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il convegno

«Necessario un piano pluriennale di interventi». Il Ponte sullo Stretto al centro di un dibattito tecnico (e politico)

Il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi Violo a Reggio: «Calabria molto esposta ai rischi naturali. Bisogna mitigarli»

Pubblicato il: 25/05/2023 – 19:55
di Mariateresa Ripolo
«Necessario un piano pluriennale di interventi». Il Ponte sullo Stretto al centro di un dibattito tecnico (e politico)

REGGIO CALABRIA Un confronto aperto tra professionisti, tecnici, mondo accademico e della ricerca, con la presenza di autorità politiche, sugli aspetti geologici, sismici e normativi di opere infrastrutturali complesse nell’area dello Stretto di Messina. Il riferimento è ovviamente alla tanto discussa opera che porterà – almeno secondo il programma (e le speranze) del ministro Matteo Salvini – alla realizzazione del collegamento tra Calabria e Sicilia attraverso quello che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha definito «una delle opere di ingegneria più ambiziose al mondo».
Nel corso della prima giornata del convegno organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi, dalla Fondazione Centro Studi del CNG e dagli Ordini regionali dei Geologi di Calabria e Sicilia all’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria – la seconda giornata si terrà domani a Messina – sono stati diversi gli interventi e i temi affrontati per cercare di comprendere appieno, attraverso l’apporto di esperti, il contesto all’interno del quale si andrebbe ad inserire un’opera che avrà certamente un enorme impatto sul territorio. Se positivo o negativo sono le varie posizioni a dirlo, e non solo politiche. Sono forse necessari altri approfondimenti su un’area che i geologi definiscono «complessa» come quella dello Stretto? Il ponte basterà a far diventare la Calabria e la Sicilia la «porta dell’Europa sul Mediterraneo»?

Lo scontro politico: «Alta velocità, Statale 106, Porto di Gioia Tauro infrastrutture strategiche»

«Non è un unicum, ma una parte del tutto», dice Salvini a quanti contestano la realizzazione di un ponte che potrebbe rappresentare – a detta del Partito Democratico che nei giorni scorsi si è riunito proprio a Villa San Giovanni per discuterne – «una cattedrale nel deserto». Dal punto di vista politico lo scontro è acceso e anche la posizione di chi amministra quotidianamente i singoli territori è chiara. Come quella del sindaco facente funzioni della Città metropolitana Carmelo Versace: «L’alta velocità, la Statale 106 o lo sviluppo del Porto di Gioia Tauro non possono essere considerate opere compensative, ma infrastrutture strategiche inserite nel più ampio contesto del Ponte sullo Stretto», ha detto Versace replicando all’intervento di Salvini che ha parlato di una «visione d’insieme» e «opere compensative» riferendosi alla realizzazione di «strade, autostrade, infrastrutture ferroviarie». «Parlare di opere compensative – ha continuato Versace – rischia di screditare il lavoro e la dignità di chi, da anni, lavora per lo sviluppo del territorio. Allo stesso modo, la vecchia “Società dello Stretto di Messina”, rimessa in piedi col decreto appena passato in Senato, deve necessariamente contemplare al suo interno anche le istituzioni locali. La strategia complessiva che interessa l’opera, infatti, ha bisogno della più ampia condivisione e partecipazione».

Violo: «Bisogna lavorare con un piano pluriennale di interventi»

Arcangelo Francesco Violo, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi

«È un tema importante che noi vogliamo affrontare dal punto di vista tecnico-scientifico», spiega al Corriere della Calabria il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Arcangelo Francesco Violo. «Si tratta di un’opera complessa – aggiunge – che tra l’altro si inserisce in un territorio, in un’area che è quella dello Stretto di Messina, con particolari caratteristiche geologiche e sappiamo essere un territorio un’area ad elevato rischio sismico. Noi su questo vogliamo fare appunto degli approfondimenti tecnici scevri da ogni pregiudizio politico perché la categoria professionale dei geologi vuole dare proprio il contributo per i necessari aggiornamenti che ci vogliono per ricostruire e usare per la progettazione ingegneristica a modelli geologici, geomorfologici e sismici affidabili. Il ponte sarà sicuramente un’opera infrastrutturale utile, ma dev’essere un’opera di completamento. Sarà utile solo se verranno realizzate tutte le opere infrastrutturali a corredo: pensiamo ad esempio all’alta velocità ferroviaria». Violo ha quindi posto l’accento sull’importanza di avere «un territorio stabile e sicuro per poter costruire queste infrastrutture»: «Bisogna lavorare con un piano pluriennale di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico che preveda anche attività di tipo strutturale e la necessità che hanno anche queste regioni di un aggiornamento continuo dei piani territoriali, dei piani urbanistici, dei piani di assetto idrogeologico ma anche dei piani di emergenza, perché sappiamo quant’è importante l’informazione dei cittadini per questi eventi, per poter adottare le corrette procedure di autoprotezione».

Ponte e non solo. «La Calabria una regione molto esposta ai rischi naturali. Necessario mitigarli»

Ponte sullo Stretto, infrastrutture e non solo. Il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, ai nostri microfoni, ha messo in luce problemi e fenomeni che insistono al Sud e in particolare in Calabria, «una regione molto esposta ai rischi naturali». «Purtroppo la situazione si aggrava – afferma Violo – perché vediamo una maggiore frequenza di eventi meteorici estremi che tra l’altro vanno a impattare un territorio che è intrinsecamente fragile. La pianificazione urbanistica è stata una pianificazione nei, decenni scorsi, molto disordinata, che è andata a costruire dove non si doveva proprio per le pericolosità geologiche. E quindi questo aggrava molto l’impatto di questi eventi meteorici sul territorio. Noi – ha aggiunto Violo – vogliamo dare questo messaggio: la geologia è importante perché crea e indirizza la progettazione in un momento in cui c’è una grande disponibilità di risorse finanziarie che sono destinate all’infrastrutturazione. Ma noi pensiamo anche ad altri settori, come il settore idrico. Un problema che attanaglia tutta l’Italia, soprattutto Calabria e Sicilia, è quello di un corretto uso delle risorse idriche. Sappiamo quanti comuni ancora per periodi lunghi rimangono senza acqua neo rubinetti. Ma pensiamo alle problematiche ambientali, come quelle delle bonifiche dei siti contaminati, al problema della depurazione. Quindi diciamo che il ponte sì, è un’opera importante in un quadro di ammodernamento del sistema infrastrutturale di queste regioni, dell’Italia intera, però bisogna, accanto a queste, rendere più sicuro, ridurre i rischi geologici, il rischio idrogeologico, il rischio idraulico, il rischio erosione costiera, il rischio sismico. Sono anche queste le grandi opere che servono al nostro Paese». (redazione@corrierecal.it)

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