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SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

La rotta turca e le ricche “bacinelle” di chi sfrutta la disperazione dei migranti

Le due inchieste della Dda di Catanzaro e il fil rouge dei profughi. La polemica sull’ammorbidente al bergamotto. La laurea di Librandi. L’ex cestista testimonial del buon vivere in Calabria. I vot…

Pubblicato il: 13/05/2023 – 7:00
di Paride Leporace
La rotta turca e le ricche “bacinelle” di chi sfrutta la disperazione dei migranti

Con il ricordo indimenticabile della tragedia di Cutro salutiamo con soddisfazione il buon esito dell’Operazione Caronte verso traghettatori non di anime ma di umani pagati a caro prezzo.
È stata colpita quella rotta greca e turca da noi denunciata in un nostro servizio su questa testata il 10 marzo del 2023. Quello che da diverso tempo pochi giornalisti abbiamo documentato è diventata prova giudiziaria.
Sono stati identificati 30 sbarchi in cui hanno “viaggiato” oltre 1100 migranti, molti in fuga da guerra e da povertà indicibili. Tra i 7.000 e i 15.000 euro il biglietto clandestino da pagare.
L’inchiesta era partita nel 2018 grazie alle relazioni dettagliate della Guardia di Finanza di Crotone (voto “dieci”) che aveva seguito il filo degli scafisti ucraini presi a servizio.
Sette le cellule dislocate lungo il percorso di esodo dall’Asia Minore verso i confini di Ventimiglia e Trieste.
Confermato il ruolo chiave del quartiere turco di Aksaray, dove i migranti prendono contatto con i trafficanti pagando la prima tranche del dazio.

È stata anche accertata una “bacinella” dell’organizzazione in cui finiscono gli sporchi proventi. Per il momento gli arresti riguardano iracheni e un marocchino che hanno tutta l’aria di essere i manovali dell’organizzazione. Voto “dieci” al procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha coordinato l’operazione pazientemente lavorando sulle rogatorie internazionali che hanno faticato ad arrivare. Ora bisogna puntare sulla centrale dell’organizzazione che verosimilmente è allocata nella Turchia di Erdogan. Non c’è bisogno di andare a caccia di mercanti di uomini nell’intero globo terracqueo come disse la Meloni a Cutro. Piantedosi e compagnia si attrezzino per avviare i corridoi umanitari che hanno annunciato. Voto “dieci” al giornalista d’inchiesta di Avvenire, Antonio Maria Mira, che all’inchiesta Caronte ha associato un dettaglio di non poco conto coniugandola a quella “Maestrale-Chartago” in cui emerge che «che esponenti dei clan e “colletti bianchi”, attraverso la costituzione di cooperative di comodo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, avrebbero lucrato sul sistema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, nei comuni di Joppolo, Mileto e Filadelfia, incassando fondi del ministero dell’Interno». Voto “zero” a chi guadagna sulle sventure degli sventurati.

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Accade che un noto ammorbidente per bucato per sponsorizzare una nuova linea scelga la promozione regionale di appartenenza del prodotto di fragranza. Rientriamo anche noi con questo claim: «Immergiti in un viaggio da sogno in Calabria. Quando il sole inizia a splendere e le giornate sono più calde, nuove scoperte attendono di deliziare tutti i tuoi sensi. Rinfrescati ed energizzati con le note di Bergamotto e Aloe Vera, ispirate alle bellezze della regione».

Pasquale Amato

Nessuna polemica sulla pianta officinale dell’aloe vera coltivata in diversi punti della Calabria. Invece il contrasto è sorto sul bergamotto con un intervento del professore Pasquale Amato, autorevole storico e intellettuale militante novecentesco (detto nel senso più positivo possibile) che ha rampognato la company ammorbidente per il fatto di aver qualificato il bergamotto piuttosto che associarlo alla sola città di Reggio Calabria. Il professore Amato difende con caparbietà l’identità reggina (nella sua biografia scrive di essere nato a Reggio Calabria-città del bergamotto) e molto ha fatto per lo straordinario frutto che cresce e si produce tra Scilla e Monasterace. Per Amato è quindi grave che si presenti il bergamotto come semplice prodotto di Calabria. Il professore vuole che sia come la cipolla di Tropea. Al combattivo intellettuale che difende Bronzi di Riace e Rivolta del capoluogo non mi sento di dare voti, ma di riflettere pacatamente con lui che Reggio è in Calabria. E ad inseguire pennacchi e ascendenti non costruiremo mai una nuova Calabria.

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Invece, magari, il professore Amato, approverà che la città metropolitana di Reggio Calabria ha partecipato a “Tutto food” a Milano con un proprio stand collocato lontanissimo da quello della Regione Calabria e posizionato vicino ad altre nazioni e regioni italiane. Ma logica vuole come hanno segnalato dei buyer calabresi che le due esposizioni fossero vicine a far sistema? Assessore Gallo lei sempre efficiente ci fa sapere qualcosa?

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Nicodemo Librandi

Ieri l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, senza badare a localizzazioni, ha assegnato a Nicodemo Librandi la laurea honoris causa in Scienze Agrarie, alimentari, forestali. Ottima scelta da parte dell’ateneo calabrese (voto “otto”) di aver incoronato un imprenditore visionario che regala vini come il Megonio 2019 (voto “dieci”) ritenuto dalla guida dei sommellier il migliore d’Italia. Ricerca e tradizione la bella ricetta e filosofia del patron di Cirò. Resta però tanto da fare. Luigi Salsini, giornalista di settore, ha segnalato sui social: «Che rabbia quando sono in ristorante a Roma e mi dicono che non hanno vini della Calabria, poi vieni a sapere che i gestori o i proprietari sono calabresi e la rabbia ti sale ancora di più». Voto “due” ai ristoratori calabresi senza vino delle loro radici.

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Voto “dieci” invece alla Camera di Commercio di Cosenza per aver intitolato all’economista Antonio Serra il Primo forum del Mezzogiorno che vedrà parlare di Sud alla presenza di autorevoli presenze nazionali. Serra, nato a Dipignano in provincia di Cosenza è stato il primo scrittore di economia politica in Europa. Il suo celebre “Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d’oro e d’argento” stava sulla scrivania del presidente della Repubblica Luigi Einaudi, il quale aveva ricevuto il prezioso e raro dono bibliofilo da Benedetto Croce.

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Nell’ultima puntata della trasmissione Rai “Ragazze” (voto “otto” per qualità e linguaggio giornalistico) ho scoperto che la cestista nazionale, modella, giornalista Mabel Bocchi vive spesso (non ad agosto) in una casa con vista mozzafiato a San Nicola Arcella considerato che la sorella anche lei ex cestista allena a Scalea. Vedete la puntata in streaming, scoprirete una vita strepitosa da voto “dieci”. Chi può perché non coinvolge Mabel Bocchi come testimonial del buon vivere in Calabria?

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