Il Ponte sullo Stretto è un progetto tra i più controversi della storia d’Italia che l’ultima volta è stato bloccato dal governo Monti nel 2012. Proprio da quell’iniziativa ripresero le idee per costruire una grande opera che congiungesse la sponda Calabrese a quella Siciliana per accorciare i tempi di percorrenza nell’attraversamento dello “Stretto”.
Nelle intenzioni del governo Meloni, sotto pressione della Lega, Il decreto è stato inserito nella Gazzetta ufficiale ed è in lavorazione in Parlamento con l’intento di farlo convertire in legge.
L’iter prevede che il Parlamento approvi un decreto per la ricostituzione della società “Stretto di Messina Spa” nata nel 1981 e messa in liquidazione, dopo alcuni decenni, nel 2013.
Secondo il progetto, il ponte sarebbe il più lungo al mondo tra quelli a campata unica, un’opera discussa il cui progetto ha una storia di continui rinvii, tra pro e contro alla costruzione. Questa volta è previsto che Il progetto esecutivo debba essere approvato entro il 31 luglio 2024, e da quel momento saranno necessari circa sette anni di lavori per vedere realizzata una struttura lunga 3,6 chilometri e larga 60 metri, sorretta da due piloni (uno in Sicilia e uno in Calabria) alti circa 400 metri per tenere due cavi di acciaio, senza alcun sostegno in mezzo.
Solo nel 1981 fu creata dal Governo, allora presieduto da Forlani, la “Società Stretto di Messina SpA”. Nel 2001, durante la campagna elettorale Silvio Berlusconi disse che i lavori sarebbero ripresi sotto un suo eventuale governo e che sarebbero finiti entro il 2012.
Nel 2012, sempre durante il governo Berlusconi, la società “Eurolink”, guidata dalla società “Salini-Impregilo” vinse la gara per realizzare l’opera al costo di 6,16 miliardi di Euro e venne steso un piano finanziario. Passarono anni perché il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici desse il parere.
Nel 2008 il governo Prodi fermò il progetto a causa dei dubbi che si addensavano sulla parte tecnica del progetto medesimo. Ma anche sui rischi sismici e, non ultima, sulla effettiva utilità dell’opera.
Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina subì un altro blocco nel 2012 con il Governo Monti e la “Società Stretto di Messina” fu messa in liquidazione. Ne conseguì che i contratti furono sospesi anche a seguito di una causa legale che non si tenne mai perché prevalsero accordi tra la “Stretto di Messina” e i vertici di “Impregilo”. Si è giunti così al mese di marzo 2022 allorché è stato deciso un nuovo studio di fattibilità. Il 16 marzo 2023 il Governo Meloni ha riavviato la progettazione del Ponte.
Salvini che ha stimato che il ponte sarà percorribile nel 2032, continua ad insiste sulla realizzazione dell’opera che definisce «la più grande opera green al mondo». Tra i punti a favore del ponte citati da Salvini c’è l’impatto sulle emissioni inquinanti. E aggiunge: «Si risparmieranno almeno 140 mila tonnellate di CO2 nell’aria e si ripulirà il canale di Sicilia».
Di contro, esperti e cittadini pongono una domanda: serve davvero il ponte sullo Stretto di Messina se le tratte ferroviarie in Sicilia e Calabria continuano ad essere da “terzo Mondo”? Forse sarebbe opportuno che prima del “Ponte” si pensasse al rifacimento delle tratte ferroviarie, almeno di quelle “principali”, sia in Sicilia che in Calabria, per portare anche in queste regioni l’alta velocità. Senza, anche il “Ponte” sullo Stretto di Messina, non avrebbe senso.
*giornalista
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