VIBO VALENTIA Quando quasi un anno fa il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto aveva preso parte alla firma del protocollo in Prefettura lo aveva preannunciato subito, parlando di sogni e di realtà colorati di realismo: il progetto c’è, si siamo, ma ci vorrà tempo. Dal maggio del 2022 di passi avanti ne sono stati fatti parecchi e tra meno di una settimana ci sarà quello decisivo: la consegna dei lavori del nuovo ospedale di Vibo Valentia. Frase che da queste parti si ripete con incredulità, quasi con scaramanzia, ma non si può dire altrimenti perché la posta in gioco è davvero alta.
L’ospedale di Vibo Valentia è considerata a tutti gli effetti l’opera pubblica più importante dell’intero territorio, un progetto da svariati milioni di euro che, dopo quasi vent’anni, potrebbe arrivare ad una svolta decisiva, quasi epocale. L’impegno di Occhiuto negli ultimi mesi è servito a superare una serie di scempiaggini burocratiche inenarrabili, portando via delle sabbie mobili un progetto tanto ambizioso quanto fondamentale. E lo è non solo perché darebbe una risposta alla crescente emergenza sanitaria del Vibonese e della Calabria, ma perché rappresenterebbe una vittoria “storica” sia contro farraginosa macchina burocratica, sia per allontanare definitivamente l’ombra della criminalità e delle ‘ndrine che, negli anni, hanno cercato di allungare i tentacoli famelici in ogni modo, abbattendo in sol colpo gli stereotipi e una narrazione stantia.
In principio fu la prima pietra posata già nel 2004. Poi l’inchiesta “Ricatto” ha disintegrato le ambizioni di un gruppo foraggiato da presunte tangenti e corruzione l’anno successivo. Altro step la sottoscrizione, risalente 13 dicembre 2007, dell’accordo di programma «per la realizzazione degli ospedali di Vibo Valentia, di Catanzaro, di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro» proprio all’indomani dell’esplosione della prima emergenza della sanità calabrese certificando lo stato d’emergenza socio-economico-sanitaria nel territorio della regione Calabria. Su tutte le tragiche morti della 16enne Federica Monteleone, di Vibo Valentia, a seguito di un blackout nella sala operatoria vibonese, per un intervento di appendicite, sprovvista di generatore e quella di Fabio Scutellà, 12enne morto perché nessuno è riuscito a soccorrerlo. Il governo e il ministro Turco avevano previsto, all’epoca, il superamento del deficit strutturale dei presidi ospedalieri introducendo la figura di Vincenzo Spaziante come Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti.
Dal 2007 sono passati sedici anni e del nuovo ospedale vibonese non c’è neanche l’ombra e l’emergenza sanitaria calabrese, compresa la carenza di strutture e presidi ospedalieri, non è affatto passata. Nel frattempo, si sono susseguiti annunci, proclami, calendari e date mai rispettate e anche inchieste e sequestri. In mezzo la speranza mai morta dei cittadini di Vibo e dell’intero comprensorio vibonese, le cui aspettative si tramandano da generazioni. Il progetto era stato affidato all’RTI (raggruppamento temporaneo di impresa) costituito dalla Guerrato Spa, la Costruzioni Procopio Srl e l’Impresa Carchella Spa. Successivamente, attraverso un contratto di concessione sottoscritto il 12 settembre 2014 tra Regione Calabria, Asp di Vibo Valentia e la società “Vibo Hospital Service Spa”, quest’ultima è subentrata agli aggiudicatari nei rapporti contrattuali con l’Amministrazione. Il 5 aprile 2017, con un nuovo contratto, la Regione Calabria ha affidato alla società i lavori complementari di sistemazione idrogeologica del “Fosso Calzone” per un valore di oltre 2,1 milioni di euro. Ma il 16 dicembre 2020 nell’ambito di un’attività condotta dalla Guardia di finanza di Vibo Valentia, su delega della Procura di Vibo guidata da Camillo Falvo, sono state sequestrate le opere complementari del cantiere del nuovo ospedale di Vibo Valentia, i lavori di sistemazione idrogeologica del fosso Calzone, in località Cocari, e della raccolta delle acque bianche complementari ai fini della realizzazione del nuovo ospedale di Vibo Valentia.
Che il vecchio cronoprogramma non si potesse più rispettare era già chiaro a tutti alla fine del 2021 durante un tavolo istituzionale in Prefettura, poi il nuovo capitolo un anno fa mentre a dicembre il penultimo annuncio dell’avvio dei lavori al massimo all’inizio del 2023. L’annuncio di ieri da parte del governatore regionale è solo l’ultimo in ordine di tempo. La svolta potrebbe arrivare ora con il presidente Occhiuto: a lui l’onere e l’onore di mantenere una promessa finora mai mantenuta. Insomma, un messaggio anche simbolico per una regione che ha un disperato bisogno di strutture e di cantieri ultimati e consegnati ai cittadini. Gli errori e orrori progettuali, la burocrazia e le difficoltà legate ai lavori complementari per la realizzazione del nuovo ospedale di Vibo Valentia ora sembrano superati, sperando che sia la volta buona. Stavolta per davvero. (g.curcio@corriereca.it)
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