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l’intervista

«La cultura della prevenzione può salvare molte vite. Giusto promuoverla (anche) in Calabria»

L’oncologa Rossana Berardi racconta l’importanza degli screening e le difficoltà post-pandemia. «In regione uno sforzo importante. “La meraviglia di stare al mondo” è la strada giusta»

Pubblicato il: 23/05/2023 – 14:47
«La cultura della prevenzione può salvare molte vite. Giusto promuoverla (anche) in Calabria»

LAMEZIA TERME «Il periodo storico che stiamo vivendo ha messo chiaramente in luce la necessità di promuovere una cultura della salute che passi attraverso la prevenzione e la pandemia ha messo a dura prova il sistema sanitario, ma soprattutto l’accesso alle prestazioni di diagnosi precoce. Nel mio settore, che è quello oncologico, molti screening non hanno avuto seguito durante la pandemia, e questo ha inevitabilmente portato delle ripercussioni che oggi vediamo chiaramente. Si vedono sia nell’aumento delle diagnosi, ma soprattutto nell’aumento della fase avanzata in cui le malattie vengono diagnosticate». Rossana Berardi, oncologa ad Ancona, racconta dal proprio osservatorio uno dei nodi strategici nel settore della salute post-pandemia. Questione, quella della prevenzione, che sarà affrontata nella due giorni “La meraviglia di stare al mondo” organizzata a Vibo Valentia dal gruppo del “Corriere della Calabria. Berardi, docente ordinario di Oncologia medica all’Università Politecnica delle Marche, vanta una lunga esperienza come ricercatrice anche all’estero e fa parte del comitato scientifico strategico di One HealthOn, la rete globale della salute. Un organismo che intende favorire progetti di salute e benessere con una visione a 360 gradi, con uno sguardo sui corretti stili di vita e sullo sviluppo sostenibile. La prevenzione è, ovviamente, uno step fondamentale in tutti i ragionamenti sulla salute. Eppure gli ostacoli non mancano. «Un’altra problematica che si è evidenziata anche con l’associazione italiana di Oncologia Medica – spiega Berardi al “Corriere della Calabria” – è il ridotto accesso agli screening, anche ora che sono ripartiti. Alla luce di tutto questo, che è visibile peraltro in maniera diversa nelle diverse regioni italiane, occorre decisamente promuovere una cultura della salute e lo stiamo facendo anche attraverso il progetto One HealthOn. Cosa possiamo fare? Sicuramente modificare i nostri stili di vita, certamente accedere ai programmi di screening attualmente esistenti che sono per il tumore al seno, il tumore al colon, il tumore alla cervice uterina, e oggi anche quello al polmone. Ma naturalmente anche dare un occhio alla nostra famiglia e guardare se abbiamo una situazione di eredo-familiarità su cui la prevenzione è ancora più importante». 

Calabria indietro sugli screening. «Ma la Regione affronta il tema con determinazione»

Rispetto agli screening la Calabria è (molto) indietro. Le percentuali sono modeste, la partecipazione alla mammografia e alla ricerca del sangue occulto nelle feci nel 2021 è bassa. Lo dicono dati: bisogna recuperare migliaia di uomini e donne che non partecipano alle attività di prevenzione secondaria

Rossana Berardi

«C’è sicuramente da fare – valuta Berardi –, ma vedo che la Regione Calabria sta affrontando con determinazione un obiettivo importante, che è quello di aumentare il tasso di adesione agli screening, anche perché sappiamo benissimo che è molto più importante non ammalarsi che guarire. Se riusciamo a fare una diagnosi precoce o addirittura diagnosticare precocemente, nel mio settore, le lesioni precancerose, questo addirittura determina la possibilità di avere uno stato di salute per le persone». Il lavoro va fatto alla radice: «Bisogna partire dalla cultura della prevenzione, perché a volte non si comprende fino in fondo l’importanza di poter accedere a esami veramente fondamentali. Un modo per promuovere questa cultura è anche in qualche modo portare l’ospedale nel territorio e proprio le prossimi giorni so che in Calabria sono in programma iniziative territoriali in diverse città per promuovere un avvicinamento delle persone sia a una maggiore conoscenza dei fattori di rischio modificabili ma anche una anche possibilità di accedere a visite e consulenze gratuite che sono importanti perché le persone possano trovare vicino a casa già un punto di riferimento da cui partire per poi prendersi sempre più cura di se stesse». 

Accesso alla prevenzione tra problemi organizzativi e culturali

La scarsa adesione alle iniziative di prevenzione è più un problema organizzativo o culturale? «È evidente – spiega Berardi – che sono entrambe problematiche e i dati di accesso agli screening ci hanno mostrato come effettivamente il problema culturale sia differente tra Nord, Centro e Sud e certamente ci sia necessità di fare informazione, divulgazione ma – se vogliamo – anche formazione, soprattutto nelle regioni del Sud. Però c’è anche a volte un problema di accessibilità che riscontriamo un po’ dappertutto, anche a seguito della pandemia: non è sempre facile riuscire ad accedere in tempo veloce, utile alle prestazioni che potrebbero essere importanti da un punto di vista sanitario. Cercare di portare le stesse prestazioni, o per lo meno una parte di queste, sul territorio, può essere certamente una modalità che non sostituisce i programmi di screening ma permette di migliorare. Noi negli stessi giorni partiremo in Ancona con “Prevenzione in azione” di cui è partner il nostro progetto One HealthOn e attiveremo degli stand sul territorio non soltanto per l’ambito oncologico ma per tutte le discipline in cui davvero si può fare prevenzione: il Cardiovascolare, la Dermatologia, l’Odontoiatria. Le esperienze degli anni passati sono state eccellenti, hanno avvicinato realmente centinaia di persone che altrimenti probabilmente non avrebbero avuto questa opportunità. Da qui si parte chiaramente per fare sempre di più e sempre meglio».

«”La Meraviglia di stare al mondo” è la strada giusta»

One HealthOn è uno dei partner dell’iniziativa promossa dal gruppo del “Corriere della Calabria” il 26 e il 27 maggio. Per Berardi «è lodevole l’intento di creare una rete anche tra processioni sanitari, pazienti, cittadini, associazioni, istituzioni sanitarie e politiche ed esponenti del mondo della comunicazione che tanto può fare per divulgare messaggi importanti e positivi. Ma sottolineo anche l’importanza di collegarsi col mondo dell’imprenditoria, dello sport: so che la vostra iniziativa valorizzerà anche le eccellenze locali. Credo che questa sia la strada giusta per poter arrivare al raggiungimento di un benessere fisico emotivo e sociale che non può che far bene a tutti noi». (redazione@corrierecal.it)

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