CATANZARO “Il Centro Calabrese di solidarietà è storie, volti, speranze. Io nel Centro Calabrese ho imparato il senso della speranza, accogliendo, ascoltando, camminando assieme a questi volti e soprattutto riconoscendone la bellezza, facendo mia la loro storia, che è una storia che ha cambiato la mia vita”. Nelle parole intense di una figura straordinaria che per il resto del mondo è l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, ma per Catanzaro e i suoi ragazzi e le sue ragazze resta don Mimmo, c’è il senso profondo di un legame indissolubile che né il tempo né la distanza fisica saranno mai in grado di scalfire, perché costruito attraverso la sofferenza e la gioia, il dolore e la speranza. Sentimenti forti che si possono sintetizzare in una sola parola: amore autentico. Il presidente onorario del Centro Calabrese di solidarietà non è voluto mancare all’appuntamento di ieri sera, al Teatro Comunale di Catanzaro con la grande festa per il compleanno dell’Ente del Terzo settore che da 37 anni opera nel campo del disagio e dell’emarginazione giovanile, con particolare attenzione alla prevenzione, al recupero, e al reinserimento sociale di soggetti con problematiche di dipendenza patologica, ma anche di donne e minori vittime di violenza. Così come non è mancata la città – presente anche il sindaco Nicola Fiorita – che continua a dimostrare da anni il proprio legame emotivo, e fattivo, al Centro Calabrese di solidarietà. Una realtà che ha saputo insegnare senza lezioni né parole ma solo con i fatti la “logica del bene”: è così che ha voluto definire l’operatività e il radicamento dell’associazione un suo nuovo grande amico e sostenitore, monsignor Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, che ha scelto il Centro per “entrare dalla porta stretta” in occasione del suo insediamento, il 9 gennaio 2023. Da allora, Maniago ha sempre risposto all’appello della vicinanza e della presenza, affiancando presidente, direttivo, operatori e soprattutto ragazzi e ragazze ospiti, in ogni iniziativa e momento importante. La sua presenza sul palco del Teatro Comunale, ieri sera, è stata la testimonianza tangibile di un “esserci sempre”, un passaggio di testimone che però non perde il riferimento del passato per costruire il futuro. La manifestazione fa parte della campagna “Aiutaci ad Aiutare” organizzata dal Settore Fundraising, finalizzata a dare sostegno a tutte le attività del Centro Calabrese di Solidarietà per raggiungere sempre nuovi obiettivi di solidarietà e accoglienza. Sul palco, introdotti dal padrone di casa Francesco Passafaro, nonché operatore volontario del Centro, al fianco della presidente Isolina Mantelli, monsignor Battaglia e monsignor Claudio Maniago, non si sono sottratti alle domande tanto acute quanto spinose degli studenti della IV H dell’Istituto Grimaldi Pacioli di Catanzaro, guidato dalla dirigente Maria Cristina Lupia che avvicinandosi al Centro hanno espresso la volontà ad una nuova educazione al volontariato. Sul palco anche Giulia Provenzano della I G dell’istituto Fermi Scienze applicate e due giovani talenti del TeatroLAB 2 ore fuori dal mondo, la nostra scuola di Teatro, come presentatori, Mario Scozzafava e Domenico Vavalà. Momenti di intrattenimento arricchiti da Piero Dardano e Danila Oliva che hanno cantato brani molto cari proprio a don Mimmo: da “La Cura” a “Povera Patria”, fino a “Un giorno credi”: colonna sonora di una lunga storia d’amore con il Centro. “Come spiegate e cosa pensate della frase scritta sui muri di Auschwitz “Se Dio esiste dovrà chiedermi scusa”? Perché avete scelto di diventare rappresentanti della Chiesa, nonostante le atrocità del passato ma anche quelle del presente? Come vi sentite quando si scoprono casi di pedofilia”, sono solo alcune delle domande poste da Antonio, Gabriele, Giulia, Giuseppe e Alessandro a cui Maniago e Battaglia non si sono sottratti, anzi: hanno rilanciato raccontando e spiegato le ragioni di una fede che esce dalle sagrestie e solo allora diventa credibile, rimarca l’arcivescovo di Napoli, mentre Maniago sottolinea che “la chiesa siamo tutti noi”. L’importante è “non lasciarsi prendere da giudizi e pregiudizi per non perdere mai il senso della bellezza dell’incontro con l’altro”, ha detto ancora Battaglia. Tra i momenti più intensi la videochiamata a sorpresa per don Mimmo, quella di Marco, ex ospite del Centro, uno dei primi “graduati” del Centro. La sua testimonianza, a distanza, a causa di un problema di salute, è riuscita a trasmettere tutta la forza e il calore dell’esperienza vissuta con don Mimmo e con gli operatori: un bagaglio di umanità che gli ha permesso di rimettersi in cammino con una nuova consapevolezza. Quell’amore che ad Enza, altra ospite-testimone, ha consentito di “mettere leali”, restando ferma al Centro che continua a rappresentare le radici, come racconta anche Daniele Lentini che ci ha voluto mettere la faccia, testimone di una battaglia per la vita vinta grazie alla capacità di ascolto e alla dignità ritrovata. Grazie, sempre e comunque, alla grande famiglia del Centro Calabrese di solidarietà dove le “cadute” diventano opportunità di rinascita.
LA PRESIDENTE ISOLINA MANTELLI – “Un compleanno importante: 37 anni sono tanti, ma nello stesso tempo possiamo dire che il Centro è giovane perché è fatto da persone appassionate. Operatori e volontari che insieme costruiscono ogni giorno nuove frontiere e nuove risposte a fragilità emergenti – ha detto la presidente Isolina Mantelli – e lo facciamo senza giudizi, ma solo con la voglia di far vincere il bene e di prestare attenzione all’altro. Per questa serata di festa abbiamo scelto il titolo “Stare al centro” perché ci sembrava carino l’ossimoro che si crea se si pensa che il Centro calabrese di solidarietà occupa, e vuole occupare, le periferie: la presenza di questa sera dimostra che non siamo un’oasi, ma siamo al centro dell’attenzione, dell’amore, del cuore della città. Questa è l’occasione in cui chiediamo di aiutarci per aiutare: le risorse che ci giungono non sono sempre sufficienti a coprire la mole enorme di attività che svolgiamo affiancando le povertà”. La presidente Mantelli ha voluto sottolineare anche che nel corso degli anni è cambiato l’approccio alla fragilità perché si sono moltiplicati i bisogni di ascolto e affiancamento: il CCS non interviene solo sulle dipendenze ma anche nell’affiancamento alle famiglie, prima di tutto attraverso il contrasto alla povertà educativa, “tentando di diventare noi struttura educante e non solo di accoglienza”.
L’ARCIVESCOVO DI CATANZARO-SQUILLACE, CLAUDIO MANIAGO – “Credo che ci sia tanto ‘bene’ in questa città solo che rimane sommerso, è difficile che venga fuori, è tenuto un po’ troppo nascosto – ha affermato monsignor Maniago – Questa è la punta di un iceberg: è una cosa bella importante, vale la pena festeggiarne il compleanno perché può cambiare la logica della società civile. Ѐ la logica che anima il Centro Calabrese di Solidarietà: l’attenzione ai più fragile, ai più deboli. Una società che sa esprimere nei fatti, e non solo a parole, attenzione e cura, quella società può crescere, può davvero sperare in un futuro migliore. Il Centro Calabrese è un presidio importante. Rispetto alle esigenze è una piccola risposta, ma è una grande risposta se la prendiamo come il segno di una logica diversa, un modo nuovo di pensare le cose e i rapporti con le persone, e quello che deve vivere se vuole essere realmente una società civile”.
MONSIGNOR BATTAGLIA, VESCOVO DI NAPOLI – Ha sottolineato l’importanza di ascoltare i giovani e ha condiviso con loro il motivo della sua scelta di seguire il Signore affermando che “il Signore ha riempito la mia vita e per questo ho deciso di amarlo”, monsignor Battaglia che parlando del Centro Calabrese ha aggiunto ancora :“Non sono io che ho aiutato i tanti ragazzi che ho avuto modo di incontrare ma sono stati tutti gli uomini e le donne che io ho incontrato, che Dio mi ha permesso di incontrare, che hanno cambiato la mia vita e riempito di senso la bellezza del mio essere prete”. Una festa non può che concludersi con una grande torta e l’abbraccio dei ragazzi e delle ragazze ospiti del Centro che hanno ricordato dal palco quella che è la filosofia del CCS: ogni uomo è sempre portatore di enormi potenzialità, al centro dell’attenzione c’è la persona nella sua totalità, i suoi bisogni esistenziali e le sue capacità. Un ringraziamento, infine, agli sponsor e tutti coloro che volontariamente e silenziosamente hanno voluto contribuire.
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