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Primi indagati nell’inchiesta sul naufragio a Cutro. Perquisizioni a Guardia di finanza e Guardia costiera

I provvedimenti, eseguiti dai carabinieri, sono stati disposti dalla procura di Crotone. Sequestrati computer e telefoni cellulari. Accertamenti sul sistema di soccorso

Pubblicato il: 01/06/2023 – 13:45
Primi indagati nell’inchiesta sul naufragio a Cutro. Perquisizioni a Guardia di finanza e Guardia costiera

CROTONE I carabinieri stanno eseguendo una serie di perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Crotone nelle sedi di della Guardia di finanza e della Guardia costiera nell’ambito dell’inchiesta sul naufragio del barcone carico di migranti avvenuto il 26 febbraio scorso davanti alla costa di Cutro in cui sono morte 94 persone e c’è stato un numero imprecisato di dispersi. Il sostituto procuratore Pasquale Festa, titolare dell’inchiesta, ha delegato le perquisizioni ai carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale di Crotone. Le perquisizioni, da quel poco che emerge dalla Procura della Repubblica, servono a raccogliere elementi per verificare la possibilità di iscrivere come ipotesi di reato l’omissione di soccorso. Ci sarebbero alcuni indagati nell’inchiesta. Le persone che sarebbero state iscritte nel registro degli indagati sarebbero componenti del sistema di soccorso che avrebbe dovuto essere attivato in soccorso dei migranti dopo l’individuazione dell’imbarcazione. Da qui l’iniziativa della Procura di disporre la perquisizione delle sedi di Guardia di finanza e Guardia costiera. «Non sono state effettuate perquisizioni nei confronti di Frontex, ma il quadro generale dell’indagine è quello». Lo ha detto intanto all’Ansa il procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia. In una prima fase, infatti, era emersa la circostanza di una perquisizione a Frontex ma il procuratore ha poi chiarito: «Più che delle vere e proprie perquisizioni – ha aggiunto – stiamo eseguendo dei riscontri puntuali su elementi che ritenevamo mancanti per completare l’indagine».

Il naufragio del 25 febbraio

L’imbarcazione che naufragò sulla spiaggia di Steccato di Cutro venne avvistata da Frontex nella notte del 25 febbraio; la segnalazione dell’agenzia europea che si occupa delle frontiere fu raccolta dalla Guardia di finanza che inviò verso l’imbarcazione due unità navali da Taranto e Crotone. I mezzi militari, però, tornarono indietro, annunciarono per condizioni meteo marine avverse. Nel frattempo il caicco continuava la sua navigazione verso la costa calabrese seguita da un aereo Frontex che, però, per problemi di carburante fu costretto a tornare alla base. In questo frangente la Guardia costiera non venne mai allertata per un intervento Sar. La motovedetta della Guardia costiera intervenne circa 6 ore dopo l’avvistamento solo a seguito dell’allarme lanciato da alcuni pescatori che si trovavano sulla spiaggia di Steccato.

Sequestrati computer e telefoni cellulari

Come riportato stamattina da Repubblica, «la Procura di Crotone ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati i primi nomi e di firmare un decreto di sequestro negli uffici di Frontex, Capitaneria di Porto e Guardia di finanza per computer e telefoni cellulari nei quali – secondo chi indaga – potrebbero trovarsi indicazioni diverse (evidentemente fin qui non fornite volontariamente) e utili alla ricostruzione dei fatti». Lo scopo del procuratore Giuseppe Capoccia è quello di chiarire alcune contraddizioni e omissioni sugli eventi riferiti dai protagonisti della vicenda. «Nell’immediatezza del naufragio», sottolinea ancora Repubblica, «la Procura non aveva ritenuto di aprire un filone di indagine sui mancati soccorsi del barcone intercettato da Frontex ma trattato poi dalle autorità italiane come un’operazione di polizia e non di ricerca e soccorso. Ma, in seguito al venir fuori delle prime contraddizioni e anche degli esiti dell’inchiesta giornalistica di Repubblica che ha portato alla luce sia i documenti relativi alle regole di ingaggio scritte dal Viminale con Matteo Salvini, sia quelli delle relazioni di servizio e di appunti scritti a mano dagli operatori che quella notte ricevettero la comunicazione di Frontex, ma non valutarono di andare in soccorso del barcone, la procura di Crotone ha deciso di aprire un altro filone di inchiesta rimasto finora contro ignoti. «Andrò fino in fondo nell’accertamento di eventuali responsabilità», le parole del procuratore di Crotone nei giorni scorsi a Repubblica.

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