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Quei due cani a spasso nel disastro della (mala)sanità

Le speranze di normalità spazzate via in pochi minuti di filmato. E al capezzale dell’ospedale di Lamezia arrivano un generale, un monumento all’ignavia, scienziati e politici. Un dibattito lunare …

Pubblicato il: 07/06/2023 – 13:48
di Paride Leporace
Quei due cani a spasso nel disastro della (mala)sanità

Canta Francesco De Gregori in una sua celebre song: “Quattro cani per strada, la strada è già piazza e la sera è già notte, se ci fosse la luna, si potrebbe cantare..
Servirebbe la poesia del cantautore romano per aggiungere una strofa alla celebre canzone da dedicare a quanto avvenuto lunedì quando “la sera è già notte” all’interno dell’Ospedale di Lamezia Terme. I fatti sono ormai celeberrimi, considerato che un consigliere comunale, acquisito il filmato, secondo modalità contemporanea ha diffuso le immagini sul suo social facendole diventare virali, e da lì sono arrivate al circo mediatico.
Due bellissimi cani randagi molto teneri e telegenici, nel pieno della notte, sono entrati con tempi diversi in un reparto ospedaliero girovagando per il nosocomio senza incontrare ostacoli tranne il cameraman autogestito che ha immortalato la scena da donare allo sguardo divertito e incazzato dell’opinione pubblica.

Medici cubani, Azienda Zero, centralizzazioni digitali, speranze di una sanità normale spazzata via dai pochi minuti di filmato, in un’epoca umorale che ama molto gli animali e dimentica spesso gli umani.
Ne è nato un dibattito lunare. Sono sembrati quasi tutti come i celebri ladri di Pisa, per carità nessuno ha rubato, ma la metafora ben si sposa con coloro che litigavano tutto il giorno per spartirsi il bottino che rubavano di notte.
Il commissario dell’Asp Battistini, l’ennesimo generale arrivato in Calabria per metter tutto a posto, ha accusato di lassismo il sindaco per aver fatto proliferare una colonia di cani in pianta stabile davanti all’ ospedale. Mascaro, il primo cittadino, un monumento all’ignavia, solerte solo a preoccuparsi di tenere in piedi una sgangherata maggioranza sempre in bilico, ha sprecato parole contro il Servizio veterinario che deve catturare “cani vaganti” appellandosi anche a una sentenza della Suprema corte con tanto di numero e data. E poi il senatore del Pd a sbertucciare le dirette del governatore Occhiuto, l’illustre scienziata passata alla politica dal suo microscopio vede «il punto più basso dello sfacelo della nostra sanità regionale». Un aforisma di Freak Antoni degli Skiantos recita: «Si dice che una volta che hai toccato il fondo cominci a risalire. A me capita di cominciare a scavare».
Evitiamo di scavare il fondo della sanità pubblica calabrese. I cani vivono attorno all’ospedale perché nessuno ha mai posto il problema. In quel nosocomio la forza pubblica presidia la mattina ma a fine turno chiunque può entrare come i due quadrupedi che comunque sono venuti a indicarci quello che abbiamo tutti sotto gli occhi. Per fortuna qualcuno ha ancora lucide parole per raccontare come vanno le questioni. Nadia Donato dell’associazione “Senza nodi” ha chiesto al generale commissario di informarsi su porte e infissi del locale ospedale, su chi gira la notte, sulle siringhe sporche nei bagni, se ci sono stati furti tra i malati. Ricordo un terribile dettaglio in quelle stanze di una signora con problemi di malasanità cui qualcuno aveva anche rubato la fede.
I due cani dovevano arrivare prima ad aprire gli occhi al mondo, al generale, alla scienziata, a noi del circo mediatico, all’opinione pubblica che ormai riesce a sopirsi solo se è l’uomo a mordere il cane.

Una settimana fa i colleghi di questa testata hanno titolato “L’odissea di una centenaria: si rompe il femore e all’Ospedale di Lamezia le ingessano la gamba sbagliata”. E quando si accorgono di aver sbagliato le fragili ossa della donna hanno ricevuto anche una cura sbagliata.
Senza cani niente canea. Si provano a fare le inchieste giornalistiche come quella di Alessia Truzzolillo dell’aprile del 2022, un requiem per l’ospedale di Lamezia che indicava “la dignità lesa dei pazienti, i turni massacranti degli infermieri, i ricoverati senza cibo e senza acqua“. Ma le foto di barelle archeologiche e di cessi non hanno suscitato grandi sussulti.

Un defribillatore non funzionante per la morte sospetta di una ventenne in una città che accoglie medici di tutta Italia a discutere di “responsabilità per colpa medica” e gli avvocati che si specializzano nel ramo errore medico come un tempo si faceva con i tamponamenti d’automobili.
Arriveranno i rilevatori di malasanità ideati da poco a rimettere qualcosa a posto? Servono anche sorrisi, accoglienze, trasparenza, ruoli definiti, regole basilari. Tanti i medici, infermieri, ausiliari che compiono il loro dovere con competenza e abnegazione. Quelli che fanno il loro dovere in quell’ospedale sembrano cani da guerra, vivono addosso ai muri e non parlano mai. Manca l’amalgama, l’orgoglio del ruolo, l’organizzazione.
Due cani in un ospedale di notte hanno mostrato come siamo caduti in basso. Cerchiamo di risalire reclamando un ospedale normale. Anche a Lamezia Terme. (redazione@corrierecal.it)

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