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l’intervista

De Masi: «Sono un calabrese testardo. Non voglio pietà ma la garanzia di un futuro in Calabria» – VIDEO

Il racconto al Forum del Mezzogiorno alla Camera di Commercio. «I giovani scelgono di pagare un conto salato pur di andar via»

Pubblicato il: 19/05/2023 – 12:46
di Fabio Benincasa
De Masi: «Sono un calabrese testardo. Non voglio pietà ma la garanzia di un futuro in Calabria» – VIDEO

COSENZA Un imprenditore che ha deciso di restare in Calabria, una scelta evidentemente difficile per chi come Antonino De Masi ha pagato a caro prezzo l’opposizione ai diktat mafiosi, a chi gli chiedeva il pizzo e un pezzo della propria anima. Un «calabrese testardo», racconta al Corriere della Calabria, l’imprenditore ospite della seconda giornata del Forum del Mezzogiorno “Antonio Serra” organizzato dalla Camera di Commercio di Cosenza. De Masi si definisce «un orgoglioso calabrese» dalle «spalle larghe».

«I giovani sono disposti ad andare via»

Dopo tanti anni di battaglie anche contro le banche, De Masi non è stanco ma rivolge il suo pensiero ai giovani «di questa terra disposti a pagare il prezzo nell’andare via». «Ci sono dati molto chiari, drammatici: un milione e 100 mila persone negli ultimi 10 anni sono andati via e nei prossimi anni questa curva, questo spopolamento, si accentuerà. Chi di noi che ha due figli, oggi ambisce e spera che vadano via da questa terra». L’analisi di De Masi è cruda. «Non credo che un sistema di sovvenzioni calate dall’alto possa risolvere le sorti di questo territorio, quando mi sono trovato davanti alle aggressioni criminali avrei dovuto fare la valigia e andar via, ma sono rimasto qui perché mi ritengo un testardo calabrese e faccio la mia parte perché questo territorio possa cambiare», continua. «Ma questo territorio cambia e cambierà solo a una condizione. Le bruttezze ci stanno portando ad essere poveri». Secondo De Masi, bisogna puntare alla parità salariale tra chi lavora al Nord e chi invece lo fa al Sud. «Gli stipendi diversi sono acceleratori di povertà, quando poi accadrà che i servizi dati ai cittadini saranno proporzionali alla ricchezza dei territori questo produrrà un disequilibrio, detonando una bomba sociale devastante». «Io rivendico il diritto di combattere – conclude – di dire la mia perché da calabrese non voglio pietà, non voglio commiserazione, ma voglio la possibilità che i miei figli possano continuare a vivere qui. Io rischio la vita per questo e non lo faccio per soldi ma per l’orgoglio di essere calabrese».

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