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La lotta alle mafie, le celebrazioni e il riscatto. Tina Montinaro a “L’altra Politica”: «I pentiti in Tv un’offesa per i familiari»

Intervista alla vedova di uno degli agenti di scorta di Falcone. «La società civile sta cambiando, i nostri giovani sono cambiati»

Pubblicato il: 01/06/2023 – 8:13
La lotta alle mafie, le celebrazioni e il riscatto. Tina Montinaro a “L’altra Politica”: «I pentiti in Tv un’offesa per i familiari»

LAMEZIA TERME «La “Strage di Capaci” non è solo una celebrazione, quel giorno sono morti grandi uomini, nel 1992 sono morti grandi magistrati e grandi poliziotti. Quindi non può essere solo una celebrazione e mi dispiace se qualcuno la vede in questo modo». A parlare è Tina Montinaro, vedova di Antonio, poliziotto e a bordo della prima delle tre vetture blindate che scortavano il giudice Giovanni Falcone il 23 maggio 1992. Ospite del talk “L’altra Politica” – in onda su L’altro Corriere Tv (canale 75) – Tina Montinaro ha risposto alle domande di Danilo Monteleone e Ugo Floro. «La celebrazione – ha sottolineato – è la conclusione di quell’anno che noi lavoriamo nelle scuole, con i giovani. Io giro l’Italia tutto l’anno e poi il 23 maggio si commemora. Penso che la strage di Capaci, come quella di via D’Amelio, debba rimanere nel cuore e nella memoria di tutti gli italiani, tutti i giorni, perché prima di commemorare dovremmo essere dei bravi cittadini, legali in tutto e poi parlare di commemorazione».

La lotta alla criminalità organizzata

Fra i fatti più eclatanti degli ultimi mesi riguardo la lotta alla criminalità organizzata e, in questo caso “Cosa Nostra, c’è senz’altro l’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro. «Per noi familiari – ha spiegato Montinaro – è chiaro che quando ci sono certi arresti, stiamo parlando dell’ultimo stragista, è importante, è come se si fosse chiuso un cerchio, anche perché era latitante da 30 anni e quindi è chiaro che certe cose a noi familiari fanno piacere perché questi uomini devono stare in galera e devono finire il resto dei loro giorni in galera».

Il riscatto di Calabria e Sicilia

Oggi viviamo una pagina che per molti versi incoraggiante sia per quanto riguarda l’attività di contrasto alla mafia in Sicilia, con pagine e risultati importanti, sia contro la ‘ndrangheta calabrese. E c’è poi uno degli esempi migliori del riscatto di questo Paese rappresentato da un Presidente della Repubblica, Mattarella, che ha vissuto sulla sua pelle e nella sua famiglia, proprio come la Montinaro, il dramma della violenza assassina nei confronti di un familiare. «Devo essere sincera – ha detto – io vivo qui da tantissimi anni, non sono andata via da Palermo, lo sa tutta l’Italia, e le posso dire che nella società civile quel cambiamento c’è stato, saremmo veramente ingenerosi a dire il contrario. E chi dice che la Sicilia non è cambiata è perché evidentemente non viveva in Sicilia in quei tempi. La coscienza dei palermitani è venuta fuori, e tanta gente da quel momento ha denunciato, i ragazzi possono scendere in piazza e gridare “no mafia” quindi è chiaro che tante cose sono cambiate». «Forse siamo andati più avanti della Calabria, ma solo perché ci insegnano che è una mafia diversa e quindi molto probabilmente ci vuole ancora un po’ di tempo, però la Sicilia è cambiata, i nostri giovani sono cambiati».

I pentiti di mafia star in Tv

C’è, poi, un altro tema che si pone quando si parla di omicidi e, ovviamente, riguarda i familiari delle vittime. La lotta alla mafia ha registrato significativi passi in avanti grazie ai pentiti. «Tutta l’Italia sa che cosa penso io perché l’ho sempre detto. Qualcuno – ha spiegato Tina Montinaro – ha sicuramente aiutato la magistratura e lo svolgimento di qualche processo, però la cosa che dispiace è che li hanno “ripuliti” ma io penso che certa gente non possa essere ripulita. Dobbiamo ricordare che, anche se hanno collaborato, tra l’altro per convenienza propria, non hanno collaborato prima di essere arrestati, la hanno fatto per interessi personali, per uscire dal carcere, si dimentica che comunque sono dei grandi criminali e questo non va bene perché è diseducativo nei confronti dei ragazzi». «Bisogna dire chi sono e cosa hanno fatto». «Penso – ha rincarato la Montinaro – che questa gente moralità non ne abbia, ed è un’offesa per noi familiari vedere questi personaggi in televisione che fanno le comparsate di continuo, i sapientoni e gli oracoli della verità, quella che ancora noi non sappiamo a trentun anni di processo». Per Montinaro «c’è qualcosa che non funziona in tutto questo». «Penso – ha detto – che certi personaggi in televisione non ci dovrebbero andare, nelle Tv dovrebbero andarci i familiari e raccontare che cosa è successo nella propria famiglia, cosa succede quando ti uccidono qualcuno, noi siamo le famiglie di chi ha dato la vita per questa Italia, questo dovrebbero sentire i ragazzi e tutti gli italiani, i personaggi come Baiardo e Mutolo dovrebbero andare nelle aule di tribunale a parlare, anche Denaro sta diventando quasi un personaggio romantico, dimenticandoci quello che ha fatto». (redazione@corrierecal.it)

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