CATANZARO Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Paolo Sirleo, applicato quale pg in Corte d’Appello, ha chiesto la conferma della condanna a 13 anni comminata in primo grado, dal Tribunale di Crotone a Carmine Greco ex comandante della Stazione forestale di Cava di Melis (nel Comune di Longobucco).
L’ex ufficiale è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento, rivelazione di segreto istruttorio e omissione d’atti d’ufficio. Secondo l’accusa Greco, che avrebbe dovuto controllare che le attività sul taglio boschivo venissero svolte nel rispetto della legge e nel rispetto del patrimonio naturale, avrebbe, invece, favorito lo scempio di ettari di bosco da parte di ditte impastate, con gli ambienti mafiosi cirotani. Tra queste le ditte Tucci, Zampelli e Spadafora, finite nella rete dell’indagine antimafia “Stige”. Bruno Tucci e Vincenzo Zampelli sono stati assolti dalla Corte d’Appello di Catanzaro da tutti i reati loro contestati il 24 settembre 2021.
Avere il monopolio delle imprese boschive era lo scopo di tali imprese che agivano con fare prevaricatorio nei confronti degli altri imprenditori e della stessa legge.
Grazie all’appoggio del maresciallo, tale cartello di imprese, secondo l’accusa, poteva svolgere attività illecite senza essere sottoposto a controlli. Greco, in qualità di comandante della Stazione di Cava di Melis, li avrebbe inoltre favoriti chiudendo un occhio in caso di segnalazione, intervenendo, semmai, per estromettere imprese concorrenti e effettuando attività di mediazione tra la ditta e coloro che volevano alienare un’area boschiva.
Un «facilitatore», «a costante disposizione degli imprenditori in “odor di mafia”». Così viene descritto l’ex comandante della stazione forestale di Cava di Melis dai giudici del Tribunale collegiale di Crotone lo hanno condannato.
Partendo da una ricostruzione cronologica delle indagini «può senz’altro affermarsi che, sin dal 2011, Carmine Greco – prima quale appartenente al Corpo Forestale dello Stato e poi quale maresciallo dei carabinieri forestali – abbia tenuto rapporti assolutamente non ortodossi e illeciti con diverse imprese boschive – e dunque con i suoi controllati – sostanziatisi in un continuo ausilio alle stesse al fine di evitare controlli della forestale e di coadiuvare gli imprenditori di volta in volta coinvolti, nonché nella rivelazione di imminenti attività di controllo di polizia giudiziaria», è scritto in sentenza dal giudice di prime cure.
In conclusione, sostiene il Tribunale di Crotone, anche se Carmine Greco non era affiliato all’associazione mafiosa «era consapevole dei metodi e dei fini della stessa, rendendosi conto dell’efficacia causale della sua attività di sostegno nella conservazione e rafforzamento della struttura organizzativa, all’interno della quale i membri effettivi potevano contare sul suo apporto vantaggioso». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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