COSENZA Tutto nella norma. Il Cosenza si salva miracolosamente, il suo presidente ringrazia squadra, tifosi (e, magari in privato, la solita fortuna sfacciata che lo differenzia dai colleghi di categoria) e promette per l’anno prossimo qualcosa di «meglio e di più» (nell’estate 2022 parlava di «tantinello di più»). «Diamo seguito – ha detto cenando con squadra e simpatizzanti in un ristorante a bordo spiaggia di Falerna – all’enfasi che abbiamo creato». Tutto questo mentre qualche politico locale chiede al patron di lasciare il timone della società o di cambiare registro.
Parole ascoltate centinaia di volte a Cosenza, scene già viste, retorica sfiancante che con ogni probabilità cadrà nel dimenticatoio insieme ai processi alla società «da celebrare solo a salvezza raggiunta» e ai festeggiamenti di queste ore per una permanenza in B strappata ancora una volta sul filo di lana e al termine di un’annata di polemiche e proteste (finale escluso ovviamente).
Il punto, adesso, è capire cosa resterà di questo Cosenza operaio e commovente che grazie al senso di appartenenza e ai valori trasmessigli dal suo giovane allenatore William Viali, è riuscito non solo a sovvertire i pronostici che, già nel mese di gennaio, lo davano retrocesso con pieno merito in serie C, ma anche a creare una alchimia magica con una piazza (provincia inclusa) potenzialmente da grandi numeri ma che da tempo ha smesso di sognare.
Ieri, nel corso della conferenza stampa di fine stagione, il tecnico di Vaprio d’Adda ha rivelato di non sapere nulla delle condizioni contrattuali dei suoi calciatori migliori (come Micai, Marras, Meroni, Brescianini e Nasti) e che si prenderà un po’ di tempo per decidere cosa fare del suo futuro. Si confronterà innanzitutto con i familiari che vivono lontano dalla Calabria e non vede da quaranta giorni e poi aspetterà eventuali segnali di fumo favorevoli (tradotto: l’allestimento di una rosa di qualità) dal presidente Eugenio Guarascio. Ed è proprio partendo da quest’ultimo aspetto che sorgono i dubbi maggiori. Nonostante le dichiarazioni di facciata, difficilmente il patron silano – con la sua azienda fresco vincitore, per la terza volta consecutiva, dell’appalto milionario per la gestione dei rifiuti in città – modificherà il suo modo di operare. Sempre che un modo, dal ritorno tra i cadetti in poi, ci sia mai stato.
Viali, su cui alcuni club di B che puntano in alto stanno facendo più di un pensierino, è ambizioso e dopo il miracolo sportivo ottenuto a Cosenza, ha la naturale esigenza di raggiungere traguardi più edificanti rispetto a un nuovo rischio retrocessione. Ma bisognerà fare i conti con i soliti limiti strutturali e di pensiero della dirigenza rossoblù.
Di certo, buttare al vento per l’ennesima volta il clima di entusiasmo che proprio l’allenatore (insieme ai suoi ragazzi) è riuscito a riportare dalle parti del “San Vito-Marulla”, sarebbe un errore madornale che non farebbe altro che irrobustire la rottura tra la tifoseria e la società.
Il tecnico, schietto e brillante come al solito, prima di fare ritorno a casa, ha ripercorso la sua travagliata avventura bruzia, iniziata a novembre dopo l’esonero di Davide Dionigi. «Io arrivo qui da allenatore preso per sbaglio – ha ricordato senza usare mezzi termini ai giornalisti – dopo decine di rifiuti di allenatori più pronti e più bravi di me. Quindi arrivo a Cosenza nella diffidenza generale e ricordo bene che in quel momento mi sentivo molto sereno perché sapevo di non essere la prima scelta, ma dissi che sognavo di diventarlo l’ultimo giorno. L’obiettivo è stato quello, non è stato facile inserirsi in questo territorio perché siete comunque un popolo tosto e complicato. Per complicato intendo dire che siete “tanto” come popolo. Io all’inizio ho fatto solo l’allenatore, cercavo di essere preciso e onesto nelle analisi, ma qui a Cosenza non si può fare solo l’allenatore. Quando ho capito cosa serviva e che la vera benzina di questa squadra e di questa società è la città, l’aria che respira e il suo popolo, abbiamo svoltato la stagione. Da lì in poi, anche nelle difficoltà, tutto è arrivato in maniera naturale. Con la gente si è creato un rapporto bilaterale, cercavamo di dare il massimo e non tradirli per non essere traditi, come accade nei grandi amori».
Ora, a proposito di tradimenti e grandi amori, la parola passerà inevitabilmente al presidente Guarascio. I sostenitori cosentini, dimostratisi fin qui pazienti e generosi oltremisura, anche in virtù degli incassi provenienti ogni anno dalla Lega (senza considerare le sponsorizzazioni), chiedono da tempo investimenti maggiori e migliori in fase di calciomercato e di organizzazione societaria (strutture, settore giovanile, comunicazione). Dopo tante lezioni, «enfasi» e parole buttate lì un po’ a caso, l’imprenditore lametino sarà davvero disposto, stavolta, a non disperdere quello che è emerso dalla serata playout di Brescia?
Sempre a Falerna, prima di scatenarsi, a bordo piscina, in un balletto molto simile a quello messo in scena nel gennaio scorso in un “San Vito-Marulla” semivuoto per la protesta del tifo organizzato, Guarascio, nel suo discorso ai presenti, ha anche detto che «qualcuno dice che siamo un fenomeno da studiare, forse è così». Resta da capire se quel fenomeno, per certi versi paranormale, sia per lui un fatto di cui vantarsi oppure no.
(foto tratte dalla pagina facebook del Cosenza calcio)
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