NAPOLI «Nuccio Ordine è morto. D’improvviso, non c’è stato saluto. Nulla». È l’incipit del post pubblicato sui social da Roberto Saviano per tributare un ricordo al grande intellettuale ed accademico deceduto ieri a Cosenza. «Vorrei esser credente – scrive Saviano – per ricevere conforto dal credere che a braccia aperte ci sia Giordano Bruno a riceverlo sulla soglia di una distesa, in quei campi elisi che accolgono le anime dei cercatori di luce. Ma non lo sono e tutto è solo un acquerello dipinto dalla mia volontà di superare il buio».
«Non ci rincontreremo – sottolinea Saviano con dolore – non ci rivedremo, non ci ritroveremo in nessun luogo. Eppure resto persuaso che in questa assenza nulla è andato perduto, gli infiniti mondi di Nuccio erano tempesta cognitiva e conoscitiva, vita cavalcata con eros, desiderio di render le Calabrie luogo di studio e non solo d’emigrazione. Coraggio, ambizione, risate, slancio. E cura, cura umana dottissima per gli allievi».
«Nuccio – ricorda Saviano – era Giordano Bruno. Non studiava Bruno, ma era Bruno. Ne assumeva la voce, aveva l’occhio della sua mente e lo insegnava come nessuno al mondo. Si trasformava in asino come l’animale amato da Bruno, resistente, fermo, paziente e ostinato. In Nuccio si incatavano l’esuberanza rumorosa, piccante, incasinata dell’uomo dominato dai sensi e il rigore placido, filo di lama, geometrico, dello scienziato filosofico. Mi mancherai Nuccio, per tutta la vita che non ci daremo e per le ore a parlar di Giordano che non avremo mai, mai più».
«Eppure – conclude nel suo post Saviano – come il nolano bisbiglia “non soffre le angosce della morte colui che è maggiormente commosso dalla visione di un’altra cosa” e la visione di un’altra cosa è la passione continua per la verità e la sua ricerca. Passione praticabile solo nella conoscenza, unica legge d’amore che ci permette di diventare come Giordano indica “messaggeri di verità” e tu lo sei stato mio caro luminoso Nuccio, perduto troppo presto, messaggero di verità».
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