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il processo

Foggetti: «Ho fatto fare la campagna elettorale a Castrolibero ed hanno vinto»

Il pentito “svela” i dettagli del presunto patto stipulato con Orlandino Greco e Aldo Figliuzzi nelle amministrative del 2003 e 2008

Pubblicato il: 30/05/2023 – 16:49
di Fabio Benincasa
Foggetti: «Ho fatto fare la campagna elettorale a Castrolibero ed hanno vinto»

COSENZA Un «fiore» (una dazione) da 20.000 euro, l’assunzione di alcuni soggetti in una cooperativa comunale e una fetta di alcuni appalti pubblici. Si muove su queste tre direttrici il presunto accordo stipulato tra Orlandino Greco e Aldo Figliuzzi e la cosca “Bella Bella” e il gruppo criminale “Rango-Zingari“. L’attuale (recentemente rieletto) sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco, è imputato insieme all’ex vicesindaco Aldo Figliuzzi in un processo in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Cosenza con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale e voto di scambio. Secondo le contestazioni, Greco – già consigliere regionale del centrosinistra, sindaco di Castrolibero, ex consigliere provinciale ed esponente di IdM – e Figliuzzi – ex vicesindaco e assessore comunale di Castrolibero – dovrebbero i loro successi elettorali al sostegno ottenuto, in cambio di soldi e posti di lavoro promessi e concessi agli uomini dei clan cosentini.

«La cosca aveva rapporti con i due politici»

Questa mattina, in aula, il collaboratore di giustizia Ernesto Foggetti (in videocollegamento) ha risposto alle domande del pubblico ministero e si è sottoposto al controesame delle difese. Dopo aver ribadito l’appartenenza, fino al pentimento, alla cosca Bruni (dal 2003 al 2013) Foggetti precisa di non essersi mai affiliato perché avrebbe «dovuto compiere fatti di sangue». Sui due imputati, il pentito dichiara di conoscere Aldo Figliuzzi «da quando ero piccolo perché mio padre praticava il comune di Castrolibero». «Aldo Figliuzzi aveva un negozio di animali a Castrolibero poi ha deciso di fare politica insieme ad Orlandino Greco». Il collaboratore di giustizia sostiene di avere informazioni riguardo due tornate elettorali, quella del 2003 e quella del 2008, e che «la cosca aveva rapporti con i due politici».

La campagna elettorale del 2003

Nel 2003, Foggetti aveva appena 15 anni. E’ lo stesso pentito ad ammettere di non avere avuto un ruolo determinante nel presunto patto stipulato a sostegno della candidatura di Greco. «Ero troppo giovane, della campagna elettorale si occupò mio padre con un’altra persona vicina a noi, facendo si che Orlandino Greco diventasse sindaco. È stata una campagna elettorale gestita dalla mia famiglia», continua il testimone. Che aggiunge: «Venivano all’autolavaggio dove eravamo noi per incontrarci ed abbiamo anche attaccato i cartelloni elettorali. Dovevamo appoggiare questi soggetti per farli eleggere».

La campagna elettorale del 2008

Sarebbe stato diverso l’apporto fornito da Ernesto Foggetti nella campagna elettorale del 2008. Stando al racconto fornito, in aula, dal pentito quella fu una campagna «vissuta personalmente, avevo un ruolo diverso rispetto a prima ed ero io stesso a parlare con le persone. La campagna elettorale l’ho fatta fare a Castrolibero ed hanno vinto grazie a me», dice Foggetti. Il pm chiede lumi sul presunto accordo tra le parti. «C’è stato un accordo economico che è stato rispettato. E’ maturato dopo diversi incontri, sono venuti da me sia Orlandino Greco che Aldo Figliuzzi». Nel verbale reso ai magistrati della Dda però Foggetti cita solo Figliuzzi. Sul punto arriva la precisazione del teste: «E’ vero, ma poi ho parlato con tutti e due». Quali erano le richieste pervenute? «Aldo Figliuzzi mi chiedeva di appoggiare la campagna elettorale perché ne avremmo tratto beneficio. Risposi che non c’era problema. In quel periodo – continua – potevo decidere ed ho parlato con Michele Bruni perché il capo doveva sapere tutto e lui mi diede l’assenso».

Il «fiore», le assunzioni e gli appalti

Tornando al presunto accordo «consisteva nell’avere assunzioni nella cooperativa e del denaro che è stato consegnato dopo la vittoria delle elezioni». Di quale cifra parliamo? «La cifra era 20.000 euro. Il denaro è stato consegnato in una busta da sottovuoto, portato da un signore che guidava una Alfa grigia. Era l’autista di Greco, lo vedevo sempre con lui», aggiunge Foggetti che poi chiosa: «I soldi non ricordo se li ho consegnati a Michele Bruni o a Fabio Bruni».
Il pubblico ministero, continua ad “indagare” sulla natura del presunto accordo. L’attenzione si sposta sul capitolo delle assunzioni. «C’era l’accordo che dopo la vittoria avrebbero assunto noi in una cooperativa – spiega Foggetti – ma poi c’è stato un problema ed hanno assunto solo una parte dei nostri appartenenti. Erano assunti, ma non svolgevano nessuna mansione. Si mettevano la tuta e basta». Si spieghi meglio, interviene il pm. «Venivano retribuiti, però venivano richiamati perché tante volte non si recavano sul posto di lavoro o facevano ritardo. Spesso sono intervenuto per chiedere di avere rispetto del lavoro». Il lassismo palesato dagli assunti sarebbe stato mal digerito da Figliuzzi che -secondo Foggetti – si sarebbe «lamentato».
L’ultimo punto oggetto di interesse del pm intento a ricostruire i dettagli del presunto patto siglato tra la mala bruzia e i candidati riguarda la promessa di una fetta in alcuni appalti comunali. «C’erano dei lavori pubblici da fare con ditte che mettevamo noi – precisa il pentito – Figliuzzi e Greco avevano parlato di lavori pubblici, mi ricordo di un lavoro di illuminazione che si doveva fare». Il pm ricorda al collaboratore di una sua confessione nel verbale sulla «realizzazione di un termovalorizzatore», ma «di questi lavori non si fece nulla». L’accordo salta e Fabio Bruni «è andato in Comune chiedendo 10.000 euro ad Orlandino Greco», dice Foggetti che poi aggiunge: «ma i soldi non gli sono stati dati».

Gli incontri e il voto

Il racconto di Ernesto Foggetti prosegue. «Greco si è voluto dileguare nel tempo, ma era con noi. Mi pare si fosse rivolto anche alle forze dell’ordine, nonostante fosse venuto prima da noi». Dove incontrava Greco e Figluzzi? «Gli incontri avvenivano in un bar a Castrolibero o all’autolavaggio di nostra gestione. Era la nostra base. Non ricordo il numero esatto degli incontri, ma ricordo che partecipavano anche i ragazzi che stavano con me e gli “Zingari”. Vi erano riunioni del clan dove si affrontava l’argomento della campagna elettorale? «Sì – risponde Foggetti – ma non era una priorità».
Stretto il presunto patto, Foggetti avrebbe fornito indicazioni ai suoi sodali per “indirizzare” il voto a favore di Greco. «Davo indicazioni a chi doveva stare davanti le scuole quando c’era il voto. A qualcuno si è dato anche una cinquantina di euro e poi le elezioni le abbiamo vinte». L’ultima richiesta del pm al teste riguarda la natura del rapporto tra Greco e Figliuzzi, dopo le elezioni finite al centro dell’inchiesta della Dda di Catanzaro e oggi oggetto di processo. «Greco e Figliuzzi dopo si sono divisi. Aldo Figliuzzi si era distaccato ed era passato con Pino Gentile, candidato alle provinciali». Rispetto a queste elezioni alla provincia di Cosenza, successive a quelle a Castrolibero, avevate degli accordi? chiede il pubblico ministero. «Sì, dissero che avrebbero sistemato tutti noi se avessero vinto le elezioni, però non ci siamo riusciti. Era difficile perché la Provincia non era Castrolibero».

Il controesame delle difese

La parola passa alle difese. Il primo a prendere la parola è l’avvocato Franco Sammarco, difensore – insieme al collega Enzo Belvedere – di Orlandino Greco. Il legale muove alcune contestazioni riferite alle dichiarazioni rese da Ernesto Foggetti in relazione alla prima campagna elettorale del 2003. «Aveva 15anni e dunque le chiedo quali informazioni abbia potuto acquisire direttamente», il teste risponde: «Poco». L’avvocato poi chiede al teste se avesse mai avuto «un solo incontro con Orlandino Greco prima della tornata elettorale» e riceve la risposta affermativa di Foggetti. L’attenzione dell’avvocato si sposta sulla natura dell’accordo. Per quanto attiene la presunta dazione di denaro, Sammarco riprende le dichiarazioni rese da Foggetti in un verbale. Il pentito parla di un «fiore» che Greco avrebbe pagato a Michele Bruni solo dopo la vittoria delle elezioni. «Avete concordato un fiore o 20.000 euro?» – chiede Sammarco. «Un fiore da 20mila euro», risponde Foggetti. L’avvocato insiste. «Questi soldi a chi andavano?», «Al capocosca, li ho consegnati a Fabio Bruni se non ricordo male. Ma non so se sono arrivati a Michele Bruni». Sulla questione riguardante gli appalti, l’avvocato Sammarco si rivolge al teste ricordando alcune denunce presentate da Orlandino Greco ai carabinieri, dopo aver ricevuto una serie di minacce. Foggetti, risponde con un’altra domanda: «Sì, so che ha denunciato, ma perché è venuto prima da noi e poi è andato da loro?». Infine, il capitolo delle assunzioni nella cooperativa. «Qualcuno dei soggetti assunti nella cooperativa è stato licenziato?», chiede il legale. «Sì», risponde il pentito e «la cooperativa era già esistente quando sono state assunte queste persone». L’avvocato Enzo Belvedere si sofferma sull’auto citata da Foggetti nelle dichiarazioni rese oggi: «un’Alfa grigia». La vettura con a bordo l’autista di Orlandino Greco pronto a consegnare il denaro ad Ernesto Foggetti. Secondo il legale, quell’auto non era in uso a Greco. Infine, tocca all’avvocato Pasquale Naccarato (difensore di Figliuzzi) effettuare il controesame del teste. In merito alla presunta presenza di uomini del clan dinanzi le scuole dove erano stati allestiti i seggi elettorali, il legale chiede lumi sulla presenza di forze dell’ordine e se qualche agente avesse mai avvicinato Foggetti e soci. «No», la risposta del pentito. «Sa che Aldo Figliuzzi ha denunciato alcuni vostri affiliati dopo aver subito atti intimidatori?», chiede il legale. «Sì sì, lo sapevo che era andato dai carabinieri», conclude il pentito. (redazione@corrierecal.it)

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