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«La sera andavamo al bar Bronx»

Quando chiude un bar che ha avuto un successo straordinario nel passato è come se chiudesse un’intera città.È così due giorni fa il bar Bronx di piazza Loreto a Cosenza ha chiuso i battenti.Ubicat…

Pubblicato il: 08/06/2023 – 15:45
di Mario Campanella
«La sera andavamo al bar Bronx»

Quando chiude un bar che ha avuto un successo straordinario nel passato è come se chiudesse un’intera città.
È così due giorni fa il bar Bronx di piazza Loreto a Cosenza ha chiuso i battenti.
Ubicato su un lungo marciapiede, in un angolo strategico, negli anni Novanta era un punto di ritrovo per tutti, soprattutto per chi faceva politica. Non era il caffè Manna (nessuno lo è stato e lo sarà mai) ma, insieme al Due Palme che fortunatamente ancora esiste, il ritrovo di una borghesia mescolata con un censo nazionalpopolare.
I proprietari erano uno zio e un nipote. Politiaddru, il capostipite simpatico e burbero, e Tonino, il nipote, più dolce e comprensivo.
Andava una meraviglia il Bronx. Pasticceria di livello, buona rosticceria, servizi a domicilio e tavolini occupati da generazioni trasversali.
La domenica venivano i massoni, con in testa Ettore Loizzo. Nei giorni feriali eravamo sparsi in sottogruppi.
Lì ho conosciuto Geppino De Rose, Paolo Ricci, Antonio Ciacco, frequentato un giovane e spavaldo Pino Tursi Prato, incrociato astanti di ogni etnia endogena. E poi Pasquale Gagliardi, il medico in volo, divenuta l’icona del Bronx.
Lì fu fondata di fatto, come gli straccioni di Valmy, Lista per Cosenza, il raggruppamento di postfascisti e postsocialisti che permise a Giacomo Mancini di diventare sindaco.
Ippolito era generoso e rustico, amico fedele di Giovanni Pagliuso e geloso sino all’inverosimile dei suoi prodotti. Ogni tanto gli facevamo gli scherzi, proprio dalla cabina telefonica adiacente, chiedendogli il prezzo dei dolci tipici e suscitando le sue ire.
Tonino, che oggi chiude i battenti, è sempre stato un uomo profondamente buono.
L’involuzione è avvenuta con la ristrutturazione. Sbagliata perché il bar era bello, diviso in sale e portato a essere riempito. La sua trasformazione in una sorta di spazio americano non è stata una buona idea ma di errori è fatta la vita di ognuno di noi.
Davanti a quel bar, con il Manna che chiudeva, furono fatti accordi per sindaci e Asl, complotti per arrestare (accadde davvero) uomini potenti, fusioni aziendali.
Lì, un giovanissimo Ciro Florio (un’altra testa pesante e pensante troppo dimenticata) il 1984 insegnava a giocare in borsa.
Pare che il Bronx riaprirà. Ippolito è dovuto ritirarsi. Tonino è stanco e ha ragione. Chiunque dovesse riaprire potrà usufruire di un buon nome. A Politiaddru e Tonino, invece, va la nostra gratitudine per esserci stati. Sono parte di una storia che le nostre memorie sapranno custodire. Perché la memoria, diceva Proust, è l’unica cosa che può ispirare bellezza.

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