Attendendomi scupolosamente al doveroso rispetto del noto brocardo secondo cui “in claris non fit interpretatio”, con la chiarezza che è nel mio stile, non esito ad esporre il mio modestissimo punto di vista in ordine alla opaca realtà che, da qualche mese, grava perpendicolarmente sul pianeta Reggina Calcio. È innegabile che la proprietà della società amaranto, nel giugno scorso, si sia recata fino a Formentera per indurre Mister Inzaghi ad accettare di allenare la Reggina, stimolato da un contratto triennale che prevedeva (non so se ancora prevede…) la conquista della Serie A nell’arco di tre stagioni.
Ovviamente gli interlocutori reggini conoscevano tutta la pesantissima situazione finanziaria societaria, che non è intervenuta ex post, ma che preesisteva e non ha impedito la stipula del contratto gradito a Pippo Inzaghi.
Le cose cambiano nel mese di gennaio, quando la Reggina, dopo uno straordinario girone di andata, che la vedeva al secondo posto al seguito del Frosinone, interviene una forza frenante che impedisce l’adeguato irrobustimento del team amaranto, secondo le indicazioni del tecnico, le quali sono state totalmente eluse attraverso uno pseudo rafforzamento, nel contesto di una sgusciante campagna soltanto di “superficie”. In quel momento intercetto una “soffiata” (fonte catanzarese), alla quale non ho attribuito il benché minimo credito, secondo la quale il proprietario della società calcistica reggina, il lametino Saladini, avrebbe mutato strategia, prevedendo il serpeggiante disimpegno dalla Reggina Calcio per approdare alle sponde del Catanzaro, già allora pressoché promosso in serie B.
Ovviamente nulla quaestio, ma ritengo che la città e la collettività reggina avrebbero meritato ben altro rispetto, mentre, invece, continuano ad essere turlupinate da chi persegue ben altri traguardi. Se poi, dopo aver conclamato “urbi et orbi” il ricorso a qualsivoglia Giustizia, si aggiunge la rinuncia a perorare la difesa della Reggina innanzi le giurisdizioni federali superiori, per l’annullamento della consistente penalità inflitta, si comincia ad avere un quadro quanto mai chiaro e persuasivo.
Inzaghi si è sentito giustamente tradito, poiché l’esercizio di detta opzione avrebbe precluso la partecipazione ai play-off. Si comprende, quindi, integralmente, il perché della “rabbiosa” gioia espressa dal tecnico reggino al termine dell’incontro vittorioso con l’Ascoli, che, nonostante le tenebrose rinunce sopravvenute, ha garantito all’equipe amaranto la partecipazione alla fase post-regular season, nonostante la penalizzazione inflitta e non impugnata.
Legittima, quindi, la posizione assunta dal responsabile tecnico della Reggina, tutt’altro che orientato e desideroso di andare via, ma che, però, quanto mai opportunamente, insegue la verità su un modus operandi anguillesco e sgusciante “subito” dopo il mese di gennaio. Questo è il mio punto di vista, in ordine al quale mi assumo qualsivoglia responsabilità, ma che avevo il dovere di partecipare alla “regginità”, sperando di essermi totalmente sbagliato.
Concludo manifestando deferentemente a Pippo Inzaghi la mia gratitudine per aver accettato la Reggina e per quel che ha fatto, sia pure muovendosi su un terreno quanto mai infido ed insidioso, e non per fatto allo stesso addebitabile.
Un’ultima considerazione riguarda l’inimitabile compagna di Pippo, signora Robusti, per essersi spesa a favore della collettività reggina e che, a mio sommesso avviso, avrebbe meritato ben altre attenzioni sul versante politico-istituzionale. Grazie Pippo e Signora!
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