RENDE I Consigli comunali di Cosenza e Rende, questa mattina, hanno chiesto alla Regione di sospendere la proposta di legge sulla città unica che prevede la fusione con Castrolibero. Uno dei principali motivi è la data di scioglimento dei tre comuni, fissata il primo febbraio 2025, e ritenuta troppo vicina per gli attuali amministratori.
Il Consiglio comunale di Cosenza ha deliberato un documento dove sono riportate le richieste alla Regione Calabria, tra cui, «la convocazione di una conferenza permanente di concertazione tra la presidenza della Giunta regionale e i sindaci e i presidenti dei Consigli comunali interessati alla costituzione reale della città unica; il finanziamento di uno specifico Studio di Fattibilità, affinché, prima che venga approvata dal Consiglio regionale qualsivoglia legge istitutiva della città unica, si possano indicare le necessarie soluzioni alle gravi criticità che emergono nelle relazioni finanziarie tra i Comuni e le modalità più efficaci e convenienti per ottimizzare i processi organizzativi ed amministrativi, a salvaguardia dell’interesse dei cittadini, con il fine di garantire, prima di tutto, minori costi e maggiori livelli quantitativi e qualitativi dei servizi comunali; una verifica sulla programmazione e sull’attuazione degli investimenti regionali finalizzati alla realizzazione di tutte quelle opere pubbliche che, di fatto, sono materialmente mirate alla unità territoriale e alla modernizzazione dei processi di conurbazione, a partire dalla verifica dello stato di attuazione del progetto di Metropolitana leggera dell’area urbana cosentina».
Il Consiglio comunale di Rende, nella seduta congiunta con Cosenza di stamane, oltre a chiedere al governo regionale di sospendere l’iter di esame, ha approvato un documento contenente analoghe proposte, quali «la costituzione e l’insediamento, sin da subito, dell’Assemblea Costitutiva della città unica composta da tutti i componenti dei Consigli Comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero, uno studio di fattibilità, fondi e garanzie sull’aspetto finanziario della fusione».
«La proposta di legge sul comune unico va bloccata: siamo stati espropriati della nostra sovranità istituzionale», questo l’incipit del documento del consiglio comunale di Rende, nella seduta congiunta con Cosenza e Castrolibero di stamane. Oltre a chiedere al governo regionale di sospendere l’iter di esame e approvazione del disegno di legge, ha proposto l’istituzione di una conferenza permanente di concertazione tra giunta regionale, sindaci e presidenti dei rispettivi consigli comunali, uno studio di fattibilità, fondi e garanzie sull’aspetto finanziario della fusione. «Sembra che tale disegno di legge – riporta una nota dell’amministrazione comunale – sia più rivolto all’obiettivo di promuovere la estinzione degli enti locali attualmente vigenti e non alla definizione di un processo di fusione efficiente, funzionale alla reale costruzione di un moderno nuovo Comune. Tanto è che la proposta di legge prevede esclusivamente la indizione di un referendum consultivo. Appare poi paradossale che questa proposta possa indicare la data di entrata in vigore della istituzione del nuovo Comune senza che si preveda come attuare un percorso di reale costituzione della città unica, rinviando la definizione della fase realizzativa esclusivamente alla normativa vigente a livello nazionale ed in particolare alla legge 56/2014. È la cosiddetta legge Del Rio approvata dal Parlamento come strumento a sostegno della fusione dei piccoli comuni. Una legge che, pertanto, come ampiamente riconosciuto, non è efficace per un fecondo processo di fusione tra Comuni che sommano un aggregato urbano superiore a centomila abitanti”, si legge nella delibera. La proposta di legge non prevede alcuna norma finanziaria da impiegare a sostegno del processo di fusione e non è immaginabile che la Regione Calabria non preveda finanziamenti adeguati per la fusione tra enti che sono già impegnati a fronteggiare gravi e pesanti criticità nell’ esercizio dei loro bilanci. Lo stesso Parlamento, infatti, è stato costretto ad approvare nella legge 51/2022 un emendamento correttivo della legge 135/2012 per ovviare al limite di un parametro dimensionato per la fusione dei piccoli Comuni fino a 5000 abitanti. Infatti, la contraddizione della legge 51/2022 penalizza le grandi fusioni. Basta osservare che il comune di Corigliano Rossano (circa ottantamila abitanti) ha percepito per l’anno 2022 un contributo di 1.938.044 euro e Casali del Manco (circa diecimila abitanti) 1.854.576 euro. La proposta di legge regionale è inoltre in contrasto con lo spirito e la finalità della legge regionale n. 15/2006, ed in particolare con l’articolo 18, dal momento che la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero non è correlata al Piano di Riordino Territoriale Regionale”, prosegue il documento».
«I comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero – prosegue la nota – hanno già avviato il procedimento finalizzato alla Unione dei comuni per la gestione unitaria di alcuni importanti servizi comunali, si chiede pertanto alla amministrazione regionale che la concertazione sia finalizzata, in maniera preventiva, alla definizione delle modalità legislative, organizzative ed amministrative da attivare con rigore e responsabilità, senza alcuna improvvisazione, per la istituzione del nuovo comune. È necessario che il governo regionale preveda nel bilancio regionale, al fine di garantire la copertura finanziaria della stessa legge istitutiva del nuovo ente, adeguati finanziamenti straordinari per sostenere i costi del processo di fusione e per contribuire alle spese di Funzionamento del nuovo Comune nei primi dieci anni».
In merito poi alla necessità dello studio di fattibilità: «appare come indispensabile, prima che venga approvata dal Consiglio regionale qualsivoglia legge istitutiva della città unica, per indicare le necessarie soluzioni alle gravi criticità che emergono nelle relazioni finanziarie tra i Comuni e le modalità più efficaci e convenienti per ottimizzare i processi organizzativi ed amministrativi, a salvaguardia dell’interesse dei cittadini, con il fine di garantire, prima di tutto, minori costi e maggiori livelli quantitativi e qualitativi dei servizi comunali». La delibera prosegue chiedendo: «alla amministrazione regionale che, in sede di concertazione, si faccia prioritariamente una verifica sulla programmazione e sulla attuazione degli investimenti regionali finalizzati alla realizzazione di tutte quelle opere pubbliche che, di fatto, sono materialmente mirate alla unità territoriale e alla modernizzazione dei processi di conurbazione, a partire dalla verifica dello stato di attuazione del progetto di Metropolitana leggera della area urbana cosentina». «Si deve chiedere al Governo nazionale e al Parlamento la modifica della legge 56/2014, al fine di adeguare la propria finalità al dimensionamento della fusione riguardante anche i comuni che sommano un numero superiore a centomila abitanti. In base al precedente della legge regionale “Istituzione della Nuova Pescara, in seguito alla fusione con Montesilvano e Spoltore”, approvata il 24/08/2018 e che ha definito un percorso costitutivo da compiersi nell’ arco di ben nove anni, per arrivare al definitivo varo del nuovo Comune nell’anno 2027, sarebbe impensabile poter ritenere realistica la data dell’anno 2025 per l’avvio del nuovo Comune dell’area urbana cosentina, ancorché la proposta di legge regionale è assolutamente omissiva di qualsiasi norma finalizzata a definire concretamente ed in maniera credibile il percorso amministrativo e legislativo per la costituzione del nuovo ente», prosegue il documento approvato dal consiglio comunale. Sulla attuale situazione economica in cui versano gli enti coinvolti: «il disegno di legge, per come formulato, è inattuabile vista l’assenza di qualsiasi norma che regola le modalità del processo di fusione in presenza di un Comune che si trova attualmente in una condizione di dissesto o predissesto. Tale condizione è infatti di dissesto o predissesto è sostanzialmente un ostacolo insormontabile al processo di fusione, per la oggettiva esistenza di intrinseche limitazioni operative sul piano finanziario ed amministrativo a cui un Comune è sottoposto in questi casi. La fusione, in presenza di questa condizione di dissesto, non può essere legiferata in maniera antecedente alla definizione del debito pregresso. E ciò è un obbligo imposto dalla mancanza di certezza dell’ammontare del debito pregresso, perché soggetto a continue ed innumerevoli varianti nelle fasi di accertamento, ma anche perché non è ipotizzabile l’estinzione di un ente prima della mancata copertura del debito stesso. Non si norma, inoltre, il “come” e il ” perché” il nuovo ente, se non dovesse essere prima definita la copertura dei debiti derivati dalla distrazione di fondi vincolati, dovrebbe farsi carico anche di questa ulteriore eredità. Anche in presenza di un Comune in condizione di predissesto si presentano forti criticità e difficoltà a procedere verso la fusione, dal momento che il Piano pluriennale approvato dalla Corte dei Conti non è modificabile e, pertanto, esso sarebbe trasferito tout cort al nuovo ente. Per questo è necessaria una ricognizione preventiva dello stato patrimoniale, della condizione della struttura organizzativa burocratica, della gestione dei servizi primari, oltre al riordino del settore del personale che deve garantire certezza dei diritti, sia ai lavoratori dipendenti degli organici comunali che a quelli dipendenti presso gli enti o aziende partecipate e le cooperative a cui sono affidate le attività di cura e manutenzione del territorio o di assistenza sociale». La delibera si conclude chiedendo pertanto: «la costituzione e l’insediamento, sin da subito, dell’Assemblea Costitutiva della città unica, composta da tutti i componenti dei Consigli Comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero. All’Assemblea Costitutiva sarà affidato il compito di redigere lo Statuto provvisorio del nuovo Comune, al fine di garantire al nuovo ente un avvio ordinato e piena dignità isutuzionale. II metodo partecipato, oltretutto, consente che la nascita del nuovo Comune venga affidata essenzialmente agli organi degli stessi comuni in fusione e non alla attività di una gestione commissariale».
A margine del consiglio il sindaco Manna ha dichiarato: «prima di fare qualunque passaggio istituzionale è necessario avere contezza della fattibilità e sostenibilità del progetto. Cosi come stiamo agendo per la nostra amministrazione comunale, bisognerebbe pensare a una nuova città con un assetto urbanistico che si deve già avere chiaro. Per questo è necessario fare una riflessione: in provincia manca una grande città, ma bisogna agire con criterio. Basti pensare che la provincia più grande della Calabria ha il comune capoluogo con meno abitanti. Occorre il parere dei ministeri competenti, capire bene la situazione di dissesto in cui versa Cosenza. Rende dopo dieci anni esce dal pre-dissesto e non possiamo certo permetterci di peggiorare la nostra situazione attuale che al momento, è in controtendenza con i dati regionali, vede la nostra città quale la più fiorente in termini di crescita economica, sociale e culturale, con una crescita esponenziale della popolazione. Sono dati che devono essere certificati attraverso regione e ministeri competenti: per questo è necessario avviare uno studio di fattibilità. Inoltre è fondamentale la condivisione del progetto che non può essere calato dall’alto: le imposizioni in politica lasciano il tempo che trovano. I cittadini non devono solo essere consultati: devono decidere. Invitiamo, dunque, al confronto il presidente della regione per stabilire una strategia efficace di intervento. Noi, come sempre agito sinora, daremo il nostro contributo».
Il consiglio comunale di Rende ha approvato anche il documento proposto dalla minoranza. Questi i punti nei quali si articola.
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