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la sentenza

Valanga di condanne in Appello contro la “Malapianta” della ‘ndrangheta crotonese – NOMI

Sono 33 le persone condannate nel secondo grado del processo contro le cosche Mannolo e Zoffreo. I clan rapaci sul turismo e la storia delle vessazioni a Porto Kaleo

Pubblicato il: 15/05/2023 – 19:43
di Alessia Truzzolillo
Valanga di condanne in Appello contro la “Malapianta” della ‘ndrangheta crotonese – NOMI

CATANZARO Anche la sentenza di secondo grado sul procedimento “Malapianta-Infectio” ribadisce l’esistenza delle cosche Mannolo e Zoffreo sul territorio di San Leonardo di Cutro.
La Corte d’Appello di Catanzaro – Loredana De Franco presidente, Giovanna Mastroianni, Carmela Tedesco a latere – ha condannato, per associazione mafiosa, gli esponenti apicali dei clan legati alla cosca Grande Aracri di Cutro, rideterminando 17 condanne, confermandone 16 e assolvendo nove persone, delle quali tre avevano riportato condanne pesanti in abbreviato.
Diciannove anni e tre mesi di reclusione sono stati comminati a Mario Mannolo (20 anni in abbreviato); 19 anni e 9 mesi a Pasquale Gentile (20 anni in abbreviato) e confermati 20 anni di reclusione per Fiore Zoffreo, esponenti di spicco della consorteria. Confermata a 18 anni di reclusione anche la condanna nei confronti di Leonardo Zoffreo. Per quanto riguarda i rappresentanti della proiezione delle cosche cutresi a Perugia, il discorso cambia: è stato assolto Domenico Ribecco (10 anni in abbreviato), è stata di molto ridimensionata la condanna Natale Ribecco che passa dai 15 anni e 4 mesi in abbreviato a 6 anni e 8 mesi in appello. Assolto anche Francesco Ribecco (9 anni e 8 mesi in abbreviato). Assolto anche Nicola Perri (condannato a 11 anni e 6 mesi in abbreviato), considerato il referente territoriale della consorteria di una cellula criminale operativa su Isola Capo Rizzuto.
Le accuse contestate a vario titolo agli imputati, comprendono i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, minacce, violenza privata, traffico di stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno al sistema bancario.

Cosche rapaci

Un comprensorio depredato per anni in maniera feroce dalle cosche “Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone” inserite nel più ampio contesto criminale capeggiato dalla famiglia Grande Aracri, questo racconta l’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Crotone. Il controllo delle attività economiche era appannaggio delle famiglie di mafia che hanno sfruttato per il proprio tornaconto la ricchezza turistica del territorio, in particolare insidiandosi nella gestione dei villaggi turistici.

La storia di Porto Kaleo

Esempio della rapacità delle cosche di San Leonardo è la storia di “Porto Kaleo”, villaggio turistico vessato dalla malavita come tutti quelli presenti tra Steccato di Cutro e Cropani. Manodopera imposta, come imposto era il caffè che il resort doveva comprare, e non solo. C’era anche da pagare per evitare ritorsioni. Dopo anni di vessazioni e 800mila euro estorti, l’imprenditore Giovanni Notarianni, proprietario di Porto Kaleo, ha denunciato ogni cosa e le sue parole sono diventate pietre nell’inchiesta “Malapianta”. Il testimone di giustizia – rappresentato dall’avvocato Michele Gigliotti – ha dato un contributo di pregio alle indagini. 

Le cosche a Perugia

 L’indagine “Infectio” approfondisce quanto emerso nell’operazione Malapianta. E asserisce che le cosche di San Leonardo di Cutro (Mannolo, Zoffreo e Trapasso), così come la loro proiezione in Umbria, fossero ancora operativi. In Umbria, attraverso stabili collegamenti con la casa madre, avevano impiantato un lucroso traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi, minando – attraverso le estorsioni – la libera concorrenza nell’esecuzione di lavori edili e si erano attivate anche a favore di soggetti candidati alle elezioni amministrative locali. Il clan aveva inquinato il tessuto economico attraverso la predisposizione di società, spesso intestate a prestanome o soggetto inesistenti, in grado di offrire prodotti illeciti (come fatture per operazioni inesistenti) a favore di imprenditori compiacenti: business, quest’ultimo, che ha visto il coinvolgimento anche di soggetti vicini alla ‘ndrangheta vibonese e che ha consentito al sodalizio di lucrare cospicui guadagni attraverso sofisticate truffe in danno di diversi istituti di credito e complesse operazioni di riciclaggio del denaro sporco.

La sentenza

La Corte ha rideterminato la condanna di Sherif Arapi, 3 anni e 4 mesi di reclusione (8 anni in abbreviato); Emiliano Regni, 3 anni e 8 mesi (5 anni e 8 mesi in abbreviato); Fabrizio Conti, 3 anni (7 anni e 8 mesi in abbreviato); Natale Ribecco, 6 anni e 8 mesi (15 anni e 4 mesi in abbreviato);Francesco Valentini,  2 anni, 10 mesi, 20 giorno, 2.889 euro di multa (7 anni e 4 mesi in abbreviato); Elio Passalacqua, 11 anni, 2 mesi e 20 giorni (11 anni e 4 mesi in abbreviato); Dante Mannolo, (classe ‘68) 6 anni (9 anni e 4 mesi in abbreviato); Ambra Germini, un anno e 300 euro di multa (un anno, un mese, 10 giorni e 400 euro di multa in abbreviato); Mario De Bonis, 4 anni, un mese, 10 giorni e 5.933 euro di multa, (7 anni, 4 mesi e 10.200 euro di multa in abbreviato); Sandro Forin, 2 anni, 2.889 euro di multa, (3 anni, 4 mesi e 4000 euro di multa in abbreviato); Walter Nardoni, 2 anni 5 mesi, 23 giorni e 3.667 euro di multa (4 anni, 2 mesi, 20 giorni e 6000 di multa in abbreviato); Giuseppe Mannolo, 19 anni e 9 mesi (19 anni e 10 mesi in abbreviato);  Pasquale Gentile, 19 anni e 9 mesi (20 anni in abbreviato); Mario Mannolo, 19 anni e 3 mesi (20 anni in abbreviato); Cosimo Manetta, 11 anni e 5 mesi (11 anni e 8 mesi in abbreviato);  Daniela Mannolo, 2 anni e 10 mesi (3 anni, 4 mesi in abbreviato); Luigi Pignanelli, un anno di reclusione e 1.500 euro di multa, (9 anni e 6 mesi in abbreviato).
Confermate le condanne di Antonio Barbaro, 14 anni anni di reclusione; Domenico Basile, 4 anni, 8 mesi e 8mila euro di multa; Antonio Bevilacqua, 10 anni; Alessandro Caputo, 3 anni e 6000 euro di multa; Giacinto Castagnino, 4 anni e 18mila euro di multa; Mario Cutrì, 14 anni; Dante Mannolo,(classe ‘79), 6 anni, 8 mesi e 6000 di multa;  Fabio Mannolo, 5 anni, 4 mesi e 4000 euro di multa;  Francesco Passalacqua, 10 anni, 2 mesi e 20 giorni; Leonardo Passalacqua, 11 anni e 8 mesi;  Alessandro Perini, 11 anni e 8 mesi; Gregorio Procopio, 10 anni; Luigi Raso, 12 anni; Fiore Zoffreo, 20 anni, Leonardo Zoffreo 18 anni di reclusione, Mario Falcone, 4 anni e 4000 euro di multa.
Assolti Francesco Ribecco, Antonio Costantino, Giuseppe Costantino, Pasquale Mannolo, Lucia Mannolo, Antonio Mercurio, Vincenzo Antonio Mazzeo, Nicola Perri, Domenico Ribecco. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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