CROTONE All’indomani delle 33 condanne in Appello nel processo “Malapianta” contro la ‘ndrangheta crotonese che infestava una parte significativa del litorale, e non solo di Cutro, Giovanni Notarianni, l’imprenditore divenuto il testimone di giustizia chiave nell’inchiesta commenta così l’esito del processo: «La sentenza di ieri, quella dell’appello in abbreviato sul procedimento “Malapianta-Infectio” è una vittoria dello Stato. È una vittoria di tutti coloro che per tanti anni – tanto lunghi – hanno lavorato incessantemente e senza sosta per arrivare a questi risultati. È una vittoria di tutti coloro che nello Stato hanno creduto, non hanno mollato, hanno tenuto duro e sono stati capaci di infliggere un colpo terminale alla cosca Grande Aracri di Cutro, ai Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone; le accuse confermate di associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, minacce, violenza privata, traffico di stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno al sistema bancario e le voglio elencare tutte perché si capisca quanti sono stati i capi di imputazione – hanno permesso di liberare un pezzo importante e bellissimo della Calabria dal giogo della malavita».
«Adesso – continua Notarianni – che ho la possibilità di vivere un presente, che a lungo in momenti assai bui non avrei mai pensato di poter avere, per la prima volta, dopo tanti anni ho iniziato a pensare anche al futuro. Il mio, così come quello di un territorio unico. In questo futuro prossimo vorrei sì riappropriarmi della mia vita ma vorrei anche mettere la mia esperienza, così drammatica, così dolorosa, a disposizione degli altri. Come monito, come esempio, come arma».
«Penso – spiega ancora il testimone di giustiza – che troppo poco si sia raccontato della ’ndrangheta, che troppo poco si parli del male che fa; così come troppo poco si parla dei testimoni di giustizia e troppo poco di chi – nelle istituzioni – fa fino in fondo il suo lavoro. Adesso è il momento di compiere il passo – successivo e necessario – per far sì che il male non si ripresenti. E questo passo si può compiere solo sostenendo concretamente e definitivamente coloro che hanno lottato, resistito e, infine, vinto. Un’economia sana sul territorio ora liberato è l’antidoto per traghettare una porzione significativa della Calabria nel suo futuro. Siamo arrivati fino a qui, ora proseguiamo». (redazione@corrierecal.it)
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