COSENZA Un assessore al commercio e alle attività produttive del Comune di Paola, si sarebbe adoperato per favorire il cambio di residenza di Fabio Calabria (finito in carcere) e consentire a quest’ultimo di avviare l’iter per accedere al beneficio del reddito di cittadinanza. Si tratta di Alessio Samà, che figura nell’elenco degli indagati nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha colpito i clan Tundis e Calabria attivi sul tirreno cosentino.
Ai due indagati, Fabio Calabria e Alessio Samà, è contestato «di avere in concorso indotto
in errore l’agente accertatore della Polizia municipale di Paola in ordine all’effettività della residenza del Calabria». L’agente – nei cui confronti non è stata mossa alcuna contestazione – avrebbe attestato nel verbale redatto il 21 aprile 2020 un indirizzo di residenza, riferibile a Calabria, non veritiero. L’indagato avrebbe chiesto di «uscire dallo stato di famiglia e poter così accedere indebitamente al beneficio del reddito di cittadinanza».
Per gli investigatori, assumono un elevato valore «gli accordi tra i due indagati per programmare la data e l’orario in cui avrebbe dovuto compiersi la verifica della effettività della residenza, in modo tale che Calabria fosse presente presso l’abitazione in quel momento, cosa che di fatto è avvenuta».
L’indagato avrebbe presentato richiesta di cambio residenza all’ufficiale di anagrafe del Comune di Paola il 20 aprile 2020. Come emerge dal contenuto delle conversazioni «risulta certo l’intervento dell’assessore Samà finalizzato alla immediata trattazione della pratica in argomento, che, come accertato dall’esame della documentazione acquisita presso il Comune di Paola, risulta essere stata evasa in assenza o comunque in data antecedente alla formalizzazione dell’iter burocratico». Calabria, sempre secondo l’accusa, è risultato – a seguito di un controllo della Guardia di Finanza del Comando Compagnia di Paola, percettore del reddito di cittadinanza». In una intercettazione, Calabria si rivolge alla coniuge dell’assessore e chiede: «Ti volevo dire… ma il Comune è aperto? Perché devo andare a cambiare la residenza ad un’altra casa, perché sono sullo stato di mamma e papà, per fare la domanda del reddito di cittadinanza».
«Mi viene contestato un episodio di reato, in concorso con altra persona, legato a una pratica amministrativa, un mero cambio di residenza. Questa informazione è a me giunta come un fulmine a cielo sereno, non avendo ricevuto nessuna notifica né informazione qualificata da magistratura o forze di polizia». Sostiene Samà intervenuto in merito alle accuse mosse nei suoi confronti. «Nel merito, chiarirò ogni circostanza, avendo sempre agito nell’interesse della collettività e senza alcuna forzatura delle regole. Sarà mia cura attivare ogni procedura a mia tutela con il difensore di fiducia e chiarire ogni circostanza a me contestata. Non ho nulla a che vedere con il nucleo principale delle contestazioni, mosse ad altri soggetti». (f. b.)
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