Quanto accaduto, ieri sera a Brescia, è ingiustificabile: l’amore per la propria squadra non può mai trasformarsi in violenza. Onore alla tifoseria rossoblù, esempio fulgido di appassionato e incrollabile attaccamento alla propria squadra, ma, anche, esempio fulgido di compostezza e civiltà comportamentale. E chapeau, soprattutto, agli oltre mille tifosi del Cosenza, che ieri sera, gremivano il settore ospite del Rigamonti di Brescia. Sono stati l’emblema di una Città solidale, che pratica, fervidamente, i sentimenti di un profondo spirito di appartenenza, senza, però, mai demonizzare o, peggio ancora, cannibalizzare, l’avversario. E io sono fiero di essere classe dirigente di questa Città. Restiamo in Serie B: un traguardo prestigioso, conquistato, sul campo, dalla squadra, con in testa, il suo allenatore. Ai giocatori e a William Viali va il mio apprezzamento e la mia gratitudine. Hanno centrato un obiettivo, che fino a qualche settimana fa, sembrava, solo, una illusoria chimera. I giocatori e l’allenatore meritano di essere, degnamente, omaggiati, allestendo, magari, una bella serata di festa allo stadio San Vito Marulla, coinvolgendo i gruppi musicali e gli artisti nostrani, per celebrare un allegro bagno di folla, che tenga insieme la squadra, la tifoseria e la Città tutta. Un bella serata di festa per irrobustire e fortificare lo spirito pubblico della Città. Restiamo in Serie B, però, ancora una volta, dopo l’ennesima stagione di tribolante sofferenza. Ed è, qui, che si fanno sentire le dolenti note. E, allora, è giunto il momento di parlare il linguaggio della chiarezza e della verità. Senza tergiversare. La dirigenza, negli investimenti finalizzati ad allestire un organico, realmente, competitivo, manifesta una riluttante pigrizia. Così non va più bene. La squadra non è solo una proprietà privata; è anche un patrimonio collettivo, testimoniato dagli oltre 1000 tifosi, che ogni domenica seguono la squadra in trasferta e che, anche, ieri sera erano a Brescia; dal popolo che, ieri sera, ha sfilato, gioioso, per le vie della Città; dalla costante presenza di spettatori, che, ogni domenica, gremiscono gli spalti del San Vito Marulla e che, in occasione delle due ultime partite in casa, sono stati oltre 10.000; dalla decorosa sobrietà, con la quale, i gruppi organizzati delle curve, hanno manifestato il loro condivisibile dissenso nei confronti della gestione societaria. E, la dimensione collettiva della maglia rossoblù va rispettata, anche – e forse soprattutto – dal patron della società. Certo, nessuno può permettersi il lusso di fare i conti in tasca al Presidente Guarascio. Ci mancherebbe altro!. Però, ciascuno di noi, può, legittimamente, dire al Presidente Guarascio: “Caro Presidente o inverti la rotta, investendo – ovviamente, investendo ragionevolmente – oppure lasci”. Certo è che non è più tollerabile, ogni anno, con geometrica puntualità, vivacchiare in una sorta di limbo dantesco. Costringere la squadra a vivacchiare in una sorta di limbo dantesco, significa oltraggiare la dignità di una Città, blasonata e dalla antiche e luminose tradizione. E questo lusso, il Presidente Guarascio, non può continuare a permetterselo. Io non so se ci sono imprenditori, effettivamente, interessati ad acquistare, eventualmente, la proprietà del Cosenza calcio. Però, io so che, in Europa, ci sono due squadre, di altissima caratura, il Barcellona e il Bayern Monaco, che costituiscono il più grande esempio di azionariato popolare nel mondo. Quello dell’azionariato popolare, qui a Cosenza, potrebbe, per davvero, essere un formidabile progetto di rilancio. Pioneristico nel panorama italiano. Per nulla utopistico. E’ vero: l’economia della Città e della Provincia di Cosenza non è una economia, particolarmente, florida. Epperò, la Città e la Provincia di Cosenza, tuttavia e compatibilmente con le proprie risorse, non hanno mai lesinato il loro contributo economico: la sottoscrizione degli abbonamenti, l’acquisto dei biglietti; le sponsorizzazioni elargite, militano, tutti, nella stessa direzione. E, allora, un ragionamento sull’azionariato popolare è possibile avviarlo, sapendo, evidentemente, che la relativa definizione non si perfeziona dalla sera alla mattina, ma sapendo, anche, che si inaugurerebbe un modello organizzativo all’avanguardia, perché orientato ai principi di autonomia, di democrazia e di trasparenza. Non ho l’arroganza di credere che l’azionariato popolare sia, per le sorti della società del Cosenza calcio, “l’uovo di Colombo”. Anzi, ho piena consapevolezza che si tratterebbe di un percorso irto e accidentato. Ma ho, altrettanta, piena consapevolezza che non si può proseguire sulla china imboccata. E penso, anche, che il Consiglio comunale di Cosenza, come espressione massima della volontà popolare, possa e debba esprimere il suo punto di vista. Per far sentire alta e forte la voce della Città. Per dire al Presidente Guarascio: “caro Presidente, il tempo è, definitivamente e maledettamente, scaduto. La tifoseria e la Città di Cosenza, non possono più, con strafottente menefreghismo, essere, impietosamente, mortificate. Delle due, l’una: o Lei, caro Presidente, cambia, completamente registro o ha il dovere, il sacrosanto dovere, di lasciare il timone della società”. La tifoseria e la Città di Cosenza non meritano un timone societario indolente e insensibile.
*consigliere comunale di Cosenza
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