LAMEZIA TERME L’annuncio del presidente Occhiuto della ormai imminente consegna dei lavori del nuovo ospedale di Vibo Valentia, fissato per il 17 maggio, ha avuto come primo effetto quello di riaprire il dibattito sulla questione della realizzazione dei presidi ospedalieri in Calabria. Attesi da oltre 15 anni, gli ospedali di Vibo, quello di Palmi e quello della Sibaritide sono allo stesso tempo il manifesto poco edificante di una macchina burocratica e amministrativa incapace di dare risposte concrete ai bisogni dei calabresi.
Sui tre cantieri molta della speranza dei calabresi si è frantumata, dopo anni di attese, ritardi, lavori mai partiti o interrotti da molto tempo. Ansie e paure che riguardano, ad esempio, l’ospedale della Sibaritide: c’è una perizia di variante da approvare con una cifra da coprire pari ad oltre il 90% delle opere a progetto. Per l’ospedale di Palmi, invece, tutto è ancora sospeso.
«Ci auguriamo – ha detto al Corriere della Calabria Simone Celebre, segretario di Fillea Cgil Calabria – che questo nuovo ospedale possa partire e soprattutto che non si possa più fermare, perché il quadro economico e un quadro economico vecchio. Stiamo parlando di 500 milioni di euro che purtroppo rispetto a tutto quello che è successo in questi anni, il caro materiali prima e il Covid dopo, rischiano di essere progetti quadri economici non più utili a quello che è la costruzione di questi tre ospedali».
A riaccendere i riflettori e richiamare la politica alle proprie responsabilità ci hanno pensato, quindi, i sindacati del settore che da Lamezia hanno chiesto per gli ospedali di Vibo, Palmi e della Sibaritide atti concreti. A cominciare dall’invito rivolto al governatore Occhiuto a verificare il piano economico. «Vorrei invitare il presidente della Regione Calabria – ha detto invece Maria Elena Senese, segretaria di Feneal Uil Calabria – nel momento in cui ripartiranno i lavori sull’ospedale di Vibo o nel momento in cui inizieranno e lo speriamo in tempi brevissimi, anche i lavori nella piana di Gioia Tauro, a verificare il piano economico finanziario. Si tratta di progetti appaltati molti anni addietro, quindi con prezzi legati al periodo pre-Covid e pre-crisi in Ucraina e quindi vanno necessariamente rivisitati e rivisti».
Altro aspetto sottolineato da Franco Ventarola, segretario di Filca Cisl Calabria, è quello che riguarda l’occupazione. «L’avvio dei cantieri sarebbe una boccata d’aria per i lavoratori calabresi che effettivamente non trovano lavoro. Ci sarà un indotto di circa 600 persone nel momento in cui partiranno i lavori quindi mi auguro che questa risposta arrivi il prima possibile». (g.curcio@corrierecal.it)
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