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il processo

La fuga di un 20enne dal carcere di Cosenza. «Era accovacciato, poi è scomparso dal monitor»

In tribunale, la ricostruzione degli istanti precedenti la fuga di Amadou Coulibally. Evaso nel maggio del 2019

Pubblicato il: 24/05/2023 – 8:31
La fuga di un 20enne dal carcere di Cosenza. «Era accovacciato, poi è scomparso dal monitor»

COSENZA «Accovacciato in attesa di fuggire». I minuti precedenti la fuga dal carcere di Cosenza di Amadou Coulibaly, vengono esaminati in aula la Tribunale di Cosenza. Il 20enne di origini africane, aveva messo a ferro e fuoco la città dei bruzi nel maggio del 2019. Riuscendo incredibilmente ad eludere la sorveglianza, era evaso dal carcere “Sergio Cosmai” di Cosenza salvo poi essere rintracciato ed arrestato dopo 12 ore di controlli serrati del territorio da parte delle forze dell’ordine e ad appena qualche chilometro dalla casa circondariale dove era detenuto da una settimana. Ad ammanettare il fuggiasco su via Sertorio Quattro mani è Luca Tavernise, ispettore della Polizia Locale di Cosenza dopo una rincorsa rocambolesca iniziata sulle rive del fiume Crati e terminata solo qualche minuto dopo, vicino a Palazzo dei Bruzi. Amadou Coulibaly, stando alle prime ricostruzioni, avrebbe approfittato della penombra per spostarsi dalla fitta vegetazione degli argini del fiume dove con ogni probabilità è rimasto nascosto per tutta la giornata di domenica.
Ad accorgersi della sua presenza un residente del quartiere di origini rumene, che accortosi della vistosa maglia gialla indossata dall’evaso ha subito allertato le forze dell’ordine. La richiesta d’aiuto però non è passata inosservata al giovane fuggitivo che fiutato il pericolo ha pensato che l’unica soluzione sarebbe stata di sfruttare agilità e velocità per seminare tutti. A lanciarsi all’inseguimento, insieme all’uomo che lo ha avvistato, anche altri due giovani cosentini.

Il processo

Resta da chiarire in che modo il giovane abbia superato il muro di cinta che separa il carcere dal resto della città. In aula, il pm e il giudice provano a sollecitare i testimoni chiamati a ricostruire l’accaduto. «Ero addetto alla vigilanza dei passeggi della media sicurezza», racconta un agente della penitenziaria in servizio al carcere di Cosenza. «Un collega si è staccato per fare svolgere la messa domenicale. L’imputato (Coulibaly) era al piano terra della media sicurezza e non è andato a messa, restando nell’area del passeggio. Era solo». Cosa è successo dopo? «Ho fatto uscire il primo e il secondo piano. Ed ha approfittato per saltare». Come è stato possibile? Chiede il giudice.

Amadou Coulibaly

E l’agente risponde: «I locali adibiti al passeggio sono uno accanto all’altro ed è impossibile controllare tutti e tre i monitor simultaneamente. Coulibaly era rimasto solo e quando sono andato a controllare mi sono accorto che non c’era. Pensavo fosse nascosto in bagno, ma non trovandolo ho capito fosse evaso. Io non ho visto come è evaso. Poi abbiamo dato l’allarme». Il giovane approfittando dell’ora d’aria prevista per le 9.15 del mattino, si sarebbe prima arrampicato sfruttando un deposito degli attrezzi e poi fino alla parte alta della cinta muraria. Arrivato in cima, sarebbe saltato giù. A Cosenza, era stato arrivato dalla casa circondariale di Arghillà dove era stato rinchiuso dopo una condanna fino al 2023 per rissa e lesioni.

La cattura

Prima la fuga, la corsa verso un luogo “sicuro”, poi il nascondiglio nella parte vecchia della città prima della cattura. E’ un agente delle forze dell’ordine a fornire dettagli sull’arresto del 20enne africano. «L’ho visto dopo la cattura, sono stato informato dal comandante ed ho partecipato alle indagini di ricerca. Siamo arrivati a lui grazie a tante fonti confidenziali ed abbiamo capito si fosse nascosto al centro storico. In poche ore è stato arrestato dai colleghi». (f.b.)

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