Mentre sono chiarissime le intenzioni della maggioranza e dell’attuale sindaca sul Psc, diventa assordante e intollerabile il perdurante silenzio dell’amministrazione sull’ormai imminente avvio anche del processo “Reset”. E’ stata fissata per il 9 giugno prossimo, nell’aula bunker di Lamezia Terme, l’udienza preliminare del maxi-processo “Reset” che vede coinvolti diverse centinaia di imputati e le organizzazioni criminali operanti nell’area urbana. L’indagine della Dda di Catanzaro traccia un quadro gravissimo per la dimensione del fenomeno criminale e per la pervasività delle cosche nel tessuto sociale, in particolar modo nel territorio rendese. I capi di imputazione formulati a carico degli oltre 200 imputati – sulla base di una complessa attività di indagine partita nel 2017 – se è vero che dovranno essere accertati nel processo e che vale sempre la presunzione di innocenza per tutti gli indagati, è altrettanto vero però che allo stato prospettano una situazione tale da imporre una presa di posizione forte ed inequivoca da parte del comune di Rende, che nel processo è espressamente individuato come parte offesa e che ha la possibilità (e la necessità) di costituirsi parte civile il prossimo 9 giugno. Eppure nessun confronto in consiglio comunale è stato avviato dalla Sindaca o dal Presidente del Consiglio Morrone e nessuna richiesta hanno indirizzato alla Commissione consiliare Affari Istituzionali circa il da farsi a seguito della fissazione d’udienza preliminare. E ancora, nessun riscontro ha avuto la nota stampa con l’invito rivolto alla sindaca dagli attivisti del Movimento 5 stelle di Rende, ormai oltre una settimana fa. Abbiamo atteso confidando si potesse aprire un confronto sul tema e che fosse resa pubblica (e partecipata alla cittadinanza) la posizione della Sindaca e le ragioni della scelta. Siamo certi che l’attuale sindaca abbia ben presente che altri non rappresenta che il Comune di Rende e altro non deve fare che tutelare, in ogni sede e prima di tutto, l’interesse dell’intera cittadinanza. La ristrettezza dei tempi, per i pochi giorni che ci separano dall’inizio del processo, ci costringe a dire che è necessario e urgente che la questione irrompa nel dibattito politico, visto che il Psc rischia di distrarre (forse neppure del tutto causalmente) dalla necessità che il comune di Rende prenda posizione, e lo faccia subito senza tentennamenti. Il silenzio su questo tema, se per un verso tradisce un comprensibile imbarazzo della maggioranza (considerato che anche il sindaco sospeso ed un suo assessore di lungo corso risultano imputati nel processo “Reset”), per l’altro, risulta perfino più pericolosa questa inerzia, questa assenza di dibattito e questa “dimenticanza”, potendosi interpretare come segno di indifferenza che Rende non può permettersi soprattutto in questo momento. Non sottovaluti la maggioranza che il Comune di Rende – oltre che essere parte offesa nel processo – è anche in attesa di conoscere la decisione del Governo – con il rischio gravissimo che si decreti lo scioglimento dell’Ente per infiltrazioni mafiose. Non discuterne subito equivarrebbe a negare l’esistenza stessa e la gravità del fenomeno criminale che notoriamente frena ogni potenzialità di sviluppo, devasta e saccheggia e impedisce la crescita sociale e culturale di ogni comunità. Una istituzione come Rende non può che essere contro ogni mafia, non ci sono alternative, in nessun caso. Per non dire, anche, come non costituirsi parte civile in questo particolare caso potrebbe pesare moltissimo sia sulla decisione del governo se sciogliere o meno l’Ente comunale, e perfino, com’è facile comprendere, peserebbe moltissimo anche in una impugnazione avverso l’eventuale decreto di scioglimento per infiltrazione mafiosa, ove malauguratamente fosse questa la scelta del Governo. In ultimo è superfluo ribadire che l’eventuale costituzione di parte civile se segna la lontananza dell’Ente da certi ambienti, nessun pregiudizio può arrecare a quegli imputati che si professano innocenti e che risulteranno tali alla fine del processo con l’assoluzione da ogni accusa. Faccia la sindaca tutto ciò che occorre e lo faccia immediatamente, dica la sua, apra un dibattito, convochi un consiglio urgente sul punto, ma esca da questo silenzio, non le appartiene per cultura, per storia personale e, soprattutto, ben sa che non appartiene alla comunità che oggi guida e rappresenta.
* Consigliere comunale – “Rende per Rende”
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