COSENZA “Di Corigliano Rossano, vive a Malaga”. Il profilo facebook dell’ex consigliere comunale, Angelo Caravetta, è impreziosito da un dettaglio che non può passare inosservato, soprattutto alla luce del coinvolgimento nell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Gentleman 2”. I suoi viaggi in Spagna (e non solo) sono finiti nel mirino degli investigatori.
Procediamo con ordine. Caravetta si è candidato in una lista civica a sostegno dell’ex sindaco di Corigliano, Giuseppe Geraci. Era il maggio del 2013, quando l’odierno indagato (finito in carcere) viene eletto ed entra in Consiglio comunale dove resta fino al 2018. Nell’inchiesta condotta dalla Dda catanzarese, guidata da Nicola Gratteri, Caravetta «ostenta la propria esperienza decennale nel settore del narcotraffico» e riferisce di una trattativa in corso con soggetti foggiani e degli affari illeciti in Spagna. L’indagato rivela modalità di approvvigionamento, di trasporto, costi e quantitativi dello stupefacente gestito. Il monitoraggio di un altro indagato, Claudio Franco Cardamone, aiuta chi indaga nel ricostruire il ruolo dell’ex politico «in grado di vantare un’importante solidità economica e di poter disporre di validi canali di approvvigionamento dalla Spagna, in forza di datate e personali conoscenze con soggetti di etnia maghrebina operanti in territorio iberico». Il legame con la terra spagnola è solido, proprio in virtù di una serie di approvvigionamenti di stupefacente, portati a termine «autonomamente» dallo stesso Caravetta. «C’è un marocchino che mi sta aspettando…me lo fa a 600…100 euro di trasporto…e se la vede tutto quanto lui e me la porta dove gli dico io…700 euro mi esce di qua lo ho venduto a 1500…a Cerignola, ai Foggiani…poi c’è stato sto cazzo di coronavirus e ci siamo dovuti fermare allora.. andiamo noi prendiamo 20.000 euro a testa, con 40.0000 euro.. non mandiamo là i soldi… come arriva la macchina … come arriva qua il cristiano non è che lo devi mettere là dentro… ti arrivano direttamente lì i soldi…li mandi tutti i mesi, tu tutti i mesi guadagni 4.500.000 euro senza fare un cazzo!».
Caravetta aggiunge particolari sul trasporto della sostanza stupefacente. «Li caricano nei pullman di linea, i Marocchini, questo qua non è neanche il loro sistema, me lo fanno a me il piacere (…) loro hanno il problema di fare venire la merce in Spagna, i Marocchini, perchè c’è un controllo in Spagna che fa paura., e stanno avendo un sacco di problemi e mi ha detto Angelo, se tu mi trovi come fare arrivare in Italia il prodotto anziché in Spagna… il prodotto… io ti do 25.000 kg già pronti...Sono 10 anni che faccio questo mestiere non mi hanno mai inculato., lo sai perche? Perchè io mi faccio le cose zitto, zitto per i cazzi miei, e quando una cosa la posso fare la faccio».
Al telefono l’ex consigliere si rivolge ancora al suo interlocutore. «Ad entrare è facile…devi saper uscire…no a come entrare… perché a entrare non ci vuole un cazzo...se tu domani mattina ti vuoi prendere il mercato di Corigliano e della Piana di Sibari, te lo faccio prendere io…ti faccio prendere il mercato, ti faccio arrivare la migliore roba che c’è…e poi cosa hai fatto? Poi ti ammazzano o ti arrestano, questi…invece tu devi pensare, aspetta, ci sono altri modi per fare i soldi…faccio di meno, più tranquillo, più rilassato». Dai racconti dell’indagato emerge chiara l’esperienza maturata negli anni e la conoscenza della piazza spagnola. E’ Caravetta, sempre intercettato, a raccontare quanto sarebbe accaduto ad un soggetto di Cosenza. «E’ difficile avere l’aggancio, ma una volta che hai l’aggancio tu con i cristiani non ti devi vedere più, non ci devi neanche parlare più, una volta ci devi parlare, punto, il primo devi fare per fargli vedere la serietà, come sei rimasto, non è che tutti i giorni vai la, hai capito? Questi qua di Cosenza, l’altra volta mi hanno raccontato, hanno mandato a uno in Spagna che doveva andare a prendere il fumo, gli hanno dato 40.000 euro e lo hanno ammazzato di palate quando è tornato che è rimasto senza soldi, che non ha trovato niente, che lo hanno truffato e io lo guardavo e gli dicevo, ma guarda che quello colpa non ne ha».
Come emerso nel corso di numerose inchieste condotte negli scorsi mesi, volte a contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti, il Covid rallenta e per alcune settimane stoppa il traffico di droga. Anche Caravetta e gli altri soggetti, presumibilmente coinvolti nell’attività illecita, devono rinunciare a portare a termine gli affari. Tuttavia, il 5 maggio 2020, Claudio Franco Cardamone ritorna in Calabria e incontra, in diverse occasioni, Angelo Caravetta. I due vengono intercettati mentre sono in auto. Cardamone riferisce al suo interlocutore della possibilità di importare cocaina, tramite un soggetto colombiano di sua conoscenza, disposto a soggiornare in Calabria a garanzia dell’operazione. La partita è grossa e per poter accaparrarsi la coca sono necessari danari e investitori. Angelo Caravetta «si attivava prontamente». Quest’ultimo, insieme a Francesco Pasquale Cimino «suo stretto collaboratore nel management degli illeciti affari», si reca a Coreca (frazione di Campora San Giovanni), per incontrare altri soggetti.
Per chi indaga, «tale incontro, è certamente da intendersi nella ricerca, da parte di Caravetta, di potenziali finanziatori disposti ad investire nell’importazione proposta da Cardamone. Giunti sul posto, i due vengono agganciati da Francesco Patitucci. E’ Caravetta (intercettato) a rivelarne l’identità. «…Eeh …ci ha visti!..vai vai…lo sai chi è lui?…si chiama Pat questo è quello che comanda tutta Cosenza e Rende…si..insieme a quell’altro! Ma lui è…». L’incontro termina e l’ex consigliere comunale commenta così: «…c’erano tutti…pure i reggitani…sono proprio ragazzi operativi..a uno lo conoscevo già io…a l’altro l’ho conosciuto ora… sono gente, ragazzi operativi veramente… lavorano con i cazzi… siamo noi che facciamo solo chiacchiere…».
L’affare è complesso, ma l’opportunità è ghiotta. La coca costa ma consente lauti guadagni. L’interlocutore colombiano attende una risposta, mentre Angelo Caravetta si reca a Rende per un secondo incontro. Nell’occasione cambiano gli interlocutori, non la mission: trovare denaro. Gli approfondimenti investigativi consentono di accertare l’identità di alcuni soggetti, tra i quali figurano: Alessandro Marigliano e Davide Aiello «contatto di Caravetta» e Michele di Puppo, intraneo alla cosca di ‘ndrangheta operante a Cosenza e nell’hinterland bruzio. L’affare, alla fine, non si concretizzerà. Come accertato nel corso delle indagini, i potenziali finanziatori, interessati all’affare, «non avevano intenzione di corrispondere anticipatamente il denaro o di inviare qualcuno a garanzia dell’importazione, rimettendo le responsabilità della gestione e della custodia della somma investita, esclusivamente in capo a Cravetta che però, non era chiaramente intenzionato a sopportare il peso di tutta la responsabilità».
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