CATANZARO «La cosca cirotana ha sempre controllato le elezioni a Cirò e Cirò Marina». Così parte il primo dei due verbali del neo collaboratore di giustizia Gaetano Aloe che sono stati messi agli atti del processo d’appello “Stige”.
Gaetano Aloe, 45 anni, è figlio di Nick Aloe, capo bastone assassinato nel 1987. Il collaboratore, condannato condannato a 13 anni e 4 mesi di reclusione nell’appello abbreviato di “Stige”, è anche cognato di Giuseppe Spagnolo, detto “U bandito”, uno dei vertici del clan ciritano Farao-Marincola.
Aloe spiega, rispondendo alle domande del sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio, il perché si siano guastati i rapporti tra Pino Sestino e Roberto Siciliani. Il collaboratore racconta che la sorella di Pino Sestino «ha lavorato per tempo presso la Cantina “Siciliani” gestita da Mario Siciliani».
«Il punto è che dopo un po’ Roberto Siciliani ha litigato con Pino Sestito per il fatto che ha licenziato la di lui sorella. A quel punto il dottore Parrilla, approfittando della situazione, ha dato in gestione alla sorella di Sestito il proprio Agriturismo chiamato “Donna Germana” e si è staccato da Roberto Siciliani. Per tale motivo nell’ultima tornata elettorale precedente agli arresti di Stige, Sestito, Morrone, Farao Vittorio e mio cognato Peppe Spagnolo, hanno appoggiato la candidatura di Parrilla prendendo accordi direttamente con lui».
«Il condizionamento elettorale a Ciro e Ciro Marina avviene tramite la raccolta di voti casa per casa a cui io stesso ho partecipato, promettendo posti di lavoro e benefici soprattutto alle famiglie più numerose».
«Berardi Giuseppe è stato “scelto” come candidato politico direttamente da Vittorio Farao figlio di Silvio. La cosca lo ha sempre sostenuto in ogni elezione anche quando ciascuno di noi doveva sostenere anche altri candidati».
«L’accordo con Roberto Siciliani prima, e poi con il dottore Parrilla – dice Aloe –, prevedeva la necessità di far svolgere i lavori comunali da imprenditori da noi scelti, facendo in modo che il comune fosse qualcosa ad appannaggio della consorteria. Non erano solo gli esponenti politici ad essere vicini alla cosca, ma anche i dipendenti comunali». Aloe tira in ballo anche il figlio di Salvatore Morrone, Santino, che non è implicato in questo procedimento»
«Il ragioniere Morrone pagava fatture inesistenti. Io stesso con la partita iva della mia azienda di buste di plastica, all’insaputa dei miei fratelli, mi sono fatto pagare fatture dal comune per prestazioni inesistenti. Ad esempio il figlio di questo ragioniere Morrone, Santino, lavorava fittiziamente per la Montesano Catering, che svolgeva il servizio di mensa a Ciro Marina da tempo. Santino in realtà non lavorava, se non saltuariamente, e portava il pane di Salvatore Morrone alla Montesano Catering, facendo beneficiare anche il “biondo” di questo accordo corruttivo tra la Montesano e i dipendenti comunali del comune di Ciro Marina.
L’inchiesta Stige ha coinvolto decine di imprenditori legati alla consorteria cirotana da un rapporto di do ut des. il collaboratore, in un verbale in gran parte imbiancato dagli omissis, ne cita alcuni. Su tutti aleggia la figura del boss Nicolino Grande Aracri.
«Antonio Giorgio Bevilacqua è altro imprenditore legato alla nostra consorteria per il tramite di Vittorio Farao, figlio di Silvio, che ha direttamente assunto. Tramite questa assunzione si è garantito le pretese di mazzette da parte di terzi, ha anche avuto la possibilità di espandersi nel territorio prendendo appalti e tenete conto che Vittorio Farao ha impattato per lui le pretese di Nicolino Grande Aracri».
Aloe si sofferma anche sugli imprenditori boschivi Spadafora i quali, dice, «hanno sempre abusato della protezione ndranghetistica nel senso che vi spiego. Loro erano legati a Nicolino Grande Aracri ma soprattutto a Vincenzo Santoro “u monaco” al quale elargivano denaro e ottenevano protezione e capacità di prendere appalti. Posso dirvi che si fregiavano della protezione di noi cirotani, soprattutto dei Farao, ma ricordo che una volta Vittorio Farao, figlio di Silvio, ad uno di questi Spadafora, mi pare Antonio, incontrandolo in carcere, gli rimproverava di essersi ingranditi fregiandosi della protezione dei cirotani senza mai aver portato un metro di legna a Cirò. Vi dico che al “monaco” come responsabile dei lavori boschivi in sila è stato messo da Cataldo Marincola».
«Vi posso dire – aggiunge Aloe – che la cantina di Pasquale Malena è di Farao Vittorio figlio di Silvio il quale grazie all’imposizione dei vini fatta da lui e Ciccio Castellano, lo ha risollevato anche da problemi di usura che Pasquale Malena aveva con Nardo Grigliano (non implicato in questo procedimento, ndr)».
Altri imprenditori vinicoli nominati da Aloe sono gli Zito che, secondo il collaboratore «hanno fatto un accordo con Pino Sestito. C’è stato un periodo in cui da Zito parecchi andavano a chiedere soldi lavoro e vino. I due fratelli furbamente si sono quindi associati commercialmente con Pino Sestito: hanno preso un loro vino e lo hanno etichettato come “Zu Lorenzo”. A quel punto hanno impattato ogni pretesa, fregiandosi del nome di Pino Sestito, ottenendo anche sconti commerciali quando dovevano comprare cartoni o accessori per I’imbottigliamento». (ale. tru.)
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