COSENZA Gli equilibri di ‘ndrangheta sul Tirreno cosentino sarebbero stati decisi nel capoluogo bruzio, impartiti da Francesco Patitucci e Roberto Porcaro. L’inchiesta della Dda di Catanzaro sulla ‘ndrina Tundis-Calabria disvela i piani relativi allo spaccio stipulati sulla costa cosentina dopo «la legittimazione ‘ndranghetistica del gruppo». E’ il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti a fornire indicazioni agli investigatori sull’operatività del gruppo Calabria-Tundis. «A Paola c’ero io ed a San Lucido c’erano i Calabria, perché i Calabria ce li aveva messi Francesco Palitucci», racconta Foggetti. Che descrive anche alcuni dei campi di elezione del sodalizio, soffermandosi sulla dedizione degli indagati al traffico di stupefacenti importati, da Cosenza, attraverso il canale gestito da Roberto Porcaro, oggi collaboratore di giustizia.
Chi indaga annota una serie di episodi che vedono il neo collaboratore di giustizia protagonista di alcuni incontri con uno dei vertici del gruppo Tundis-Calabria. E’ il 2019 quando Roberto Porcaro, «giunge nel piazzale antistante l’abitazione di Calabria/Tundis a bordo di un’autovettura Audi A3 Sportback di colore nero. Pietro Calabria esce di casa e fa cenno al conducente dell’auto di avvicinarsi a lui, quindi dalla stessa scende Porcaro che, correndo, va a consegnare una busta di colore bianco a Calabria, che immediatamente la passa ad un’altra persona che si trova all’interno dell’abitazione». La scena è riportata nelle carte dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro. La figura del neo pentito è importante. La sua presenza cristallizza un rapporto stretto con il gruppo Calabria-Tundis oggetto delle attenzioni degli investigatori. Porcaro andrà via dall’abitazione «baciando ed abbracciando Pietro Calabria». Ma c’è di più.
E’ la mattina dell’8 dicembre del 2019 quando il collaboratore di giustizia giunge a bordo del suo scooter con un altro soggetto nei pressi dello stesso stabile. Dalla veranda si vede «uscire Pietro Calabria ed affacciarsi dove Porcaro Roberto aveva parcheggiato il motociclo». Tutti fanno ingresso nello stabile, Porcaro ed il suo accompagnatore entrano all’interno «portando nelle mani una busta bianca in mano e l’altro uno zaino». I due poco dopo si allontanano a bordo dello scooter con cui erano giunti sul posto. Per chi indaga, l’assenza di incontri di lunga durata «appare coerente e compatibile con la volontà di stabilire contatti finalizzati unicamente alla consegna di una merce illegale». Motivi che spingono l’accusa a identificare Porcaro come «fornitore di cocaina del gruppo Calabria-Tundis». (f.b.)
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