonianza che la suocera avrebbe dovuto rendere alla Procura di Castrovillari nel 2013 e sulla successiva esternazione dell’uomo che aveva detto alla moglie «Tua madre è stata proprio brava». In quella intercettazione, si sente anche Concetta Tenuta dire a sua figlia: «Speriamo che funzioni». Anselmo ha chiesto alla donna il significato di quella frase, la risposta di Concetta tenuta è stata un’alzata di braccia senza l’aggiunta di parole.
Concetta Tenuta ha aggiunto altri dettagli sul viaggio verso Roseto Capo Spulico di sua figlia e Bergamini, mai rivelati in precedenza: «Isabella mi ha detto “Denis era tranquillo, scherzavamo e cantavamo». Poi le disse che voleva andare fuori dall’Italia, scese dalla macchina e si buttò sotto il camion».
Lunga ben quattro ore, a tratti emotivamente complessa, confusionaria e per certi versi spettacolare la testimonianza di Michelina Mazzuca, moglie di Roberto Internò, cugino di Isabella che la sera della tragedia accompagnò gli zii Franco e Concetta a Roseto Capo Spulico. Anche lei prima dell’udienza aveva presentato un certificato medico, respinto dalla Corte, per una laringite febbrile. Predisposto l’accompagnamento coattivo, la donna si è presentata in aula. Ha dichiarato di aver perso un figlio nel 2016 per un problema cardiaco e ha ammesso di essere in cura al Cim. Nel corso della sua testimonianza sono emerse numerose contraddizioni, frasi d’impeto pronunciate e immediatamente smentite. «Quella sera – ha detto – ero a casa dei miei suoceri per mangiare i panzerotti. C’erano tutti i parenti. Noi donne eravamo in cucina mentre i maschi giocavano a carte in un’altra stanza, oltre a mio marito ricordo mio suocero Alfredo e il papà di Isabella. Arrivò una telefonata, era Catia, la sorella di Isabella. Dissero che era successa una cosa brutta e lo zio Francesco chiese a mio marito Roberto di accompagnarli in macchina a Roseto. Partirono con l’Alfa 6 di mio marito, erano zio Francesco, Luigi D’Ambrosio (cognato di Roberto Interno, ndr) e zia Concetta. Roberto poi mi ha raccontato che sono andati in caserma, che Denis si era buttato sotto un camion, e poi ha accompagnato a casa Isabella e sua madre mentre lo zio Francesco è tornato con lui a casa dei miei suoceri a prendere la sua Panda. Al ritorno la macchina di Roberto ha avuto anche un problema, ha fuso il motore e sono tornati piano piano». Michelina Mazzuca ha ammesso di non ricordare se a casa dei suoceri a Santa Chiara di Rende ci fossero anche Dino Pippo Internò (fratello di Roberto) e Concetta Tenuta, mentre in una precedente dichiarazione del 2019 aveva parlato della sua presenza in casa. Ma sono state tante le contestazioni del pm Primicerio e i momenti di esasperazione della presidente della Corte Paola Lucente per ogni risposta fornita dalla donna. «Lei – ha affermato a un tratto Lucente – si sta mettendo in una brutta situazione perché mente».
«Isabella ha detto a tutta la famiglia che lei e Denis avevano litigato e poi lui di sua iniziativa si è buttato sotto un camion. Questa cosa l’ho sentita dire da altri, dal mondo, dalla stampa, tutti ne parlavano». Michelina Mazzuca ha smentito una sua dichiarazione del 2019 in cui parlava di meraviglia per il fidanzamento tra Isabella Internò e Luciano Conte poco tempo dopo la morte di Bergamini e della versione del suicidio del calciatore a cui nessuno credeva. «Non ci credeva tutta Italia – ha provato a spiegare la teste –, io sono tifosissima del Cosenza e Bergamini era un mito in città». Il momento più importante della travagliata testimonianza della donna è arrivato quando Anselmo ha fatto ascoltare alcune intercettazioni ambientali del 2019 in cui emergono dialoghi a dir poco accesi tra Mazzuca e suo marito Roberto, a pochi giorni dalla seconda testimonianza della donna dopo quella resa nel 2017 alla Procura di Castrovillari. In quelle circostanze Michelina Mazzuca non nasconde le sue perplessità sul racconto di Isabella Internò e sul suicidio di Bergamini: «L’orologio non si è rotto, il viso era pulito». E poi ancora: «va prima al cinema e poi si suicida?», a cui Roberto Internò replica sempre con rabbia: «Io non so niente, non mi importa niente. Non sono cose che ti riguardano». Sempre Roberto Internò in più occasioni rimprovera alla moglie di parlare troppo, «dobbiamo dire tutti le stesse cose», afferma, arriva persino a minacciarla di morte e a lanciarle un posacenere sul ginocchio. «Mio marito – ha detto poi Mazzuca – mi ha sempre chiesto di parlare di meno perché sa che certe parole a volte vengono interpretate male. Lui è diverso, lui non parla tanto. A noi di questa Isabella non ci frega proprio niente, non abbiamo rapporti. Roberto mi ha tirato il posacenere sul ginocchio perché parlo troppo». Versione questa confermata successivamente dallo stesso Roberto Internò, altro teste di giornata. «Io ho paura di quello che dice mia moglie – ha ammesso l’uomo. Dopo la morte di nostro figlio non è più equilibrata, non sta bene, è bipolare. Prende medicine, è in cura al Cim. Certe volte Michelina è una donna splendida, altre volte no». Il suo racconto della sera del 18 novembre 1989 conferma la chiamata di Catia a casa dei suoi genitori, la presenza tra i tanti del fratello Dino Pippo (è stato l’unico a parlarne) e la partenza per Roseto Capo Spulico. «Mio zio Franco – ha ricordato – mi ha chiesto di accompagnarli con la mia auto. In macchina eravamo io, lui, zia Cettina (Concetta Tenuta, ndr) e Luigi D’Ambrosio. Sulla strada abbiamo trovato una fila di macchine, io non sono sceso perché certe cose mi fanno impressione. Quando è tornato, mio zio mi ha detto che Bergamini aveva l’intestino di fuori ed era adagiato sotto il camion». Abbiamo preso Isabella alla caserma di Roseto e siamo tornati a casa. Durante il viaggio lei diceva che Bergamini si era buttato a pesce sotto il camion e che le aveva regalato la macchina. Quando siamo partiti – ha detto ancora Internò – non sapevo della morte di Bergamini. Arrivati a Cosenza Isabella voleva fermarsi a Castiglione per andare dai calciatori, ma io ero arrabbiato perché durante il viaggio la macchina aveva avuto un problema e l’ho accompagnata a casa sua. Dopo quella giornata io a mia cugina l’ho vista solo al funerale di mio padre, non ne ho più voluto sapere nulla». Al teste è stata mostrata anche una foto del funerale di Bergamini e gli è stato chiesto di indicare i presenti davanti al feretro del calciatore. Tra questi figuravano anche il cugino Pietro Casciaro che, come emerso in una conversazione telefonica intercettata con il fratello Dino Pippo, fa finta di riconoscere. «Volevo tenerlo fuori dalla vicenda – ha sottolineato l’uomo –, è una brava persona. Io non andai al funerale. Dopo aver visto quella foto dissi a mio fratello “Tutti in prima fila eravate, come mai?” (riferendosi ai familiari di Isabella Internò, ndr)». L’uomo durante la sua deposizione si è scagliato anche contro Michele Padovano, affermando che gli inquirenti avrebbero dovuto chiedere a lui le ragioni della morte di Bergamini.
La figura di Luigi D’Ambrosio (oggi vedovo di Loredana Internò, sorella di Roberto e Dino Pippo) nel caso Bergamini emerge soltanto nel 2018. Fino a quel momento nessuno della famiglia Internò aveva parlato della sua presenza all’interno dell’Alfa 6 che partì da Santa Chiara alla volta di Roseto Capo Spulico. «Quella sera – ha ricordato D’Ambrosio – eravamo tutti a Santa Chiara quando mio zio (acquisito, ndr) Franco ricevette una telefonata e subito dopo andammo con lui, Roberto e zia Cettina (Concetta Tenuta, ndr) a prendere Isabella a Roseto. C’era ancora luce quando siamo partiti. Arrivati sul posto si vedeva ancora bene, vidi il corpo di Bergamini a terra, era scoperto. Poi prendemmo Isabella, in macchina piangeva e farfugliava». Il pm anche in questo caso ha rilevato una contraddizione rispetto alla presenza di Francesco Internò nell’abitazione, in riferimento a una dichiarazione rilasciata dall’uomo nel 2017. In quell’occasione D’Ambrosio aveva detto di non sapere se Francesco Internò fosse già presente nella casa di Santa Chiara. Su questo aspetto il teste ha affermato di avere un vago ricordo dell’episodio. Tanti i «non ricordo» dell’uomo e un nuovo elemento di discordanza rispetto a quanto affermato nel 2017: allora D’Ambrosio disse di non ricordare se Isabella Internò rientrò a Cosenza insieme a loro. La Corte, visto l’orario, ha rinviato la testimonianza di Francesco Arcuri al prossimo 29 maggio, mentre Assunta Trezzi che ha presentato tre certificati medici per una grave patologia, verrà ascoltata a Bologna il prossimo 19 maggio. Il processo, infatti, si trasferirà per due udienze nel capoluogo dell’Emilia-Romagna. Insieme alla zia di Isabella Internò, dovrebbero essere ascoltati l’ex calciatore del Cosenza Maurizio Lucchetti e a sua moglie Tiziana Rota. Il condizionale riguarda Tiziana Rota sulla quale, in accordo con il pm Luca Primicerio e i legali di parte, è stata disposta una perizia sulla sua capacità di presentarsi in tribunale al seguito di una lettera inviata alla Corte dalla figlia di Tiziana Rota in cui si evidenzia una “incapacità pragmatica” della madre a testimoniare sulla base di un forte carico emotivo.
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