BOLOGNA «Le mafie non si fermano di fronte a nulla. Non si sono fatte intimorire dal Covid e nemmeno le alluvioni sono riuscite a bloccarle. Mentre migliaia di volontari erano e sono impegnati nelle operazioni di soccorso, i criminali hanno continuato a contaminare il territorio tessendo la tela dei loro affari illeciti. Se da un lato nelle operazioni di soccorso alle popolazioni alluvionate abbiamo quotidianamente impiegato 4 mezzi aerei e 180 finanzieri, che hanno tratto in salvo 986 persone, all’operazione odierna hanno contribuito 160 militari con un mezzo aereo». Ivano Maccani, comandante regionale della Guardia di Finanza dell’Emilia Romagna, mette in parallelo l’operazione che ha colpito i narcos della ‘ndrangheta con lo sforzo per i soccorsi dopo l’alluvione. La contaminazione mafiosa continua, sotto traccia, a “sporcare” tutto. E macina milioni di euro anche se il capo è latitante. Mentre si nascondeva, Giuseppe Romeo era in grado di gestire centinaia di chili di droga ogni mese dei cartelli sudamericani (fra cui il Primeiro Comando da Capital brasiliano e organizzazioni criminali colombiane, peruviane, messicane e boliviane) e con alcuni altri latitanti italiani.
Una delle più proficue collaborazioni instaurata era quella con un’organizzazione brasiliana, probabilmente legata al Pcc, capeggiata da tale “GT” ed in grado di gestire la produzione e il trasporto di grandi quantità di cocaina. Il rapporto di collaborazione con l’organizzazione era talmente stretto che “GT” aveva inviato in Italia alcuni suoi uomini per coadiuvare Romeo nella lavorazione dello stupefacente: ciò in ragione del fatto che, per rendere ancor più difficile la rilevazione della sostanza in caso di eventuali controlli, la stessa veniva inviata in una forma ancora “polverosa”, “grezza”, in sacchi da 20 chilogrammi ciascuno.
L’inchiesta ricostruisce un episodio ritenuto «rilevante» che risale a fine gennaio 2020, quando Romeo aveva mediato l’acquisto da ”GT” di una partita di 300 chilogrammi di cocaina che sarebbe dovuta partire dal porto di Callao, in Perù, e giungere in Belgio a un gruppo di serbi. A riprova della sua serietà, Romeo aveva inviato un suo cugino in Belgio (che sarebbe rimasto con gli acquirenti fino al buon esito della compravendita) e, pretendendo medesima garanzia dal gruppo brasiliano, al quale aveva già pagato 450mila dollari per l’uscita della droga dal porto, pretendeva di avere in Belgio il cugino di tale “Daddy”, uomo di fiducia di un soggetto chiamato “Super”, al fine di trattenerlo fintanto che la droga non fosse entrata in acque internazionali.
La droga, che “Super” (il nick nel sistema di comunicazioni criptato Sky Ecc) ed i suoi uomini avevano assicurato essere «già in acqua» (imbarcata su una nave e già fuori dalle acque nazionali), era stata tuttavia sequestrata al porto. La vicenda scatena il caos: Romeo, sentendosi truffato dai portuali brasiliani e col cugino in mano ai serbi, chiedeva che gli venissero immediatamente restituiti i soldi e nel contempo che gli venisse offerta la testa del responsabile. È la conclusione di quattro mesi di trattative che finiscono malissimo e vengono tradotti in una serie di messaggi «dai quali emergevano chiaramente delle “dichiarazioni di guerra” tra le varie organizzazioni e quindi, di conseguenza, la conclusione dell’allora stabile collaborazione». Con mezzo milione di euro in ballo la guerra è dietro l’angolo.
In carcere:
Francesco Barbera, Rizziconi, 1970
Simone Bumbaca, Roma, 1995
Giuseppe Cardaciotto, Cinquefrondi, 1989
Giuseppe Cistaro, Crotone, 1979
Giuseppe Condello, Taurianova, 1970
Franco Cosentino, Cirò Marina, 1974
Niko Costanzo, Catanzaro, 1994
Pietro Costanzo, Catanzaro, 1992
Rosario Costanzo, Petilia Policastro, 1964
Alessio Drago, Cariati, 1993
Claudio Fava, Scandiano, 1982
Vincenzo Ferrinda, Oppido Mamertina, 1982
Luca Frustino, Cariati, 1985
Giovanni Generoso, Guastalla, 1994
Fortunato Giorgi, San Luca, 1965
Giuseppe Giorgi, Melito di Porto Salvo, 1996
Giuseppe Giorgi, La Louvriere (Belgio), 2000
Nertil Hoxhai, Albania, 1985
Gennaro Leonetti, Cariati, 1987
Massimiliano Masi, Roma, 1981
Antonino Modafferi, Reggio Calabria, 1980
Domenico Napoli, Locri, 1986
Raffaele Oppido, Crotone, 1993
Salvatore Oppido, Crotone, 1990
Daniele Pezzella, Napoli, 1979
Francesco Procopio, Cariati, 1983
Ervin Proshka, Rrogozhine (Albania), 1991
Giuseppe Romeo, Locri, 1986
Costanzo Sanna, Sassari, 1963
Michele Saracino, Cerignola, 1991
Gabriele Scarantino, Scandiano, 1990
Reshit Seferi, Rrogozhine, 1991
Francesco Silipo, Crotone, 1988
Ankeloid Tuci, Albania, 1982
Francesco Ventura, Isola Capo Rizzuto, 1979
Arresti domiciliari:
Nunzio Carobene, Casavatore, 1978
Marco Caprioli, Leno, 1981
Cataldino Malena, Crotone, 1988
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