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Scoppia una rivolta di detenuti, scene di guerriglia nel carcere di Rossano

Tentativo di aggressione del vicecomandante e di “conquista” di una sezione impedito dal pronto intervento degli agenti penitenziari

Pubblicato il: 08/06/2023 – 12:49
Scoppia una rivolta di detenuti, scene di guerriglia nel carcere di Rossano

ROSSANO Ore di tensione al carcere di Rossano dove ieri sera un gruppo di detenuti avrebbe dato vita a una rivolta tentando di aggredire il vicecomandante dell’istituto penitenziario e di impossessarsi della sezione nella quale sono ristretti. Secondo quanto trapelato da fonti investigative, ci sarebbero state vere e proprie scene di guerriglia all’interno del carcere, e solo il pronto intervento degli agenti penitenziari ha consentito di neutralizzare la rivolta riportando i detenuti nelle celle: a quanto si è appreso alcunid ei detenuti già in passato si sarebbero ersi protagonisti di azioni simili in altri istituti.

Il commento del sindacato Spp

«La rivolta nel carcere di Rossano è purtroppo solo l’ultima di una lunghissima serie che si registra dall’inizio dell’anno nei penitenziari del Sud e Nord del Paese con un’aggravante: trasferire detenuti che sono autori di violenze e rivolte non è la soluzione del problema. La soluzione è pene severe che hanno prima di tutto l’obiettivo di rompere l’impunibilità di cui godono i detenuti violenti». Così Aldo Di Giacomo, segretario del S. Pp., per il quale «va stroncata la diffusa convinzione dei detenuti di riuscire a farla franca. Si pensi solo che a distanza di più di due anni dalla sessantina di rivolte (primavera 2020) nelle carceri che hanno rappresentato la più forte sfida di sempre allo Stato e devastato i penitenziari, solo pochi processi sono stati celebrati con casi molto rari di condanne. A questo si aggiunga la cronica carenza di organico (a Rosarno il 50% della pianta organica complessiva) e l’impossibilità per gli agenti di intervenire per non incorrere nel reato di tortura. Da troppo tempo – afferma Di Giacomo – ascoltiamo promesse di rivedere il reato di tortura che di fatto immobilizza gli agenti costringendoli a volgere l’altra guancia. A completare il quadro c’è la presenza tra la popolazione carceraria di detenuti con problemi psichiatrici e di tossicodipendenza, in buona parte utilizzati dagli appartenenti a clan ed organizzazioni criminali per i cosiddetti lavori sporchi in carcere e gli atti di violenza. Malati psichiatrici, persone detenute a regime di alta sicurezza, tossicodipendenti e un’umanità varia, tutti ammassati nello stesso luogo. Basta questo a far capire quanto sia ingestibile la situazione».

L’intervento di Rapani

«Gli episodi di violenza, gli ennesimi, che si sono registrati ieri all’interno del carcere di Corigliano Rossano devono indurci, indurre tutti e soprattutto le istituzioni preposte, ad una profonda riflessione. Nel manifestare solidarietà e vicinanza al personale di polizia penitenziaria aggredito, ma grazie al quale è stato evitato il peggio, non posso non sottolineare come nel penitenziario di Ciminata di Greco siano necessarie delle correzioni. Nei mesi scorsi abbiamo visitato la struttura con il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Del Mastro Delle Vedove, che è stato chiaro su obiettivi e linee di governo, che prevedono circa 2000 assunzioni. Ma nell’istituto di pena di Corigliano Rossano bisogna intervenire subito, anche perché non può fungere da ricettacolo per tutti quei detenuti che hanno creato problemi in altri istituti, come il gruppetto che ieri ha tentato di occupare la sezione in cui erano ristretti». «Altro problema da risolvere, divenuto ormai atavico, è quello legato ai detenuti che accusano disagi psichiatrici. Le scelte – scellerate – compiute negli scorsi decenni, come quella di chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari, si stanno ripercuotendo oggi sulla realtà carceraria italiana in maniera preponderante. Per questo motivi le Rems, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, saranno fondamentali. Intanto, però, nella casa di reclusione di Corigliano Rossano servono rinforzi, ed anche immediati, perché una struttura di quelle proporzioni, con due sezioni di alta sicurezza (as2 e as3) e che ospita anche terroristi internazionali, non può continuare a essere gestita da appena 57 agenti di polizia penitenziaria rispetto ad una pianta organica che ne prevede più di 150. Come già accaduto in passato, mi farò portavoce di questi problemi e li sottoporrò alle attenzioni del Ministero della Giustizia». È quanto dichiara il senatore di Fratelli d’Italia e componente della commissione Giustizia, Ernesto Rapani.

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