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Da Palazzo Campanella

Comuni montani, la strada dell’unione per salvare le aree interne

Proposta di legge del presidente del Consiglio Mancuso e dell’assessore Gallo. Previsti incentivi per chi dà vita a forme istituzionali associative

Pubblicato il: 03/06/2023 – 9:50
Comuni montani, la strada dell’unione per salvare le aree interne

REGGIO CALABRIA Una gestione «ottimale» e «unitaria dei servizi», per superare l’attuale «frammentazione». È questo l’obiettivo a cui tende una proposta di legge regionale contenente “Norme in materia di unione di Comuni montani” presentata dal presidente di Palazzo Campanella Filippo Mancuso e dall’assessore regionale all’Agricoltura e alle aree interne Gianluca Gallo.
La proposta di legge, già depositata in segreteria del Consiglio regionale e assegnata alla prima e alla seconda commissione, contiene 11 articoli e non prevede oneri diretti a carico del bilancio della Regione.

La relazione

«La Calabria – si legge nella relazione illustrativa del testo – ha un territorio prevalentemente montuoso (42% circa della superficie) e collinare (49% circa della superficie) con limitate aree pianeggianti (solo il 9% circa della superficie). Le zone di pianura comprendono circa il 5% dei comuni calabresi su cui vive il 14% circa della popolazione, mentre le aree di collina il 57% dei comuni e il 62% della popolazione. L’area di montagna comprende circa il 37% dei comuni su cui insiste il 24% circa della popolazione. Il 91% del territorio calabrese è, pertanto, costituito da zone montane e collinari e vanta oltre 630.000 ettari di superficie boschiva e un indice di boscosità superiore del 40%. La presenza di tale patrimonio assume nella nostra regione una valenza particolare per la sua funzione di difesa del suolo dal dissesto idrogeologico, in una Regione caratterizzata da una forte vulnerabilità a causa di un regime di piogge irregolari che alimentano tutta una serie di torrenti e fiumare che scendono impetuose a valle. È evidente che il territorio montano calabrese offre tante opportunità ma occorre valorizzarlo intervenendo sui nodi dello sviluppo, a partire dai soggetti istituzionali, per realizzare una strategia partecipativa, finalizzata alla cura dell’ambiente, alla rinascita delle aree interne, alla valorizzazione delle risorse naturali e del capitale umano».
«A tal fine – rilevano i proponenti della proposta di legge, Mancuso e Gallo – appare necessario, tenuto conto della soppressione delle Comunità montane, favorire la costituzione di forme associative tra i comuni tese a realizzare una gestione unitaria delle funzioni e dei servizi comunali, finalizzata a superare le difficoltà legate alla frammentazione dei piccoli comuni che costituiscono la maggioranza dei comuni calabresi e, particolarmente, di quelli montani, in modo da razionalizzare la spesa e conseguire una maggiore efficienza dei servizi. Per realizzare tale obiettivo si ritiene che l’unione dei comuni, disciplinata dall’art. 32 del Tulc, sia la forma associativa più adeguata per realizzare una gestione ottimale dei comuni montani».

Gli obiettivi

La proposta di legge mira a introdurre – riporta ancora la relazione – «norme tese non solo a disciplinare, quanto e soprattutto, favorire e promuovere con appositi incentivi, la costituzione di unioni tra i comuni montani, demandando alla Giunta sia l’individuazione dei livelli territoriali ottimali di esercizio associato di funzioni comunali, sia le premialità e incentivazioni che la Regione attribuisce ai comuni che si associano in unione per gestire unitariamente le proprie funzioni in modo da assicurare una gestione omogenea ed equilibrata in tutto il territorio di competenza. Ciò in aderenza ed attuazione della legge sui piccoli comuni (legge 157/2017) che ha stabilito che i comuni che esercitano in forma associata le funzioni fondamentali mediante unione di comuni montani debbono svolgere in forma associata anche le funzioni di programmazione in materia di sviluppo socio-economico e quelle che riguardano l’impiego delle occorrenti risorse finanziarie, anche derivanti dai fondi strutturali dell’Unione Europea».
La proposta Mancuso-Gallo infine – conclude la relazione descrittiva – «non prevede oneri finanziari predeterminati, ma lascia spazio alla Giunta regionale in fase di predisposizione del bilancio e, ovviamente al Consiglio regionale, cui compete l’approvazione, di individuare e quantificare gli interventi finanziari di incentivazione e aiuto all’unione dei comuni montani, compresa la destinazione delle risorse statali che finanziano attività a favore dello sviluppo della montagna». (c.a.)

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