LAMEZIA TERME A maggio 2016 Andrea Mantella decide di collaborare con la giustizia. Tremano i componenti della cosca Lo Bianco-Barba perché Mantella, prima di creare una cellula criminale autonoma, era stato un uomo della cosca di Vibo Valentia. Di più. Era il killer dei Lo Bianco-Barba, cresciuto nel brodo di coltura della consorteria fin da ragazzino. Quando si sparge la notizia della sua collaborazione scatta l’allerta tra le cosche vibonesi.
Non solo i Lo Bianco-Barba, anche i Mancuso, emerge dalle intercettazioni, hanno messo in moto i propri mezzi per cercare di scoprire in quale direzione vanno le dichiarazioni di Andrea Mantella.
Sul tema del recupero dei verbali del collaboratore il racconto di accusa e difesa si più volte scontrato nel corso del dibattimento. L’accusa inquadra il comportamento di un avvocato, Giancarlo Pittelli, accusato di concorso esterno, che risponde ai desiderata dei propri clienti che cercano verbali di Mantella coperti da segreto istruttorio. La difesa sostiene che i verbali di cui si parla erano già stati depositati agli atti di un processo ed erano, quindi, già pubblici. Nel corso della requisitoria, il pm Annamaria Frustaci afferma che la sequenza temporale delle intercettazioni mostri in maniera «lapalissiana» che la cosca Mancuso non cercava quello che aveva già – le intercettazioni omissate depositate al processo – ma «basterebbe soltanto utilizzare la logica per comprendere che l’oggetto di queste spasmodiche ricerche non è altro che qualcosa che non si ha».
L’8 agosto 2016 Pittelli incontra Pasquale Gallone, braccio destro del boss Luigi Mancuso, e un altro fedelissimo del capo cosca, Giovanni Giamborino.
Gallone fa riferimento ad alcuni esponenti della cosca Lo Bianco-Barba che sono spaventati. Pittelli chiede a Pasquale Gallone di «riferire qualcosa a Luigi Mancuso». Nel corso dell’udienza del processo Rinascita Scott il sostituto procuratore Annamaria Frustaci fa notare che in quel periodo Luigi Mancuso «si sottraeva alla notifica della misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza». In quel periodo, anziché risiedere a Limbadi, Luigi Mancuso si muoveva tra Nicotera, Limbadi, faceva degli incontri ma non si sottoponeva a questa notifica. «Gli incontri con il difensore avvenivano con il difensore che si recava in queste località per vedere il suo assistito in astratto. Ma anche in concreto direi – afferma il pm – , perché c’è un provvedimento di un Tribunale, ineseguito, perché è applicata la misura della sorveglianza speciale che non si riesce a notificare perché Luigi Mancuso si sottrae a questa notifica».
«Pittelli chiede a Gallone di riferire che “questa settimana io lavoro per vedere cosa riesco a sapere e, saputo, vengo io. Tutto quello che so glielo dico”». «Possiamo parlare di millanteria, presidente?», chiede il magistrato riferendosi alle innumerevoli tesi che si sono susseguite su questo argomento.
«Chiariamo subito: il giorno della discovery dei verbali di Andrea Mantella, con l’avviso di deposito in aula, è Pittelli che chiama Giamborino. E quello gli dice “già lo so, abbiamo abbiamo già il fascicolo degli omissis…”. Quindi è chiaro: hanno già tutto. Che cosa possono volere se ce li hanno già i fascicoli, legittimamente acquisiti? Quei fascicoli con tutti gli omissis Luigi Mancuso li aveva. Quindi non è quello che sta cercando. E non è quello che stanno cercando gli accoliti della famiglia Mancuso e gli accoliti della famiglia Lo Bianco-Barba. Noi dobbiamo decifrare il dato intercettivo leggendolo in ordine cronologico e concatenando una conversazione con un’altra. Non possiamo partire direttamente dal 12 settembre 2016».
L’accusa sostiene che per ricostruire la vicenda sia necessario partire da lontano.
«Partendo da lontano abbiamo un’iniziativa di Pittelli che contatta Giamborino, Giamborino che gli dice di avere già i verbali omissati. Comunque si incontrano a Catanzaro e l’otto agosto il vero problema esce fuori, e non è certo il verbale omissato ciò che interessa a Luigi Mancuso, avendolo già».
L’otto agosto 2016, ribadisce il pm, la risposta di Pittelli è «questa settimana io lavoro per vedere che cosa riesco a sapere e, saputo, vengo io. E tutto quello che so glielo dico».
Ancora prima: il 5 agosto 2016, Giamborino riepiloga a Gallone l’esito di un incontro avuto con Giancarlo Pittelli. «Lui alle 10 viene, doveva andare al carcere a trovare a uno. Dopo ho un appuntamento con questi qua che stanno morendo». Secondo quello che apprendono gli investigatori Pittelli doveva incontrare qualcuno del Lo Bianco-Barba nel carcere di Vibo Valentia. «Questi qua che stanno morendo» si riferirebbe proprio ai Lo Bianco-Barba.
«Di certo c’è che la conversazione che Giamborino riporta a Gallone – afferma il pm – è una conversazione che riguarda l’avvocato Pittelli che i due incontreranno alle 10:28 davanti al carcere di Vibo Valentia».
«Sono molto spaventati, tutti quanti hanno detto che rapporti con Luigi non ne hanno avuti per niente», dicono durante l’incontro riferendosi al periodo di affiliazione di Mantella coi Lo Bianco-Barba. «Quindi il tema era capire se nel periodo di affiliazione di Andrea Mantella coi Lo Bianco- Barba, la cosca avesse avuto rapporti con Luigi Mancuso. E questo è un passaggio importante perché si comprende come la fibrillazione è a 360 gradi, quindi riguarda più ‘ndrine del territorio vibonese, quelle che si sono relazionate con Andrea Mantella».
«Sì, ma lui neanche lo conosce», dice Gallone riferendosi al fatto che Mantella non ha mai avuto rapporti con Luigi Mancuso.
«Si fa anche riferimento al fatto che uscivano i reggini. Pittelli replica, “no, gli omissis sono un bordello 250 di omissis. Succede il macello, stai attento perché…”».
Secondo il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, «è centrale collegare l’espressione “tutto quello che so ve lo dico” con quello che succede il 9 agosto 2016».
Il 9 agosto 2016 Pittelli ha un contatto con l’utenza di Michele Marinaro, finanziere in servizio alla Dia di Catanzaro. Sono contatti brevi probabilmente propedeutici ad incontri.
Infine, il 5 settembre 2016, Giovanni Giamborino incontra Francesco Basile e il tema verte sulla collaborazione di Andrea Mantella. «Ma ti ha dato queste carte – dice Basile – per sapere se c’era qualche altro… cavolo… che ci riguarda?»
Giamborino risponde: «Gliele portava domani a lui», precisando che l’incontro poteva essere rinviato.
Un dato è certo «quel giorno stesso» Michele Marinaro e Giancarlo Pittelli si sentono. Il dato freddo dei tabulati si intreccia con le conversazioni intercettate, in particolare con l’affermazione di Pittelli che asserisce: «Questa settimana io lavoro per vedere che cosa riesco a sapere e, saputo, vengo io. E tutto quello che so glielo dico».
«A me sembra di lapalissiana evidenza – afferma il pm Frustaci – che l’oggetto della ricerca non è ciò che si ha già. Che cosa ci può dare l’avvocato Pittelli se è qualcosa che io già possiedo? Perché devo fare in modo che si metta al lavoro per sapere se io già dispongo dell’oggetto del mio interesse? Basterebbe soltanto utilizzare la logica per comprendere che l’oggetto di queste spasmodiche ricerche non è altro che qualcosa che non si ha». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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