VIBO VALENTIA Nel triangolo Mileto-Zungri-San Gregorio d’Ippona le transazioni immobiliari sono tassate dalla ‘ndrangheta. Un’agenzia criminale che sceglie chi debba acquistare i terreni e chiede decine di migliaia di euro per garantire la buona riuscita dell’affare. La “lettera” classica, in queste circostanze, non ha toni burocratici. «Se vuoi stare in pace con la tua famiglia devi pagare 10mila euro, altrimenti salterai in aria tu e la tua famiglia e pensa ai tuoi figli, non farli vivere di paura, pensa a farli sorridere, guarda il loro futuro. Ora hai 10 giorni per pagare». I due estensori, secondo la Dda di Catanzaro che ieri ha effettuato 61 fermi nell’inchiesta “Maestrale-Carthago”, sarebbero Fortunato e Pasquale Mesiano, presunti appartenenti alle cosche di Zungri e Mileto.
La loro “preoccupazione” per il futuro di questa famiglia finita nel mirino delle minacce mafiose li mette nell’elenco degli indagati in un filone di inchiesta che per i magistrati antimafia rappresenta una sfaccettatura del «controllo assoluto» dei clan del Vibonese «su ciascun bene mobile e/o immobile ricadente nel proprio territorio di influenza». Un sistema deviato secondo il quale «le compravendite» sono sottoposto al «previo benestare da parte della criminalità organizzata» e alla «corresponsione, una volta autorizzate, di una “mazzetta” in favore dei vertici delle cosche territorialmente competenti». Minacce odiose sulla serenità dei figli, la prospettiva di “saltare in aria” se non si cede, la propria vita condizionata. Per questo, l’acquirente di alcuni appezzamenti di ulivi viene costretto a versare 10mila euro.
Non è l’unico caso documentato in “Maestrale-Carthago”. La mazzetta sui terreni agricoli è un classico del potere mafioso in quell’area. Qualcuno riesce a evitarlo soltanto perché ha amicizie con ‘ndranghetisti più potenti di quelli che pretendono l’obolo. Accade ancora a Mileto per l’acquisto di un uliveto, quando Giuseppe Antonio Accorinti (ai vertici del “locale” di Zungri) e Michele Galati (tra i capi della ‘ndrina di Mileto), affrontano i due estorsori (gli indagati Michele Silvano Mazzeo e Domenico Galati) per ricondurli a più miti consigli. La logica è tribale, lo scopo è incamerare quanti più soldi possibile e affermare il proprio potere. Quell’imprenditore, infatti, viene “risparmiato” per una ragione molto semplice: si è già “messo a posto” pagando 25mila euro per le tre particelle di terreno a destinazione agricola. Sempre dopo una comunicazione arrivata con le solite maniere spicce. «Tu mi devi dire – sono parole di uno dei messaggeri del clan – se ti interessa vai e ci porti i denari, senza che facciamo chiacchiere… se non ti interessa basta che me lo dici… tu perdi i soldi… è chiaro… te lo dico in faccia». Altro messaggio recapitato al genero dell’imprenditore recalcitrante: «Dobbiamo ragionare con i giovani, che tu hai una vita davanti come ce l’abbiamo noi… e all’amico è bello vederlo in giro che ti sorride il cuore… no che per 1.000 euro ti stai perdendo… Nella terra gli faccio i chiodi. Se non lui non la chiude ora non la chiude più! Poi quando ritorna ne voglio 50 un’altra volta». La “trattativa” si chiude a 25mila euro. Certe agenzie immobiliari non tollerano clienti troppo rigidi. Ma le transazioni criminali portano guai per tutti. (ppp)
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