ROMA 28 miliardi tra strade e autostrade in Sicilia e 28 miliardi in Calabria. È l’annuncio fatto dal ministro delle Infrastrutture e senatore della Lega, Matteo Salvini intervenendo oggi in Aula sul dl Ponte. «Oggi – ha detto Salvini – è una giornata rilevante. Torno a ieri, quando la sinistra ci voleva convincere che non avremmo potuto e dovuto procedere alla discussione di questo decreto. Vi ricordo che (con la pregiudiziale di costituzionalità presentata ieri da Avs e poi respinta, ndr) non avete mancato di rispetto a me, il decreto è stato emanato dal presidente della Repubblica, Mattarella. Quindi per dubbi e rilievi rivolgersi al Colle che ha tutti gli elementi di garanzia e superiorità e che può decidere cosa si può fare e cosa no».
«Capisco il nervosismo, visto che dopo 69 anni di chiacchiere noi facciamo quello che non avete fatto voi…», ha detto poi il ministro rivolgendosi alle opposizioni e interrompendosi più volte per il rumorio e i dissensi espressi in Aula dai banchi del centrosinistra. Quindi ha ripreso dicendo: «Se interessa, replico. Sennò vi lascio alle vostre certezze» e «comunque io parlo a chi vuole sentire». Salvini ha citato «la mole di investimenti che sono già cantierati o che saranno cantierati in Sicilia e in Calabria e che non hanno precedenti nella storia repubblicana. Sono 28 miliardi tra strade e autostrade in Sicilia e 28 miliardi in Calabria. Da questo si parte, da un investimento che non ha uguali».
«Le stime parlano, nell’arco del tempo, a lavorazione ultimata, di 100.000 posti di lavoro vero, fra Sicilia e Calabria. Non redditi di cittadinanza dati una tantum ma 100.000 posti di lavoro vero, fra Sicilia e Calabria», ha detto ancora Salvini, nel suo intervento al Senato sul decreto sul ponte. E ha concluso: «Siamo in grado di contrastare le infiltrazioni mafiose? Sì, io mi fido della magistratura, delle forze dell’ordine e anche dei giornalisti di inchiesta italiani».
Al ministro Matteo Salvini ha replicato il senatore del Pd, Dario Parrini: «Non si cita il presidente della Repubblica – ha detto – per usarlo come clava contro le opposizioni e non si cita per dire una cosa che non sta in piedi». «Poco fa è avvenuta una cosa gravissima in quest’aula», ha premesso Parrini rimarcando che «il presidente della Repubblica non va tirato in ballo né usato come paravento per gli attacchi dell’opposizione. Questo va fortemente censurato». Quindi ha spiegato che «il fatto che una legge sia promulgata dal presidente della Repubblica e firmato da lui non impedisce che quell’atto successivamente possa essere portato all’attenzione della Corte costituzionale che esercita il controllo sulle leggi. Altrimenti non avrebbe senso di esistere».
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