COSENZA “Franz conza si fosse“. È la scritta in vernacolo che appare su un muro nei pressi della rotonda di piazza Europa, ripetuta, presumibilmente dallo stesso autore, a piazza Loreto. Il luogo è Cosenza e il Franz in questione, ovviamente, è il suo sindaco Caruso. Tra la rassegnazione e l’indifferenza generali, ogni tanto qualcuno, seppure con metodi furtivi, si sveglia dal torpore e dell’apatia e prova a far emergere il proprio disappunto per ciò che lo circonda e non funziona. Da mesi ormai (anche se il problema resiste da oltre un decennio) da piazza Riforma a via Roma, da piazza Loreto a via Lazio, fino a raggiungere, barcollando e non sempre con ruote e cerchioni al loro posto, via Panebianco e viale Cosmai, le strade della città dei bruzi sono letteralmente invase di buche di ogni specie e dimensione che costringono gli automobilisti a compiere pericolose manovre e improvvisi gesti tecnici da provetti slalomisti di sci alpino, allo scopo di evitare spiacevoli conseguenze per i propri mezzi. Buche piccole ed enormi, una attaccata all’altra, la maggior parte delle quali sono abbandonate al loro infausto destino per periodi illimitati e che con la vecchiaia finiscono per trasformarsi in vere e proprie voragini, profonde come il mare, e probabilmente poco degne di una città che fino a qualche tempo fa, su suggerimento di parte del suo precedente sindaco Mario Occhiuto, si autodefiniva bellissima e soprattutto europea. Se poi al problema delle buche (che rendono da nord a sud e senza respiro ogni angolo di asfalto cittadino una sorta di campo di battaglia con tanto di trincee e accampamenti improvvisati), da via delle Medaglie d’oro a viale della Repubblica, da via Romualdo Montagna a via Popilia e Caloprese, si aggiungono la sporcizia, il cattivo odore, i rifiuti mai raccolti nonostante un appalto milionario rinnovato di recente, i marciapiedi impraticabili e saltati in aria per la crescita di alberi sepolti in giovane età, e ancora il comportamento tutt’altro che sobrio di numerosi cittadini che abbandonando le proprie automobili in seconda e terza fila o sui marciapiedi per giornate intere e senza sanzione alcuna, il dado, come si tende a dire, è tratto.
L’immagine che viene fuori da questo scenario è quella di una città maltrattata e “bucata” che ogni anno, di questi tempi, le amministrazioni comunali di turno provano a mascherare tramite lavori di bitumazione del manto stradale che servono soltanto a mettere toppe fragili e momentanee su un problema molto più vasto. Un problema apparentemente di secondo o terzo piano che sembra però lasciare emergere, e non solo esteticamente, il volto decadente del capoluogo bruzio, in passato considerato l’Atene della Calabria e oggi – tra crolli e degrado in special modo in quello che dovrebbe essere il suo spazio più luminoso (il centro storico), tra teatri, planetari e spazi sociali e culturali che chiudono o faticano a resistere – sprofondato, insieme alle automobili, in una delle voragini che lo riveste. (fra.vel.)
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