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‘Ndrangheta, sequestrato patrimonio da 7,5 milioni ai vertici del locale di San Leonardo di Cutro

Alfonso e Remo Mannolo, destinatari del provvedimento, sono stati condannati dal Tribunale di Crotone dopo l’inchiesta “Malapianta”

Pubblicato il: 15/05/2023 – 8:23
‘Ndrangheta, sequestrato patrimonio da 7,5 milioni ai vertici del locale di San Leonardo di Cutro

CATANZARO I finanzieri del Comando Provinciale di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Roma, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione al decreto con il quale il locale Tribunale, nell’ambito del procedimento di prevenzione instaurato nei confronti di due esponenti di primissimo piano della criminalità organizzata crotonese, ha disposto il sequestro, finalizzato all’applicazione della confisca prevista dal Codice Antimafia, di un ingente patrimonio del valore stimato di oltre 7,5 milioni di euro, affidandone la gestione ad un amministratore giudiziario. I destinatari del provvedimento, sono l’anziano boss Alfonso Mannolo, 83 anni, e suo figlio Remo, considerati ai vertici della locale di San Leonardo di Cutro e tuttora in stato di detenzione, a seguito dell’operazione “Malapianta” condotta dal Gruppo delle Fiamme Gialle di Crotone, erano stati dapprima destinatari di provvedimento di fermo di indiziati di delitto nel 2019 e, successivamente, condannati dal Tribunale di Crotone nel 2022 a 30 e 19 anni di reclusione per gravi reati di criminalità organizzata. Il Tribunale di Catanzaro, condividendo la ricostruzione economico-patrimoniale svolta dagli specialisti del Nucleo di polizia economico-finanziaria – Gico, ha ritenuto i proposti portatori di pericolosità sociale “qualificata” (essendo essi indiziati di appartenere ad un’associazione criminale di stampo mafioso e di aver commesso, tra gli altri, reati di estorsione, trasferimento fraudolento di valori, usura) e disposto il sequestro di un ingente patrimonio nella loro disponibilità, composto da aziende, autovetture, rapporti finanziari e beni immobili, in quanto nettamente sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica svolta. Secondo il collegio, sia i proposti che i loro familiari hanno sempre dichiarato redditi modesti e mantenuto al contempo un tenore di vita elevato, circostanze che, considerate unitamente ai gravi episodi delittuosi di cui negli anni si sono resi protagonisti e alla sistematica inosservanza alle leggi, fanno ritenere i beni nella loro disponibilità come frutto di proventi illeciti. Il procedimento di prevenzione, volto alla verifica della sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale, è ancora in corso e la difesa, nel contradditorio delle parti, potrà sviluppare le proprie argomentazioni.

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