CROTONE Mirano ai sensi i colori pastello e le atmosfere solari alla “C’era una volta… Pollon”, cartone animato dei primi anni ’80. Al terzo piano dell’ospedale di Crotone, su un muro all’ingresso del reparto di Psichiatria, è raffigurata una barchetta a vela nel mezzo di un mare azzurro e tranquillo, sospinta da un vento leggero.
Il dipinto rappresenta il tipico affaccio su un tratto di costa meridiana, suggerisce la pianta di limoni collocata nella scena, in basso a sinistra.
Semplice, d’impronta infantile, il quadro in questione dà serenità all’osservatore, spesso afflitto dall’inquietudine, di rousseauiana memoria, dell’uomo intrappolato, smarrito nello spazio sociale. Proprio di fronte, è presente un altro dipinto: una campagna pianeggiante, fiorita e in attesa dell’estate, sembra indicare il biondo scuro dell’erba rada in lontananza.
Qualche settimana fa, qui le pareti erano ancora d’un blu Dodger sbiadito, come i cieli della provincia bergamasca sui campi avvampati di granturco. Anche gli ambienti del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Crotone avevano la stessa tinta sciupata di quei cieli lombardi, segno del tempo che passa in silenzio. E i pazienti, racconta la psichiatra Letizia Tiano, direttrice della stessa Unità operativa, si annoiavano nei lunghi, interminabili pomeriggi dopo le visite del mattino.
Bisognava dunque animarne le giornate di ricovero, coinvolgere queste persone e stabilire con loro un rapporto di fiducia, un clima di confidenza costruttiva. Così, Tiano, sebbene formatasi nell’Università di Pisa secondo l’indirizzo organicista, nello scorso agosto, appena assunta la guida del reparto, ha pensato ad un progetto innovativo di riabilitazione precoce dei malati gravi, che in Italia è una rarità.
La specialista si è concentrata su alcune idee, in parte maturate a seguito di una pregressa esperienza in campo riabilitativo: cambiare l’aspetto del reparto e renderlo più accogliente e rassicurante; trattare gli acuti con i farmaci e un parallelo approccio psicologico, inclusivo e perfino ludico. Ed inoltre creare condizioni ambientali di partecipazione, di condivisione e collaborazione tra sanitari e pazienti; puntare sulle immagini, sulla musica e su altri stimoli – anche poetici e letterari – alla risposta emotiva dei ricoverati, ascoltandone il vissuto, intercettandone i bisogni e poi preparandoli a proseguire il percorso terapeutico, una volta dimessi, pure all’esterno.
La felice intuizione di Tiano è stata l’anticipo della fase riabilitativa. «È una strategia – spiega la psichiatra – per instaurare presto una relazione empatica tra chi cura e chi viene curato, che dunque percepisce di essere accolto e comincia a fidarsi; a prendere i farmaci; a tirare fuori le proprie paure, tensioni e sofferenze; a sentirsi membro di un gruppo solidale che affronta nel quotidiano i problemi emergenti». Allora, già nel settembre 2022, partì il nuovo progetto e dal lunedì fino al sabato iniziò la riabilitazione precoce dei ricoverati, che va avanti.
«Nel pomeriggio – spiega la psichiatra – serviamo una bevanda calda ai pazienti, che incontriamo in una stanza capiente, abbellita, risistemata. Questo momento è accompagnato dall’offerta di dolci, immancabili, in modo da scaldare il clima prima di avviare la psicoterapia riabilitativa o una serie di attività particolari; per esempio, il disegno musicale, nel senso che i pazienti ascoltano della musica e imprimono le loro emozioni su un foglio, che per noi diventa, tra l’altro, elemento valutativo della condizione di ciascuno».
«A queste sedute, come spettatori – continua Tiano – presenziano Oss, infermieri e addetti alle pulizie, proprio per concorrere a rasserenare i pazienti, che attorno a loro vedono attenzione, rispetto e disponibilità. Pertanto, i ricoverati si aprono all’altro e agli altri, si impegnano in una relazione autentica, priva di barriere. Abbiamo ottimi professionisti, tra cui due psicologhe in gamba, che ogni volta sanno trovare un punto di contatto. Ad esempio, la dottoressa Francesca Megna, colta l’agitazione di alcuni pazienti, un giorno s’inventò il gioco della campana, quello con il salto sui quadretti numerati, per distendere gli animi».
«Adesso – aggiunge la direttrice dell’Unità operativa – il reparto è pieno di dipinti, che abbiamo scelto insieme. Inoltre, le pareti, ritinteggiate ma di beige, sono state peraltro adornate con immagini e frasi guida significative, profonde, edificanti. Ciò è stato possibile grazie al prezioso contributo di tutto il personale interno e di 22 studenti, tramite l’alternanza scuola-lavoro, sia del liceo artistico “Pertini-Santoni” di Crotone che dell’Ipsia cittadino, “Anna Maria Barlacchi”, seguiti e incoraggiati dai loro docenti e dirigenti scolastici».
È un netto segnale che gli esempi positivi esistono anche nei servizi pubblici delle aree più svantaggiate del Mezzogiorno; quelle, come ripete il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, «sempre in fondo alle classifiche economiche ma con enormi capitali di inventiva, umanità, passione e altruismo».
Il progetto della Psichiatria ospedaliera di Crotone ha già prodotto risultati tangibili: la compliance dei pazienti e il loro più veloce miglioramento, il manifesto entusiasmo dei familiari e, soprattutto, l’utilizzo minimo della contenzione, cioè l’atto sanitario-assistenziale che, mediante specifici mezzi chimici, fisici od ambientali, evita che il malato possa nuocere a sé o ad altri.
Il progetto ha conseguito un altro merito, non meno importante: la scoperta di notevoli sensibilità poetiche tra i pazienti, come quella del giovane Matteo, il quale ha osservato che «il dolore ti fa fissare il vuoto senza speranza che si riempia», e poi ha scritto con ottimismo: «Mangerei il tuo umore quando esplodi di emozioni. Bacerei i tuoi modi di fare quando ti lasci andare. Toccherei le tue parole quando parli di psicologia e la trasformi in magia. Ascolterei il tuo battito di ciglia quando mi guardi dentro». (redazione@corrierecal.it)
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