COSENZA «Oi Cì vieni qua che annaffiamo vieni». A parlare è Valentino De Francesco, dall’altra parte del telefono c’è Francesco De Grandis. I due sono coinvolti in una operazione condotta Guardia di finanza di Cosenza, guidata da Giuseppe Dell’Anna, che ha scoperto, lo scorso 8 maggio, una filiera della cannabis scoperta nel Cosentino. Le fiamme gialle hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Cosenza, nei confronti di quattro persone: Valentino De Francesco (in carcere), Fabio Ricciuto (in carcere), Paolo Amendola (obbligo di dimora nel comune di residenza), Francesco De Grandis (domiciliari). Risultano indagati anche Dario Docimo e Angelo Docimo. Per l’accusa il business della droga avrebbe permesso di movimentare circa 4 milioni di euro.
Grazie all’utilizzo di droni, le fiamme gialle sono riuscite a individuare un’area in contrada Vallitano nel comune di Luzzi, in provincia di Cosenza completa di casolare e sistema di irrigazione «tipico delle coltivazioni di cannabis». Al terreno faceva spesso visita De Francesco, monitorato dalle telecamere nascoste della Gdf. L’area però è di proprietà dei fratelli Docimo. In tutto, al termine delle investigazioni le Fiamme Gialle sottoporranno a sequestro – in distinti interventi – tre piantagioni allocate in aree impervie della Provincia. Le intercettazioni degli indagati hanno evidenziato come il dominus identificato in De Francesco, già con precedenti specifici in materia di stupefacenti, ricercasse terreni da utilizzare per la coltivazione della cannabis anche in funzione del particolare stato di disagio economico dei proprietari, ai quali veniva promesso l’acquisto a breve termine degli appezzamenti.
Le piante e lo stupefacente sequestrato avrebbero reso un quantitativo stimato di 800 chili di marijuana, che, venduta al dettaglio, avrebbe consentito un illecito guadagno di circa 4 milioni di euro.
I militari intervengono nell’area dei fratelli Docimo e sorprendono anche De Francesco mentre tenta di darsi alla fuga. Quest’ultimo, escusso, dichiarerà ai carabinieri «di essere stato incaricato da tale Luigi di coltivare il terreno». Prima del blitz, qualcuno si accorge della presenza dei militari della Gdf. La voce arriva ai fratelli Docimo. E’ Angelo Docimo a ricevere una telefonata (intercettata) da una donna (non indagata). «Quando ti avevo detto che avevamo visto movimento….tu hai detto che te ne saresti occupato» e Docimo risponde: «io gli ho detto di togliere tutto! Non ne faccio più orto». Docimo insiste ed al telefono precisa: «Io sono tranquillo…se qualcuno è andato nella nostra terra e ha messo…che cazzo ne so, io da maggio ci manco». Quelle piante sul terreno erano presenti. E’ Dario Docimo a confermarlo. Escusso dai militari, ammette «di essere a conoscenza del fatto che sul suo terreno era stata impiantata una coltivazione di canapa indiana». (f.b.)
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