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Lo studio

Commercio: -2,9 miliardi il potere d’acquisto delle famiglie nel 2023

Per Confesercenti dal 2019 sono spariti 52mila negozi di vicinato

Pubblicato il: 15/05/2023 – 11:57
Commercio: -2,9 miliardi il potere d’acquisto delle famiglie nel 2023

ROMA Negli ultimi due anni, il potere d’acquisto degli italiani è calato di 14,7 miliardi di euro, oltre 540 euro in meno per nucleo familiare; nel solo 2022 si è registrata una perdita di potere d’acquisto di 11,8 miliardi di euro e la tendenza continuerà anche quest’anno. Lo evidenzia lo studio sul futuro della distribuzione commerciale condotto da Confesercenti e Ipsos “Il Commercio oggi e domani”, secondo cui, nonostante il ricorso al risparmio da parte delle famiglie, le vendite non fanno che ridursi, soprattutto quelle alimentari.
Le stime Confesercenti indicano che nel 2023 il potere d’acquisto delle famiglie subirà un’ulteriore riduzione di 2,9 miliardi di euro e la capacità di spesa raggiunta nel 2021 non sara’ recuperata prima del 2027.

Intaccati i risparmi delle famiglie


Per fronteggiare l’aumento dei prezzi, le famiglie – sottolinea l’indagine – hanno dato fondo alle proprie riserve. Nel 2022 gli italiani hanno destinato ai consumi circa 52,9 miliardi di risparmio accumulato e, senza un’inversione di tendenza, ne bruceranno altri 27 miliardi nel 2023. Anche se ha attutito l’impatto dell’inflazione, il sacrificio del risparmio non è pero’ bastato a mantenere i livelli di consumo delle famiglie.
Nel 2022 il volume delle vendite al dettaglio è calato dello 0,8%, sintesi di un aumento dell’1,9% registrato dai prodotti non alimentari e di un vero e proprio crollo del 4,2% per i beni alimentari. Una dinamica – fa notare lo studio Confesercenti e Ipsos – che si è aggravata nel primo trimestre del 2023: tra gennaio e marzo i volumi delle vendite alimentari sono scesi in media del 4,7%, mentre le vendite non alimentari hanno registrato una flessione dell’1,6%, per un calo complessivo dei volumi del 3%. La situazione appare particolarmente grave per alcuni prodotti alimentari specifici. E’ il caso della pasta le cui vendite, nel primo trimestre di quest’anno, hanno subito un calo del 10,7% in volume. Un declino – osserva lo studio – mai visto per il prodotto simbolo per eccellenza della tradizione gastronomica italiana nel mondo, e che rischia di avere pesanti ripercussioni sulle tante eccellenze produttive del nostro Paese ad esso legate.

Ridotte le nascite di nuove imprese


 Secondo il rapporto, piu’ che le chiusure di negozi, il problema è la mancanza di nuove aperture. Una dinamica evidente dai dati sulla natalita’ e mortalita’ delle imprese: nel 2022 sono nate solo 22.608 nuove attivita’, il 20,3% in meno del 2021. Un numero del tutto insufficiente a compensare le oltre 43 mila imprese che hanno abbassato per sempre la saracinesca, e che fa chiudere l’anno con un bilancio negativo per oltre 20 mila unità, per una media di oltre due negozi spariti ogni ora. E nel 2023 la situazione non migliora: nei primi tre mesi dell’anno le nuove aperture sono ancora il 18% inferiori a quelle registrate nello stesso periodo del 2019.
Secondo l’indagine, sull’accelerazione del processo di desertificazione incide la doppia crisi vissuta dal comparto che, dopo lo stop imposto dalla pandemia, ha visto interrompersi la ripresa a causa degli effetti di inflazione e caro-energia, che hanno eroso la capacita’ di spesa delle famiglie: negli ultimi due anni, il potere d’acquisto degli italiani e’ infatti calato di 14,7 miliardi di euro, oltre 540 euro in meno per nucleo familiare. Un vero e proprio crollo, che pesa sul tessuto dei negozi di vicinato piu’ della concorrenza dell’online.

Desertificazione legata all’innalzamento del costo energetico

A pesare, spiega il rapporto, l’onda lunga dell’andamento al rialzo dei prezzi dell’energia e del gas, cresciuti velocemente negli ultimi due anni. Aumenti che si sono riversati sui costi di produzione, trasporto e distribuzione, portando inevitabilmente ad un incremento generalizzato dei prezzi finali di prodotti e servizi. Un’inflazione energetica da cui ancora non siamo rientrati: ad aprile, i prezzi al consumo hanno registrato un aumento dell’8,3%, mezzo punto percentuale in piu’ rispetto a marzo. E nei primi quattro mesi del 2023, il tasso di inflazione è stato pari all’8,8%, superando la media inflazionistica dell’8,2% registrata nel 2022.

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