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La riflessione

Meridionalismo, Mediterraneo e modernità, chiave del rilancio del Sud

Meridionalismo, Mediterraneo e modernità. Da subito l’obiettivo principale della mia attività parlamentare ruota intorno a questa triade figurativa un’Italia mediterranea, fulcro di un diverso equ…

Pubblicato il: 11/06/2023 – 8:50
di Simona Loizzo
Meridionalismo, Mediterraneo e modernità, chiave del rilancio del Sud

Meridionalismo, Mediterraneo e modernità. Da subito l’obiettivo principale della mia attività parlamentare ruota intorno a questa triade figurativa un’Italia mediterranea, fulcro di un diverso equilibrio dell’Europa.
L’integrazione culturale in realtà è la chiave non dell’incontrarsi ma del rincontrarsi tra i Paesi che vivono nel Mediterraneo in una matrice storica comune.
Il sud di Italia si presenta oggi come capace di posizionarsi come avanguardia di una nuova forma di economia culturale, basata cioè sulla robotica di mani informatiche provenienti dal contesto mediterraneo che danno vita alla piattaforma digitale del sud che diventa un ponte che ha nella sua rappresentazione figurativa il ponte sullo stretto ma che piu’ idealmente rappresentera’ il ponte del travaso delle informazioni e delle strade di formazione di eccellenza.
Il meridionalismo di cui parliamo si occuperà di una nuova distribuzione del lavoro nel confine sud che abbracci e sottolineo abbracci il Mediterraneo sottraendosi alla ricerca di bacini di manodopera a basso costo e sia inverso a una industrializzazione forzata.
La modernità non passa in questo assunto ideologico attraverso lo stravolgimento dei territori, ma attraverso la valorizzazione di contesti vivi, di popoli. Una popolazione libera grata soprattutto alla sua storia di popoli creatori di numeri e arte e scienza.
Ritengo che una modernizzazione decontestualizzata dai nuclei vivi dei paesi mediterranei e per nuclei vivi intendo quelle microreti storico politico culturali dei nostri popoli, che si è teso in maniera folle a parcellizzare, aggrava le forme di povertà contemporanea del confine sud. Bene noi possiamo fare una scelta differente. Noi Mediterraneo verso sud siamo altro. Noi siamo per la cooperazione decentrata, formatori che trasmettono ai formati dell’altro confine la loro capacita di conservare il patrimonio dei loro paesi. Noi siamo per l’industria delle relazioni culturali tra popoli.
Prima ancora degli scambi economici dobbiamo scambiarci reciproche conoscenze e lavorare alla cooperazione culturale tra comunità vicine nella storia e nella tradizione del mare nostro.
Sono assolutamente oltre le dinamiche di semplici trasferimenti di risorse economiche secondo il teorema dei costi comparati che guidano lo sfruttamento di territori fratelli. Sono contro le ecobombe industriali di aree bellissime del confine sud.
Rileggo il meridione con la formazione di nuove imprenditorialità tecnologiche, rafforzando il rapido passaggio di informazioni e formando coloro che formeranno.
Dice la Treccani «Mediterraneo mare marginale», un margine appunto tra Europa, Asia occidentale e Nordafrica.
Se oggi Gramsci tornasse a casa ripenserebbe al Sud nella chiave di una modernità ragionata attraverso forme ribaltate dei nuovi colonialismi economici e, lasciatemi dire attraverso, un neoborbonismo in cui i subalterni dell’egemonia culturale dal popolo calabrese a quello nordafricano si elevano attraverso la governance mediterranea e non senza distruggere quelle forme di egemonia culturale che attribuiscono a noi una incapacità di governare anche la nostra appartenenza genetica alla madre di tutte le madri di civiltà.
Il digitale è sociale è uguaglianza, è socialista e solidarizza. Crea economia, economia archeologica, come dice Pietramala.
Formeremo 1.000 digitalizzatori che possano aiutare a mettere in sicurezza il patrimonio culturale del mediterraneo. Lo faremo creando un hub tecnologico non egemone di cultura ma facilitatore di conoscenze integrate e procedure applicative dedicate alla scoperta dei territori e della loro bellezza storico. Un hub nello spirito meridionalista dei neuroni gemelli per cui noi siamo considerati accoglienti e nello spirito della convenzione di Faro che vive nei popoli a cui il mare ha dato un unico grande respiro culturale e rappresenta il diritto per tutti alla conoscenza e alla fruizione del patrimonio culturale nella modalità omerica di Ulisse.

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